In un Parco essenzialmente montano e forestale, privo di importanti
ambienti palustri, le poche specie tipicamente vallive che vi nidificano
sono in sostanza estranee all’ambiente, relegate in alcune zone ai
margini o immediatamente fuori dai suoi confini.
C’è in verità un grande lago, quello di Ridracoli, ma le sue acque
profonde e l’assenza di vegetazione palustre lo rendono inospitale per
queste specie, anche se in passato è stata registrata una
nidificazione sulle sue rive di un Airone cenerino. Presenze occasionali
dei cormorani sono dovute in genere a episodi di svernamento e quelle
eccezionali di un Falco pescatore a brevi soste
migratorie.
In questo quadro negativo, è da registrare l’evento franoso del 2010
presso Corniolo che ha ostruito parzialmente il Bidente creando così un
piccolo specchio lacustre subito occupato da alcune specie
ecologicamente adattabili e poco esigenti.
Si tratta dell’Airone cenerino, della Gallinella d’acqua, del Germano
reale e del Tuffetto.
Il primo nidifica sugli alberi, gli altri su nidi
galleggianti o nelle rive. L’Airone è insediato stabilmente nel laghetto dove nidifica ormai
regolarmente con 1-2 coppie, mentre irregolare è la nidificazione delle
altre tre specie. Questa pronta occupazione dell’Airone è senz’altro
favorita dal fenomeno espansivo che si registra per questa specie in
altri territori collinari romagnoli e ne è conferma la riproduzione
verificata in ambiente fluviale anche presso Poggio di S.Benedetto in
Alpe. In alcuni piccoli laghetti, utilizzati come abbeveratoi per il
bestiame, ai margini fiorentino ed aretino si sono registrati saltuari
episodi riproduttivi di Gallinella, Germano e Tuffetto.
Ardea cinerea
L’Airone
cenerino si è insediato solo recentemente come nidificante nel Parco; ha potuto
sfruttare la formazione di un piccolo ambiente lacustre creato dalla frana che
ha ostruito il corso del Bidente a Poggio Baldi presso Corniolo. Già
nel 2012 e 2013 aironi erano presenti nel laghetto e la riproduzione potrebbe
essersi verificata per la presenza di giovani riscontrata a fine stagione 2013.
Dal 2014 la riproduzione avviene regolarmente con la presenza di 2 coppie: i
giovani involati sono stati 3 nel 2014, 2 nel 2015, 7 nel 2016, 5 nel 2017. Negli
anni i nidi costruiti sono stati 6, tutti sugli abeti secchi all’interno del
laghetto; parte di questi sono crollati col tempo per la caduta degli abeti
stessi. Un
caso isolato di nidificazione è riportato nel 2017 presso Il Poggio di
S.Benedetto in Alpe; in precedenza, nel 2004, la riproduzione era avvenuta su
un albero nella riva del Lago di Ridracoli.
Specie
estiva, rara, a distribuzione molto ristretta; nidificante
irregolare.
Due
i siti frequentati nel periodo della ricerca: nel versante romagnolo
il laghetto formatosi nel corso del Bidente, a seguito della frana di
Poggio Baldi, a 475 m di altitudine; nel versante toscano il laghetto
presso M.Massiccaia, a 850 m di altitudine. Entrambi i siti sono per
un centinaio di metri fuori dai confini del Parco. Nel
primo sito la riproduzione è stata verificata nel 2014 e nel 2015,
nel secondo è stata verificata nel 2015. E’
specie acquatica che nel Parco frequenta zone d’acqua dolce. In
passato (anni ’80 del secolo scorso) era stata riscontrata nei
dintorni della Verna.
Anas platyrhynchos
Specie sedentaria, rara, a distribuzione molto ristretta; nidificante accidentale. Tre i siti frequentati nel periodo della ricerca: nel versante romagnolo il laghetto formatosi nel corso del Bidente, a seguito della frana di Poggio Baldi, a 475 m di altitudine; nel versante toscano un laghetto presso M.Massiccaia a 800 m di altitudine ed un terzo sito presso Moggiona, a 900 m di altitudine. I primi due siti si trovano poco fuori dai confini del Parco. Nel primo sito la riproduzione è stata verificata nel 2016, nel secondo è stata verificata nel 2014, nel terzo è stata ritenuta probabile per la presenza negli anni 2012-14-16. E’ specie acquatica che nel Parco frequenta zone d’acqua dolce.
Tachybaptus ruficollis
Specie estiva, nidificante irregolare. Non inserita nella Ceck-list del 2005. Due i siti frequentati nel periodo della ricerca: nel versante romagnolo il laghetto formatosi nel corso del Bidente, a seguito della frana di Poggio Baldi, a 475 m di altitudine; nel versante toscano il laghetto presso M.Massiccaia, a 850 m di altitudine. Entrambi i siti sono per un centinaio di metri fuori dai confini del Parco. Nel primo laghetto la riproduzione è stata verificata nel 2016 (presenza di un pullo con gli adulti) e nel 2017 con presenza di 7 pulli di 2 covate diverse; nel secondo la riproduzione è stata ritenuta probabile per la presenza negli anni 2012-13-15-16. E’ specie acquatica che nel Parco frequenta zone d’acqua dolce.
Sono gli uccelli degli ambienti aperti, prati, pascoli, radure;
svolgono le loro attività soprattutto a terra, nidificando in genere in
piccole fossette del terreno.
Arcinota è l’Allodola, la regina
delle aree aperte, che canta altissima in cielo; il suo canto insistito,
vario e trillato, ha meritato citazioni illustri: Dante nel Paradiso
“Quale allodoletta che in aere si spazia prima cantando, e poi tace
contenta….” e Carducci “…si leva trillando fin che incontra e perde,
ebbra di gioia, nel sole”. Purtroppo il canto è sempre più raro da
sentire a causa di un grave declino generale della specie che interessa
anche il Parco dove sono pochi ormai i siti frequentati regolarmente e
tra questi la Burraia e S.Paolo in Alpe.
Ben diversa la situazione del suo sostituto ecologico, la Tottavilla,
che può dirsi l’Allodola della montagna, diffusa in tutti i prati, i
pascoli; il suo canto è più modesto e ripetitivo con alcune note
flautate “ti tli ti tli” che ne hanno determinato il nome onomatopeico.
Nelle radure dei boschi può trovarsi il Prispolone, più arboricolo,
dal caratteristico volo territoriale canoro emesso da un posatoio sugli
alberi o mentre scende a terra.
Raro il Calandro che frequenta ambienti aperti più aridi, dal canto
molto semplice, di poche note “cir li cir li” emesse durante il volo
canoro caratteristico concluso con una discesa a paracadute fino a
terra.
Diversa l’ecologia delle due ballerine, bianca e gialla, anch’esse
legate agli ambienti aperti, ma con presenza spesso determinante
dell’acqua. Sono dotate di una coda lunga, mossa continuamente dall’alto
in basso, movimento che ne ha determinato il nome italiano. La gialla è più
strettamente legata ai corsi d’acqua dove trascorre gran parte della
sua vita; più legata ad ambienti antropici rurali, più facilmente presso
allevamenti di bestiame, la bianca; entrambe nidificano in anfratti
naturali o artificiali come muretti, ponti; entrambe emettono note di
contatto “tsit” ripetute alcune volte, mentre è raro sentirne il canto,
una semplice ripetizione di note metalliche. Infine il Merlo acquaiolo, ampiamente diffuso nei tratti montani dei
torrenti, è il palombaro alato, un sub che cammina e nuota sott’acqua
alla ricerca degli invertebrati dei quali si ciba. Costruisce il suo
nido sempre presso le acque correnti, nelle rocce, nei muretti, nei
ponti, anche dietro cascatelle.
Specie estiva. La distribuzione attuale appare ristretta, molto ridotta rispetto a quella dei decenni scorsi. Attualmente sono solo due i siti nei quali la nidificazione risulta regolare, con presenza di alcune coppie; si tratta dei pascoli di S.Paolo in Alpe e delle praterie culminali della Burraia; poche altre le presenze, spesso irregolari, sono state segnalate nei prati-pascoli di Poggio Fabbreria, Pian di Castagno, M.Massiccaia, presso Montelleri e Vall’olmo. La popolazione complessiva può essere meno di 10 coppie. Ben diversa questa situazione rispetto al passato, quando molte zone toscane (in particolare presso La verna) erano occupate diffusamente da questa specie, zone oggi abbandonate a causa di un generale declino, non solo locale; dopo gli evidenti segni di calo registrati già alla fine del secolo scorso, la specie ha subito un vero e proprio tracollo con rischio di totale scomparsa negli ultimi anni. E’ tipicamente legata a vasti ambienti di prateria.
Motacilla alba
Specie estiva e parzialmente sedentaria, ampiamente distribuita sul territorio del Parco, con esclusione delle formazioni forestali fitte. La distribuzione altitudinale va dai fondivalle più bassi (intorno ai 500 m.) al massimo dei 1400-1500 m. del crinale alla Burraia. Il trend della popolazione appare in declino moderato come riscontrato nella porzione aretina del Parco nel ventennio 1992-2011. Frequenta corsi d’acqua, centri abitati, aree aperte come pascoli e prati.
Motacilla cinerea
Specie estiva e parzialmente sedentaria, tipicamente legata ai corsi d’acqua con alvei rocciosi o ghiaiosi; ampiamente distribuita sul territorio è stata riscontrata in metà delle celle del reticolo; la copertura appare più ampia ed omogenea nel versante toscano, in particolare nelle Foreste Casentinesi. La distribuzione altitudinale va dai fondivalle più bassi alle massime altitudini. Il trend della popolazione è considerato stabile nella porzione aretina del Parco nel ventennio 1992-2011.
Anthus campestris
Specie estiva, nidificante rara e irregolare, molto localizzata nel Parco. Solo 5 i siti utilizzati nel periodo dell’indagine, 4 dei quali nel versante romagnolo; di questi solo la cava di arenaria di Cà della Via, presso S.Benedetto in Alpe, appare frequentato con regolarità, sito peraltro situato ai confini del Parco. Gli altri siti sono al M.Prato Andreaccio, Poggio Bini, S.Paolo in Alpe e Vitareta (nel versante toscano). I pascoli di S.Paolo rappresentano un sito storico in quanto utilizzati con una certa regolarità dal 1988 al 2013, anno dell’ultima osservazione; altri siti storici (Pian di Visi, Lavacchio, Maestà di Montalto, Frassineta, dintorni della Verna), occupati saltuariamente nei decenni scorsi, risultano oggi abbandonati. L’habitat riproduttivo è costituito da ambienti aperti xerotermici, spesso su substrato roccioso, con scarsa vegetazione di tipo steppico (pascoli magri, garighe, pietraie).n Si tratta di una specie da considerare altamente minacciata per l’esiguità della popolazione.
Cinclus cinclus
Specie sedentaria, rara, a distribuzione ristretta. La sua specializzazione nell’alimentarsi in acque limpide e correnti ne limita la presenza all’alto corso dei torrenti montani. Evidente la maggiore diffusione nei torrenti del versante toscano, con l’areale che mostra una certa continuità, rispetto a quelli romagnoli dove l’areale appare più discontinuo.
Anthus trivialis
Specie estiva, scarsa, la cui distribuzione segue quella delle zone aperte di altitudine. L’habitat è infatti quello delle praterie montane, delle radure e dei margini dei boschi, col limite altitudinale inferiore posto attorno agli 800 m. Gran parte delle segnalazioni sono distribuite prevalentemente lungo il crinale appenninico, dal M.Falterona al Passo dei Mandrioli, concentrate in particolare nelle radure intorno alla Burraia, a Poggio Scali, tra la Scossa e Giogo Seccheta, a Prato al Soglio, a Prato alla Penna. Altre importanti concentrazioni nel settore toscano sono tra il Falterona e Montelleri, al Giogarello, alla Verna. In evidente diminuzione nel versante aretino già a fine ‘900 ha subito poi un forte declino che ha determinato una diminuzione annua del 9,1% della popolazione nel ventennio 1992-2011; analoga probabilmente la situazione nel versante forlivese; va ricordato al riguardo che in tutto l’Appennino forlivese si è registrata la diminuzione del 68% della popolazione nel decennio dal 1995-97 al 2004-06.
Lullula arborea
Specie estiva, comune, ad ampia distribuzione. E’ tipica delle zone collinari e montane dove frequenta gli ambienti aperti, anche di piccole dimensioni, a vegetazione erbacea bassa, con macchie arboree sparse: prati e pascoli, incolti, radure nei boschi. Distribuita a tutte le altitudini disponibili, prevalentemente tra 600 e 1000 m, fino ai 1500 m delle Fontanelle. Il monitoraggio ornitologico ventennale (1992-2011) nel versante aretino indica una fase di incremento moderato per la popolazione.
Poecile palustris
Specie sedentaria, comune, riscontrata in tutte le celle. E’ strettamente forestale e trova l’habitat ottimale in castagneti da frutto, in boschi di latifoglie, misti, fluviali. Distribuita a tutte le altitudini del Parco. Il trend della popolazione ha registrato un incremento moderato nella porzione aretina del Parco nel ventennio 1992-2011.
Lophophanes cristatus
Specie sedentaria, di recente insediamento nel Parco. La prima osservazione è del 18/6/2008 in una pineta presso Sambuchelli (Stia); da allora si è verificata un’espansione che ha interessato prima il versante toscano e successivamente anche quello romagnolo. Si tratta di una specie alpina che ha colonizzato progressivamente tutto l’Appennino settentrionale dalla Liguria verso Est nel corso degli ultimi decenni fino a raggiungere solo recentemente il Casentino e la Romagna. Localmente il fenomeno appare di grande intensità, tale da interessare in pochi anni già oltre un quarto del territorio. L’habitat è rappresentato dai boschi di conifere, in particolare le pinete, mentre vengono evitate in genere le formazioni forestali più fitte.
Parus major
Specie sedentaria, molto comune, distribuita in pratica su tutto il territorio, con una sola cella scoperta. E’ nidificante in un’ampia gamma di ambienti alberati: boschi radi di latifoglie e misti, parchi urbani, zone rurali; rara nei boschi montani di conifere. Più frequente ad altitudini basse e medie, ma può raggiungere anche quote del crinale. Il trend della popolazione è considerato stabile nella porzione aretina del Parco nel ventennio 1992-2011.
Periparus ater
Specie sedentaria, molto comune, distribuita in pratica su tutto il territorio; sono solo 5 le celle scoperte. E’ strettamente forestale e trova l’habitat ottimale in tutti i boschi con conifere, più frequentemente ad altitudini elevate, fino ai 1600 del M.Falco. Il trend della popolazione ha registrato un incremento moderato nella porzione aretina del Parco nel ventennio 1992-2011.
Cyanistes caeruleusr
Specie sedentaria, comune, distribuita in pratica su tutto il territorio, con solo 2 celle scoperte. Come la Cinciallegra nidifica in un’ampia gamma di ambienti alberati: boschi radi di latifoglie e misti, boschi fluviali, parchi urbani, zone rurali; rara nei boschi montani di conifere. Più frequente ad altitudini basse e medie, ma può raggiungere anche quote del crinale. Il trend della popolazione è considerato in moderato aumento nella porzione aretina del Parco nel ventennio 1992-2011.
Aegithalos caudatus
Specie sedentaria, ad ampia distribuzione, riscontrata in 2/3 delle celle del Parco. L’ambiente riproduttivo è costituito da boschi radi di varia natura ricchi di sottobosco, da ambienti di macchia alta, da ambienti ecotonali, più frequentemente sotto i 1000 m di altitudine; la fascia di crinale risulta infatti disertata. Il trend della popolazione è considerato di incremento moderato nella porzione aretina del Parco nel ventennio 1992-2011.
Columba palumbus
Specie estiva, comune, distribuita in tutto il territorio del Parco, con una sola cella scoperta. In forte incremento ovunque, come risulta in particolare nel versante aretino nel ventennio 1992-2011; l’espansione rientra in un generale fenomeno di grande portata che interessa anche tutto il territorio nazionale. L’ambiente riproduttivo è costituito dagli ambienti forestali, rimboschimenti di conifere, boschi fluviali; presente fino alle altitudini più elevate.
Cuculus canorus
Specie estiva, comune, distribuita in pratica in tutto il territorio del Parco, non riscontrata solo in 3 celle dove la presenza può forse essere sfuggita. E’ specie ubiquitaria, presente in una grande varietà di ambienti: zone boscate, cespuglieti, incolti, pascoli, coltivi cespugliati ed alberati. Riscontrata a tutte le altitudini, fino a quelle più alte del crinale. Il trend appare stabile, come risulta in particolare nel versante aretino nel ventennio 1992-2011.
Streptopelia decaocto
Specie sedentaria, rara, a distribuzione ristretta e frammentaria, circoscritta alle zone urbane a causa della sua spiccata antropofilia. Oltre ai centri abitati può nidificare anche in giardini di case isolate. Non è citata nella check-list del 200; il suo insediamento è quindi recente, in particolare nel versante romagnolo dove ha occupato zone abitate di S.Benedetto in Alpe e di Ridracoli e case isolate (Giumella). Nel versante toscano gli insediamenti sono soprattutto ai margini del Parco, presso Chiusi della Verna, Lierna, Corezzo, Papiano.
Streptopelia turtur
Specie estiva, scarsa, a distribuzione ristretta e frammentaria, più comune nel versante toscano. Legata alla presenza degli alberi, frequenta soprattutto zone coltivate con presenza di siepi e alberi, zone boscate aperte e soleggiate, boschi ripariali; la distribuzione altitudinale va dal minimo di 500 m ai 1000 m presso la Verna e al Monte della Fratta. Il monitoraggio ventennale (1992-2011) nel versante aretino indica una fase di incremento moderato per la popolazione.
Lanius collurio
Specie estiva, frequenta ambienti aperti naturali (prati-pascoli, incolti) o coltivi tradizionali; è legata alla presenza di siepi o cespugli spinosi (biancospini, prugnoli, rose). Nel Parco mostra una distribuzione frammentaria, più continua nel versante romagnolo in corrispondenza dei pascoli più estesi, in particolare nei territori di Premilcuore (Pian di Rocchi, Pian di Visi, Valbiancana, Bucine-Campore) e di S.Benedetto in Alpe (Campo del Fango, Pian d’Astura); altri siti regolari si trovano a S.Paolo in Alpe (S.Sofia) e a Romiceto (Bagno di R.). Più frammentaria la distribuzione nel versante toscano dove sono frequentate soprattutto zone con attività agricole e zootecniche, poste in gran parte ai limiti meridionali del Parco. Assente in tutto il complesso delle Foreste Casentinesi. L’Averla piccola è portata spesso ad emblema delle situazioni critiche che caratterizzano buona parte degli uccelli di ambiente aperto a livello italiano ed europeo; nel Parco tuttavia la situazione sembra meno grave; in particolare nel settore aretino il declino è considerato moderato nel ventennio 1992-2011, con un andamento variabile ed incerto per le forti oscillazioni interannuali. Anche l’areale non sembra aver subito sostanziali modificazioni. Non è del resto mai stata comune nel Parco, con una popolazione certamente inferiore rispetto alle possibilità ambientali.
Corvus cornix
Specie sedentaria, comune, ad ampia distribuzione. Molto versatile ecologicamente, frequenta una grande varietà di ambienti con la presenza vincolante di alberi sparsi utilizzati per la collocazione del nido: principalmente coltivi e pascoli alberati, boschi fluviali, zone urbane; evita i grandi complessi forestali, come evidenziato dalla cartina distributiva. Nel versante aretino il trend indica un incremento moderato nel ventennio 1992-2011.
Corvus corax
Specie sedentaria, di recente insediamento nel Parco, la cui nidificazione non è stata ancora comprovata. Tuttavia la sua riproduzione può essere considerata possibile, sulla base delle ripetute osservazioni di individui riscontrate a partire dal 2015, prima nel versante toscano e, dal 2016, anche in quello romagnolo. Nel settore aretino i contatti sono avvenuti presso Moggiona, Corezzo, Montanino, Vall’Olmo, La verna; in quello forlivese ripetuti contatti sono avvenuti alla parete rocciosa di Poggio Baldi presso Corniolo. Le presenti osservazioni rientrano in una fase espansiva che ha portato la specie ad occupare siti dell’Appennino settentrionale a partire dalle province occidentali fino al Bolognese e successivamente alla Romagna; una coppia infatti nidifica regolarmente dal 2014 in una parete rocciosa ai confini tra le province di Forlì-Cesena e Rimini. La mappa riporta le celle nelle quali sono avvenute le osservazioni.
Pica pica
Specie sedentaria, rara, a distribuzione ristretta. Più localizzata nel versante romagnolo con 3 siti riscontrati presso Corniolo-Ridracoli e S.Benedetto in Alpe; più diffusa in quello toscano con vari siti nelle zone di Moggiona-Lierna-Serravalle-Badia Prataglia-Rimbocchi e Verna. Frequenta zone aperte a basse e medie altitudini: coltivi con alberature sparse, filari alberati, siepi, dintorni degli ambienti urbani. La specie è in forte incremento in tutto il territorio, in particolare nel versante aretino sulla base del trend nel ventennio 1992-2011.
Garrulus glandarius
Specie sedentaria, molto comune, la cui distribuzione interessa tutto il Parco, con solo 3 celle scoperte. Frequenta boschi di ogni genere, sia compatti, sia radi: latifoglie, conifere, misti, fluviali, parchi. Il trend della popolazione appare stabile come riscontrato nella porzione aretina del Parco nel ventennio 1992-2011.
Corvus monedula
Specie sedentaria, di abitudini gregarie, molto rara. Nel corso dell’indagine è stato riscontrato un solo sito riproduttivo; ha nidificato nelle cavità di un ponte stradale presso i Piani di Castel dell’Alpe, a 650 m di altitudine. Si tratta di un sito utilizzato saltuariamente negli anni 2006-2009-2010-2013-2016; un altro ponte, sempre sulla strada a monte di questo, in località Tramiti, è stato utilizzato nel 1999. Dati storici di piccole e isolate colonie riproduttive (Ridracoli, Moggiona) non sono stati confermati. La Taccola appare quindi come di presenza marginale nel Parco.
Carduelis carduelis
Specie parzialmente sedentaria, comune, ampiamente distribuita, riscontrata in metà delle celle del Parco. Nidifica in zone urbane, parchi e giardini, coltivi e pascoli alberati, ed evita l’ambiente forestale; la distribuzione altitudinale raggiunge i 1000-1100 m (Campigna). Il trend della popolazione appare in declino moderato come riscontrato nella porzione aretina del Parco nel ventennio 1992-2011.
Pyrrula pyrrula
Specie sedentaria comune, ad ampia distribuzione, riscontrata in 2/3 delle celle del Parco. L’ambiente riproduttivo è costituito dalle formazioni forestali montane, più frequentemente oltre gli 800 m di altitudine. Il trend della popolazione è considerato in forte declino nella porzione aretina del Parco nel ventennio 1992-2011.
Loxia curvirostra
Specie invasiva, rara, tipica delle foreste montane di conifere. La presenza del Crociere nel Parco può avvenire in maniera sporadica a causa del suo comportamento erratico che lo porta a compiere invasioni dai cicli estremamente irregolari. Nel periodo dell’indagine la specie è stata riscontrata più frequentemente nel versante toscano, in particolare intorno a Moggiona e a Camaldoli e alla Verna; due le osservazioni nel versante romagnolo: a Campigna e a Valpisella. In quest’ultima località la nidificazione è stata accertata con l’osservazione di trasporto del materiale per la costruzione del nido. Accertamenti storici della riproduzione risalgono al 2000 con costruzione del nido su Abete bianco a Fonte Murata e, ai margini del Parco, nel 1995 presso Bibbiena.
Carduelis cannabina
Specie estiva, rara, riscontrata in un quarto delle celle del Parco; localizzata in zone aperte (prati e pascoli con rada copertura arbustiva, in particolare di Ginepro) più comunemente nel versante romagnolo, dove è presente fino ai 1000 m di altitudine. Evita le formazioni forestali, ciò che giustifica l’assenza in gran parte delle Foreste Casentinesi. Nel versante aretino la popolazione è risultata stabile nel ventennio 1992-2011.
Fringilla coelebs
Specie parzialmente sedentaria, molto comune, distribuita in tutto il territorio del Parco. Frequenta zone boscate di ogni genere: complessi forestali, rimboschimenti, parchi urbani, giardini, a tutte le altitudini disponibili. Nel versante aretino la popolazione è risultata in aumento moderato nel ventennio 1992-2011.
Coccothraustes coccothraustes
Specie estiva, rara, nidificante accidentale, a distribuzione molto ristretta. I dati segnalati si riferiscono a nidificazioni probabili, non essendo state raccolte prove certe della riproduzione. Due sono relativi al versante romagnolo, presso Ridracoli e Poggio della Bertesca, cinque a quello toscano presso la Burraia, Poggio Castellaccio, Vall’Olmo, Moggiona e Corezzo. Tre segnalazioni pregresse nel versante toscano sono riportate per la fine del secolo scorso e l’inizio di quello attuale. Le osservazioni appaiono sporadiche e verosimilmente dovute a presenze occasionali; va ricordato tuttavia che si tratta di una specie di difficile rinvenimento per cui può essere facilmente sottostimata. L’ambiente frequentato è quello dei boschi di latifoglie, degli arbusteti o dei frutteti tradizionali.
Carduelis chloris
Specie estiva e parzialmente sedentaria, comune, ad ampia distribuzione. Frequenta zone boscate aperte, di preferenza presso centri abitati: parchi urbani, giardini e viali alberati, coltivi tradizionali, prati e pascoli; evita le formazioni estese e compatte, utilizzandone le zone di margine e le radure. Presente a tutte le altitudini fino ai massimi di 1200-1300 m presso il crinale appenninico. Il trend della popolazione ha registrato un declino moderato nella porzione aretina del Parco nel ventennio 1992-2011.
Serinus serinus
Specie estiva, comune, ad ampia distribuzione; l’areale è più continuo nel versante toscano, frammentario in quello romagnolo. Frequenta zone alberate aperte, di preferenza presso centri abitati con presenza di piante ornamentali di conifere: parchi urbani, giardini e viali, coltivi tradizionali; nell’ambiente naturale utilizza spazi aperti alberati e cespugliati, evitando le formazioni estese e compatte. Presente a tutte le altitudini, più comunemente sotto i 900 m, fino al massimo di 1400 m presso il M.Falco. Il trend della popolazione ha registrato un declino moderato nella porzione aretina del Parco nel ventennio 1992-2011.
Phasianus colchicus
Specie sedentaria, a distribuzione ristretta, localizzata nelle zone aperte e nei coltivi ai margini del Parco, più comune nel versante toscano. L’ambiente è costituito da incolti e zone coltivate, fino ad altitudini intorno ai 1000 m. La presenza è condizionata dalle immissioni a scopo venatorio nelle aree adiacenti al Parco.
Coturnix coturnix
Specie estiva, rara, nidificante accidentale, la cui comparsa è influenzata dalle notevoli fluttuazioni annuali che caratterizzano questa specie. Queste fluttuazioni sono ben evidenti nell’archivio storico locale che indica presenze notevoli anni 1987, 1997, 1999, 2002 e, in particolare 2005 anno di presenze molto elevate anche nelle province romagnole; per contro, in molti anni la specie non è comparsa affatto. Era riscontrata più frequentemente nel versante toscano, nell’area di Chiusi della Verna e dintorni; zone queste interessate particolarmente dalle presenze negli anni di abbondanza ricordati sopra; gli altri siti toscani erano tra Lierna, Moggiona e Lonnano, e tra Frassineta e Rimbocchi. Le segnalazioni sono però ferme al 2006. Poche le osservazioni storiche romagnole, limitate al settore settentrionale; più frequenti nei pascoli lungo il Fosso di Fiumicello (Pian di Visi, Val di Sparviera, Valbiancana). Nel periodo dell’indagine è stata riscontrata 4 volte, solo nel versante romagnolo: nel 2012 alla Burraia e a Pian del Grado, nel 2015 in due località presso S.Benedetto in Alpe.
Strix aluco
Rapace notturno sedentario, molto comune, distribuito in pratica su tutto il territorio del Parco. Nidifica in ogni ambiente boschivo maturo: grandi foreste di conifere e latifoglie, castagneti, boschi collinari, boschi fluviali, parchi; raro o assente laddove manchino cavità adatte alla deposizione delle uova, in particolare nelle formazioni giovani e nei boschi cedui. Presente a tutte le altitudini disponibili, dai fondivalle al crinale appenninico. La popolazione locale è probabilmente stabile, non minacciata da particolari elementi di minaccia.
Tyto alba
Rapace notturno, sedentario, estremamente raro e localizzato nel Parco, nidificante in zone rurali di bassa e media collina. Assente nel versante romagnolo, è stato riscontrato in 4 siti aretini, in parte ai limiti meridionali dell’areale: zone di Vall’Olmo, Chiusi della verna, Lierna, Freggina. Esistono alcuni dati storici degli anni ’90 del secolo scorso sempre relativi a zone di margine nel settore aretino.
Athene noctua
Specie notturna sedentaria, rara ed irregolare, a distribuzione molto ristretta. Riscontrata solo in 3 siti: a Fiumicello nel versante romagnolo, e (ai confini del Parco) a Freggina e Rimbocchi in quello toscano. Frequenta principalmente zone rurali, parchi, ambienti aperti alberati. Le segnalazioni erano più frequenti nei decenni di fine secolo scorso e ad inizio secolo attuale, circostanza che potrebbe indicare un declino della specie; molti di quei siti storici non sono stati infatti confermati; è da considerare tuttavia, come per altre specie notturne, un’eventuale carenza di informazioni.
Asio otus
Rapace notturno estivo, raro, a distribuzione molto ristretta, riscontrato in 3 sole celle. I siti di probabile nidificazione si trovano nel versante romagnolo presso Corniolo e a Pian di Visi, nel versante toscano presso Lierna; le altitudini vanno dai 500 ai 900 metri. L’habitat riproduttivo è costituito da zone aperte alberate, coltivi con filari, centri rurali.
Bubo bubo
Rapace notturno sedentario, nidificante regolare, raro nel Parco, presente solo nel versante romagnolo. Nel corso dell’indagine sono state rilevate due coppie in due siti diversi. La prima ha utilizzato due celle diverse nelle montagne di Corniolo; presente dal 1997 al 2004, poi scomparsa, poi ritrovata a partire dal 2012; nel 2014 la riproduzione è stata accertata con l’osservazione della femmina e di 2 giovani involati. Nel secondo sito, nei monti tra Corniolo e Campigna, indizi della presenza del Gufo reale sono stati rilevati saltuariamente negli anni 2002 e 2006; successivamente la presenza di un maschio è stata riscontrata con regolarità a partire dal 2009; nel 2016 è stata accertata la presenza della coppia. Un altro sito, presso Premilcuore, utilizzato con regolarità dal 2000 al 2011, con riscontro di giovani involati negli anni 2000/02/06/08, è poi stato abbandonato; nel corso dell’indagine non ci sono stati contatti. Nel quadro della situazione estremamente critica della specie nel versante emiliano-romagnolo dell’Appennino ed anche in quello toscano, dove il Gufo reale sembra già estinto, le presenze all’interno del Parco assumono una notevole importanza biogeografica.
Caprimulgus europaeus
Specie notturna estiva, scarsa, a distribuzione ristretta e frammentata. Va tuttavia considerato che le abitudini crepuscolari e notturne possano averne talora resa sottostimata la presenza. Frequenta un’ampia varietà di ambienti con presenze arboree sparse, spesso in aree secche: radure e margini boschivi, prati e pascoli arborati, campagne coltivate, margini di arbusteti; evita le grandi formazioni forestali e le altitudini oltre i 1100 m, restando così preclusa tutta la fascia di crinale. Non si hanno elementi sufficienti per valutare lo status locale del Succiacapre che, in via ipotetica, può considerarsi stabile.
Sitta europaea
Specie sedentaria, comune, presente in tutto il territorio del Parco. Legata alla presenza di alberi maturi, frequenta i boschi maturi di latifoglie e misti, i castagneti, i parchi, i giardini; la distribuzione altitudinale interessa tutte le fasce dai fondivalle al crinale appenninico. Il trend della popolazione è di incremento moderato nella porzione aretina del Parco nel ventennio 1992-2011.
Certhia familiaris
Specie sedentaria, comune nell’ambiente adatto, distribuito con continuità nelle Foreste Demaniali Casentinesi con un nucleo isolato nella Foresta della Verna. L’ambiente adatto è quello delle foreste montane mature di conifere; più frequentate le abetine, meno l’abieti-faggeta. Uno studio sulla nicchia spaziale della specie ha rilevato che, nell’ambito delle abetine pure, vengono preferite le fustaie mature, ed evitate del tutto i popolamenti giovani (diametro del fusto sotto i 23 cm); meno frequente la presenza anche nei popolamenti stramaturi. Il monitoraggio ornitologico annuale nel settore aretino indica un forte incremento della popolazione con un aumento pari al 7,6% annuo nel ventennio 1992-2011; la tendenza appare regolare e lineare, senza mostrare di tendere a stabilizzarsi. Pur in assenza di apposite indagini, è verosimile che la tendenza sia tale anche nel settore forlivese. L’aumento demografico sta portando ad un ampliamento della nicchia; nel versante toscano infatti la specie non appare più limitata alle abetine, ma si rinviene ormai regolarmente anche in faggeta e in impianti di altre conifere (douglasia). Sconosciuta storicamente nelle zone del Parco, è’ stata trovata per la prima volta nelle Foreste Casentinesi a metà degli anni ’80, sia nel versante romagnolo, sia in quello toscano. La popolazione del Parco riveste particolare valore biogeografico in quanto nucleo isolato dagli altri siti dell’Appennino.
Certhia brachydactyla
Specie sedentaria, comune, a distribuzione molto ampia; solo 10 celle sono scoperte. L’ambiente adatto è quello dei boschi maturi di ogni tipo: latifoglie, abieti-faggete, castagneti, cerrete, cedui invecchiati, filari fluviali, parchi urbani. Come per l’affine Rampichino alpestre ed altre specie forestali, il trend è molto positivo: il monitoraggio ornitologico annuale nel settore aretino indica un forte incremento della popolazione con un aumento pari al 7,2% annuo nel ventennio 1992-2011.
Difficile non emozionarsi fissando il volo di un grande rapace che volteggia nel cielo, senza un battito d'ali, e all'improvviso osservarlo scivolare nel silenzio della foresta dietro un crinale.
Il Parco con i suoi molteplici ambienti naturali e soprattutto le straordinarie "Foreste Casentinesi" sono l'ambiente di vita e riproduzione di 10 specie di rapaci. Si passa dalla grande Aquila reale, con una apertura alare di oltre 2 metri, al piccolo Gheppio, che di apertura ha appena poco più di 70 cm, al Falco pecchiaiolo, specializzato a nutrirsi di vespe e calabroni, all'Albanella minore, che presenta uno spiccato dimorfismo tra maschio (grigio) e femmina (marrone) e che, come il Falco pecchiaiolo, in inverno raggiunge i territori dell'Africa transahariana. E ancora il Biancone o Aquila dei serpenti, che sempre più spesso viene osservata nel territorio del Parco, e due rapaci specializzati nella caccia in Foresta: lo Sparviere e il grande Astore, per il quale il Parco è uno dei più importanti siti riproduttivi regionali. Anche il Falco pellegrino, vero portento del cielo, famoso per le sue picchiate insuperabili ad oltre 200 km orari, e l'elegante Lodolaio, il falco dai “calzoncini rossi", volatore acrobatico che compete con rondini e rondoni nella maestria del volo, ed infine la più comune e ubiquitaria Poiana.
E' qui possibile consultare le mappe di distribuzione delle dieci
specie di rapaci presenti e nidificanti nel Parco Nazionale.
Circus pygargus
Specie estiva; recentemente è stata verificata, per la prima volta, la nidificazione all’interno del Parco; il 12/7/14 un pullus uscito dal nido e ancora incapace di volare è stato trovato presso Pian del Grado. In precedenza erano indicate solo eventualità di nidificazione nel Parco o in aree adiacenti: due, di vecchia data (1986, 1992), ricadono in un periodo nel quale la nidificazione era ritenuta verosimile nell’area della Verna e del Passo di Croce a Mori; un’altra eventualità recente (2014) riguarda il versante romagnolo, a Ciortino presso S.Benedetto in Alpe. In ambienti collinari o montani, l’Albanella minore frequenta zone aperte con diffusa vegetazione erbacea e rade formazioni cespugliose: incolti, ginestreti, prati-pascoli cespugliati, campi di seminativi.
Aquila chrysaetos
La presenza dell’Aquila reale nel Parco è nota storicamente; una coppia si trova nel versante romagnolo dove viene monitorata regolarmente dal 1993. Dal 1993 al 1999 ha nidificato in un nido su roccia a 900 m slm; successivamente ha costruito nidi su alberi (almeno 4 quelli riscontrati) tutti in versanti esposti a Nord con copertura forestale fitta, su grandi abeti bianchi. A tutt’oggi il nido su roccia è stato utilizzato 10 volte con involo di 8 giovani; la nidificazione su abete è stata riscontrata direttamente 7 volte e in altre 3 occasioni è ritenuta probabile; sugli abeti l’involo è stato di 5 giovani. L’involo di 2 giovani si è verificato nel 1993 (roccia) e si è ripetuto dopo 24 anni nel 2016 (abete). Nel periodo dell’indagine (2012-17) si sono riscontrati due episodi riproduttivi. Il primo nel 2012 con l’osservazione di un adulto in cova nel nido storico sulla roccia nella Foresta della Lama, cova che non è tuttavia andata poi a buon fine. Il secondo, con utilizzo di un nido su abete all’interno di Sasso Fratino, ha portato nel 2016 all’involo di due giovani, per i quali si è registrato l’eccezionale ritardo dell’involo tra i due fratelli: il primo a metà luglio, l’altro a metà agosto, con circa un mese di differenza; lo stesso nido era stato frequentato dalla coppia in precedenza, nel 2014 e 2015, senza però deposizione di uova. Nel 2017 non si sono riscontrate attività riproduttive; la coppia storica, presente nel sito di anno scorso, non ha nidificato; è stata riscontrata la presenza di un’altra coppia formata da un maschio adulto e una femmina subadulta che frequenta con regolarità una nuova zona e che potrebbe essere atta a riprodurre l’anno prossimo.
Accipiter gentilis
Tipico rapace di ambiente forestale, è presente e sedentario nel Parco in gran parte dei complessi forestali di più ampia estensione, elevata maturità, con prevalenza di conifere. La maggior parte delle segnalazioni ricade dentro le Foreste Demaniali Casentinesi: foreste di Campigna, della Lama, di Badia Prataglia, di Camaldoli, Sasso Fratino. Presenze isolate in altri grandi complessi forestali, con alcune presenze anche in formazioni marginali di estensione più ridotta. La nidificazione nel Parco è stata accertata per la prima volta nell’anno 2000; ad oggi sono stati riscontrati 13 nidi, alcuni utilizzati più volte, tutti su conifere, nessuno su latifoglie. La popolazione appare in fase di espansione; stimata in 10-12 coppie nel 2009 può essere valutata oggi intorno alle 18-20 coppie.
Circaetus gallicus
Specie estiva la cui nidificazione nel Parco non è stata ancora comprovata. Tuttavia la sua riproduzione può essere considerata possibile, sulla base di recenti osservazioni di individui in atteggiamenti apparentemente territoriali: 28/5/16 tre individui in volo assieme con richiami tra di loro, presso Cima Colletta; 19/7/16 due individui assieme in località vicina alla precedente, probabilmente dello stesso gruppo; 8/7/16 due individui in volo assieme, sempre con richiami, presso Pian di Castagno. Altre osservazioni di individui isolati in periodo riproduttivo non sono state considerate, in quanto attribuibili verosimilmente a giovani erratici, non ancora atti alla riproduzione. La mappa riporta le celle nelle quali sono avvenute le osservazioni. Frequenta ambienti aperti (pascoli, arbusteti, coltivi) per l’attività di caccia, mentre nidifica in ambienti boschivi.
Pernis apivorus
Rapace estivo, a distribuzione ristretta, localizzato. L’esatta consistenza e distribuzione della popolazione è resa difficile dal comportamento elusivo della specie e dalla possibile presenza sul territorio di individui estivanti non impegnati in attività riproduttive. La mappa distributiva è basata pertanto essenzialmente su indicazioni di probabili nidificazioni, essendo rari i casi di accertamento della riproduzione, riscontrati solo in due occasioni: nel 2014 a Poggio Cavallaro (adulto e giovane involato) e nel 2015 al Fosso Campo alla sega (gruppo familiare). Frequenta ambienti boschivi per l’attività riproduttiva e zone aperte confinanti per l’attività trofica.
Falco peregrinus
Rapace sedentario, presente in 6 siti riproduttivi, tutti in pareti rocciose, 5 dei quali nel versante romagnolo. Due siti sono frequentati con regolarità: nel territorio di Ridracoli dal 1995 (dove è stato riscontrato il primo caso riproduttivo) nella vallata del Montone dal 2001; un altro sito, sempre nella vallata del Montone, è stato utilizzato nel 2014-15; in altri due siti, nelle vallate del Bidente di Corniolo e del Rabbi, la riproduzione deve considerarsi probabile per la presenza, riscontrata più volte, della coppia. Il sito toscano, a monte di Stia, è risultato frequentato nel 2016. La specie è in aumento nel Parco, fenomeno che rientra nella generale fase di espansione in atto a livello nazionale.
Falco tinnunculus
Rapace sedentario, raro, a distribuzione ristretta; localizzato in pochi siti, più diffuso nel versante romagnolo. Accertamenti della riproduzione sono riportati presso S.Benedetto in Alpe, a Val di Sparviera, a Campore, nel manufatto della Diga di Ridracoli, dove una coppia nidifica con regolarità dall’anno 2000. Nel versante toscano alcuni siti di probabile nidificazione si trovano presso Moggiona, alla Verna e in Val della Meta. Nel Parco nidifica quasi esclusivamente in ruderi, mentre non sembrano utilizzate le naturali pareti rocciose; per la caccia frequenta ambienti aperti come pascoli, coltivi, arbusteti. La popolazione del Parco può esser stimata in 10-12 coppie.
Falco subbuteo
Rapace estivo, raro, a distribuzione ristretta e frammentaria. Le informazioni del recente passato che davano la specie come molto rara e di nidificazione irregolare vanno oggi riviste per una più puntuale ricerca sul territorio e per una fase di espansione che riguarda anche territori limitrofi. L’ambiente frequentato è quello delle zone a mosaico con alternanze di aree aperte e boschi di varia tipologia, soprattutto di latifoglie.
Buteo buteo
Rapace sedentario, comune, ad ampia distribuzione, contattato in 2/3 delle celle, ciò che ne rende il rapace più diffuso nel Parco. L’habitat riproduttivo comprende ambienti diversificati con alternanza di zone boscate, (anche di piccole dimensioni, soprattutto di latifoglie) utilizzate per la collocazione del nido, e di aree aperte (seminativi, prati, pascoli) necessarie alle attività di caccia. Riscontrato in tutte le fasce altitudinali, fino alle quote più elevate del crinale.
Accipiter nisus
Rapace sedentario, raro, a distribuzione ristretta e frammentaria. Specie forestale, frequenta boschi di conifere e fra questi prevalentemente rimboschimenti di pino, ma anche boschi misti e di latifoglie; utilizzale le zone ecotonali contigue (margini e radure) per la caccia. Gran parte delle segnalazioni si riferiscono a probabilità di nidificazione, essendo difficile per questa specie, dal comportamento elusivo, riscontrare la presenza dei nidi senza recare disturbo; nel corso della ricerca sono state accertate 3 riproduzioni a Val di Sparviera, Valdonasso e al Poggiaccio. Il monitoraggio ventennale (1992-2011) nel versante aretino non ha consentito di ricavare dati certi sul trend della popolazione; è da ritenere tuttavia che sia in atto una fase espansiva in analogia con quanto verificato nella Romagna in generale.
Regulus ignicapillus
Specie estiva e parzialmente sedentaria, comune, a distribuzione molto ampia che interessa la quasi totalità del territorio. Frequenta tutti i complessi forestali, in prevalenza di conifere ma anche le faggete, fino alle altitudini più elevate. Nel versante aretino la popolazione è risultata stabile nel ventennio 1992-2011.
Regulus regulus
Specie estiva e parzialmente sedentaria, scarsa, a distribuzione ristretta. L’ambiente adatto è quello delle formazioni montane di conifere e miste: abetine, abieti-faggete e douglasiete, queste ultime colonizzate in particolare nel versante toscano; la fascia altitudinale va dai 900 ai 1200 m. Le preferenze ambientali rendono conto dalla distribuzione che appare limitata al cuore delle Foreste Casentinesi. Il monitoraggio ornitologico annuale nel settore aretino indica un incremento moderato della popolazione nel ventennio 1992-2011.
Troglodytes troglodytes
Specie sedentaria, comune, distribuita in tutto il territorio del Parco. Gli ambienti congeniali sono quelli boschivi freschi o umidi, anche di dimensione ridotta, con adatto sviluppo di sottobosco: fustaie, cedui, rimboschimenti, boscaglie fluviali; frequenta anche zone coltivate e urbane con presenza di siepi. Presente in tutte le fasce altitudinali, dai 400-500 m dei fondivalle ai 1500 m del M.Falco. Il monitoraggio ventennale (1992-2011) nel versante aretino indica una fase di declino moderato.
Passer italiae
Specie sedentaria, comune, a distribuzione ristretta. Legata essenzialmente alla presenza antropica, è localizzata nei centri rurali ed urbani; questa sua attitudine la rende quindi più diffusa nel settore toscano ove sono più frequenti i centri abitati; qui l’areale mostra continuità; nel settore romagnolo, caratterizzato da una minore presenza umana, l’areale appare molto ridotto e frazionato. Il trend della popolazione ha registrato un decremento moderato nella porzione aretina del Parco nel ventennio 1992-2011.
Oriolus oriolus
Specie estiva, rara, a distribuzione ristretta, molto frammentata nel versante romagnolo, abbastanza continua nella fascia ai margini meridionali nel versante toscano. Frequenta varie tipologie di ambienti alberati a copertura rada: boschi fluviali, coltivi alternati a zone alberate, frutteti, pioppeti. Il monitoraggio ornitologico annuale nel settore aretino indica un trend di valutazione incerta della popolazione nel ventennio 1992-2011.
Sturnus vulgaris
Specie estiva, comune negli ambienti adatti, a distribuzione ristretta, circoscritta alle zone urbane e rurali. Frequenta aree coltivate alberate, frutteti, centri abitati; per tale motivo l’areale è più ampio ed omogeneo nel versante toscano, limitato e frammentario in quello romagnolo. Presente dalle quote più basse fino ai 1000-1100 m. Il monitoraggio ventennale (1992-2011) nel versante aretino indica una condizione di stabilità per la popolazione.
Delichon urbica
Specie estiva, la cui spiccata sinantropia rende conto della sua ridotta distribuzione in un territorio fondamentalmente forestale come quello del Parco. I pochi siti riproduttivi sono legati ad aree urbane e zone rurali a basse altitudini (da 500 a 800-900 m., con il massimo ai 1065 m di Campigna) Più frequente nel versante toscano dove è più alta la presenza dell’uomo rispetto a quello romagnolo privo di importanti nuclei urbani.
Hirundo rustica
Specie estiva, rara, a distribuzione ristretta e frammentata. Frequenta prevalentemente le zone rurali con coltivi tradizionali e allevamenti di bestiame, ove siano presenti manufatti utili per la collocazione del nido; distribuita dai 500 m dei fondivalle aretini ai 1000 m di S.Paolo in Alpe. Il monitoraggio ornitologico annuale nel settore aretino indica una situazione di stabilità della popolazione nel ventennio 1992-2011.
Ptyonoprogne rupestris
Specie estiva, rara, a distribuzione ristretta e frammentata, più diffusa nel versante romagnolo. Per la nidificazione può usare sia elementi naturali come pareti rocciose, in particolare lungo fiumi e torrenti romagnoli (Montone, Rabbi, Bidente), sia elementi artificiali come abitazioni (Campigna, Eremo e Monastero di Camaldoli, Badia Prataglia) e manufatti (Diga di Ridracoli).
Apus apus
Specie estiva, rara, prettamente antropofila, la cui distribuzione coincide con la localizzazione dei centri abitati. Più diffusa nel Casentino dove presenta un areale esteso a gran parte dei centri abitati: Camaldoli, Badia Prataglia, Moggiona, Serravalle, Lierna. Nel versante romagnolo la presenza è limitata ai pochi centri disponibili (S.Benedetto in Alpe) e ad alcuni casolari isolati.
Upupa epops
Specie estiva, rara, a distribuzione ristretta e frammentata. Frequenta prevalentemente ambienti aperti in cui siano presenti alberi sparsi con cavità adatte ad accogliere il nido: zone agricole tradizionali, castagneti da frutto, parchi. Più frequente nella fascia latitudinale compresa fra 600 e 900 m, ma può arrivare al massimo di 1100 presso La Verna. Il monitoraggio ornitologico ventennale (1992-2011) nel versante aretino indica una fase di incremento moderato per la popolazione.
Sylvia borin
Specie estiva, rara ed irregolare come nidificante nel Parco; in una sola occasione è stata rilevata la presenza di un maschio in canto, in data 10/6/17, nella zona della Verna. In passato la riproduzione è stata ripetutamente segnalata tra il 1985 e il 1990 nell’area del M.Falterona-M.Falco, con una segnalazione più recente, sempre in quell’area, del giugno 2001; l’ambiente frequentato era quello di margine tra faggeta e praterie, alle quote più elevate disponibili. Queste presenze rivestono un interesse biogeografico, in quanto disgiunte dai nuclei dell’Appennino settentrionale e centrale.
Hippolais polyglotta
Specie estiva, rara, a distribuzione molto ristretta, limitata a poche zone ai margini meridionali del versante toscano dove la presenza è regolare nell’area di Moggiona-Lierna-S.Martino a Monte. Assente nel versante romagnolo. Utilizza ambienti di macchia, incolti e pascoli cespugliati, ad altitudini modeste (500-800 m).
Sylvia atricapilla
Riscontrata in tutte le celle. Specie molto comune, ad ampia valenza ecologica, la Capinera risulta praticamente ubiquitaria, in grado di utilizzare una grande varietà di ambienti: boschi (preferibilmente di latifoglie), boscaglie ripariali, incolti e pascoli cespugliati, arbusteti, zone rurali e urbane purché dotate di sufficiente copertura arbustiva. Risulta meno diffusa nelle grandi foreste, prive dell’adeguato sottobosco. Presente a tutte le altitudini disponibili, fino ai 1600 del M.Falco. Il trend della popolazione ha registrato un incremento moderato nella porzione aretina del Parco nel ventennio 1992-2011.
Phylloscopus bonelli
Specie estiva, ad ampia distribuzione, maggiormente riscontrata nel versante romagnolo. Frequenta i boschi montani termofili medi ed alto-collinari, sia di latifoglie che di conifere, in particolare i rimboschimenti maturi di Pino nero. L’intervallo altitudinale va dalle quote inferiori del Parco fino ai 1100 m di Campigna; l’intero settore delle foreste d’altitudine appare disertato. Il trend appare stabile, in base ai rilevamenti nel settore aretino nel ventennio 1992-2011.
Phylloscopus collybita
Specie estiva, comune, distribuita in tutto il territorio del Parco. Frequenta tutte le zone boschive ed arbustate del territorio dalle altitudini minime di 500 m fino ai 1500 m del M.Falco. Il trend mostra un declino moderato, in base ai rilevamenti nel settore aretino nel ventennio 1992-2011.
Phylloscopus sibilatrix
Specie di ambiente forestale, estiva, ad ampia distribuzione. L’areale riproduttivo corrisponde praticamente a tutta l’estensione delle Foreste Casentinesi vere e proprie con un nucleo separato al M.Penna della Verna. Nel versante romagnolo nidifica sia nelle faggete pure, sia nei boschi misti di abete e faggio, mentre diserta l’abetina pura; nel versante toscano, oltre che in faggeta, è stato spesso rilevato anche nei querceti tra 700 e 900 m. Il monitoraggio annuale nel settore aretino indica un incremento moderato della popolazione nel ventennio 1992-2011.
Sylvia melanocephala
Specie estiva o parzialmente sedentaria, di presenza occasionale, riscontrata in alcune zone ai limiti meridionali del settore aretino; nessun dato nel settore romagnolo. Si tratta di una specie che utilizza ambienti di macchia mediterranea, a quote basse e medie, ciò che la rende marginale rispetto al territorio essenzialmente montano e forestale del Parco.
Sylvia communis
Specie estiva, scarsa, ad ampia distribuzione, più omogenea nel versante romagnolo. Caratteristica degli ambienti cespugliati termofili come arbusteti (di ginestra, rovi, prugnolo), incolti e pascoli arbustati, coltivi con siepi e boschetti; la distribuzione altitudinale va dai 600 m a quote elevate di 1200-1300 m. Dal monitoraggio ventennale (1992-2011) nel versante aretino risulta un declino moderato.
Sylvia subalpina
Specie estiva, scarsa, ad ampia distribuzione, più continua nel versante toscano rispetto a quello romagnolo che ha un areale frammentato. E’ caratteristica degli ambienti di macchia mediterranea: fitti popolamenti di arbusti (di ginestra, rovi, prugnolo), garighe cespugliate, arbusteti in evoluzione verso la boscaglia xerofila; la distribuzione altitudinale va dai 500 m a quote elevate di 1100-1200 m. Il monitoraggio ventennale (1992-2011) nel versante aretino indica un trend di incremento moderato. Nel corso della ricerca non ci sono state segnalazioni dell’affine Sterpazzolina comune Sylvia cantillans che pure in zone romagnole contigue risulta in simpatria con la Moltoni.
E’ la famiglia dei veri cantori,
basti pensare all’Usignolo e al Tordo bottaccio (tanto bravo da meritarsi
l’appellativo philomelos nel nome
latino), i più virtuosi, cantati già dai Greci e dai Romani che ne apprezzavano
la voce melodiosa ed ancor più l’uso prezioso in cucina, riconosciuto da Orazio
con “Nil melius Turdo”. Sono uccelli
silvani; il primo frequenta i boschi igrofili, gli arbusteti, il secondo le
fustaie; ambienti questi allietati dei loro canti; il repertorio dell’Usignolo, che canta anche in ore
notturne, è vasto, con strofe ritmate, gorgheggiate, flautate, con forti
variazioni; più semplice e ripetitivo il canto molto
sonoro del Tordo.
Affini al Tordo sono il Merlo e la Tordela, entrambi con canto più modesto e stereotipato; il primo,
ben noto, ci tiene compagnia anche nei giardini di casa, la seconda è più
campagnola e forestale.
Sempre d’ambiente di bosco
troviamo il Pettirosso, ostinato
difensore del proprio territorio dai suoi simili, dalla voce che ricorda più
che altro un sommesso chiacchiericcio.
D’ambiente aperto, prati e
pascoli, troviamo il Saltimpalo dal
nome che ne indica l’abitudine di mettersi in mostra, non tanto sui pali quanto
sulla sommità dei cespugli o sui cavi, da qualche anno sempre più raro da
vedersi.
Un altro gruppo di specie invece
è legato prevalentemente ad ambienti rupestri: il Codirosso spazzacamino che può sostituire alle rocce le costruzioni
umane, fin nell’ambiente cittadino; il Culbianco,
specie ora in grave pericolo di estinzione locale; il Passero solitario che Leopardi ci ricorda come inquilino delle
torri antiche, presente nel Parco solo nella rupe della Verna.
In grande espansione negli ultimi
decenni c’è il Codirosso comune,
ormai ubiquitario perché oltre all’ambiente rurale d’elezione frequenta
attivamente le città ed anche tratti di foresta.
Ma il più bello e più variopinto
dei turdidi, il Codirossone, ha
ormai abbandonato da un paio di decenni il territorio del Parco, così come lo
ha abbandonato il Merlo dal collare,
raro nidificante nelle abetine di Campigna negli ultimi due decenni del secolo
scorso.
Ficedula albicollis
E’ specie estiva, rara, nidificante irregolare nel Parco. Una coppia ha nidificato nel 1986 nell’abetina di Campigna, utilizzando una cavità naturale in un Abete bianco (Foschi e Gellini 1987); la riproduzione si è poi ripetuta nello stesso sito negli anni successivi, dal 1987 al 1990. In precedenza, sempre nell’abetina di Campigna, la riproduzione era stata segnalata nel 1941. Dopo gli eventi degli anni ’80, la Balia dal collare è stata dichiarata estinta localmente; tuttavia negli anni della ricerca la Balia dal collare è stata nuovamente riscontrata in attività riproduttive: una nuova nidificazione si è verificata nel 2012: il 5/7 di quell’anno, 3 giovani appena involati sono stati osservati nella zona di crinale del Poggione; successivamente, in due occasioni, la specie è stata rilevata in canto: 26/6/14 presso Castagnaccio sulla strada della Lama e 28/5/17 dentro Sasso Fratino. L’ambiente è sempre quello delle fustaie mature montane. La nidificazione nel Parco ha quindi carattere episodico, anche in considerazione della marginalità della zona rispetto all’areale riproduttivo italiano che indica una presenza molto frammentaria nell’Appennino settentrionale.
Phoenicurus phoenicurus
Specie estiva, comune, ad ampia distribuzione, in forte incremento nel Parco, dove ancora nel 2005 veniva considerata di presenza scarsa e distribuzione ristretta, localizzata in pochi siti urbani e coltivi; tale situazione deve essere oggi drasticamente rivista. L’espansione locale rientra in un vistoso fenomeno che interessa tutto il territorio nazionale. L’ambiente riproduttivo è costituito principalmente da zone rurali e urbane, parchi e giardini, ma anche da boschi maturi, in particolare i castagneti da frutto; la presenza arriva fino alle quote del crinale.
Phoenicurus ochruros
Specie estiva e parzialmente sedentaria, comune, ad ampia distribuzione. L’ambiente riproduttivo è costituito principalmente da zone rocciose montane e dai centri abitati; per la nidificazione può utilizzare strutture metalliche come la postazione militare sul M.Falco, raggiungendo così le massime altitudini disponibili. Nel versante aretino il trend indica un incremento moderato nel ventennio 1992-2011.
Oenanthe oenanthe
Specie estiva, molto rara, riscontrata solo in una cella. L’unico sito frequentato con una certa regolarità è la cava di arenaria a Cà della Via, ai confini del Parco; qui la specie è stata riscontrata nel 2012-2015-2017, negli ultimi due anni verificando la presenza dei giovani. L’ambiente riproduttivo è costituito da prati e pascoli di altitudine con affioramenti rocciosi. Il Culbianco è in grave declino localmente ed è scomparso da zone frequentate regolarmente fino agli anni ’90 sia nel versante romagnolo (in particolare dai pascoli di S.Paolo in Alpe dove ha nidificato dal 1988 al 1995) che in quello toscano (aree di Frassineta e della Verna); data l’esiguità della popolazione, deve essere considerato a rischio di estinzione.
Turdus merula
Parzialmente sedentario, comune, presente in tutto il territorio del Parco. E’ una specie praticamente ubiquitaria in grado di utilizzare tutti gli ambienti e le altitudini disponibili: boschi di varia natura, cespuglieti, pascoli e prati, aree rurali e urbane purché dotate di sufficiente copertura arbustiva. Il trend della popolazione ha registrato un declino moderato nella porzione aretina del Parco nel ventennio 1992-2011.
Prunella modularis
Specie estiva, molto rara, a distribuzione molto ristretta. Nidifica in zone ecotonali alto-montane, in radure forestali, in particolare nel massiccio M.Falco-M.Falterona; nel M.Falco è presente con regolarità dagli anni ’80 del secolo scorso nei giovani rimboschimenti di Pino mugo nella ristretta fascia di crinale di Poggio Lastraiolo-Sodo dei Conti. Altre presenze isolate sono state riscontrate nelle zone di Poggio Usciaioli, Poggio cavallino, Poggio alle Capre; molti di questi dati tuttavia sono degli anni 2012-13, poi non ripetuti. Questa situazione, unita alla esigua entità della popolazione, rende critica la posizione della specie nel Parco.
Monticola solitarius
Specie sedentaria di presenza occasionale nel Parco, non inserita nella check-list. Nell’unico sito frequentato, Beccia presso la Verna, la presenza è stata verificata prima nel 2012 e poi nel 2017. Per il versante romagnolo esiste un dato pregresso (1998) relativo al ritrovamento a Premilcuore, un km fuori dal Parco, di un maschio investito dal traffico; testimonianze locali dicono di una presenza già in anni precedenti.Lo status attuale può essere definito di nidificante occasionale nel versante toscano, estinto in quello romagnolo.
Erithacus rubecula
Parzialmente sedentario, comune, presente in tutto il territorio del Parco. Frequenta tutte le aree boschive sia di latifoglie che di conifere, fresche ed umide, con folto sottobosco, ed anche i parchi, i giardini; è presente dalle quote più basse fino al crinale del M.Falco. Il trend della popolazione è risultato stabile nella porzione aretina del Parco nel ventennio 1992-2011.
Muscicapa striata
Specie estiva, rara, a distribuzione ristretta e con presenze localizzate e con grande disparità tra i due versanti: in quello toscano l’areale appare ampio, pressoché continuo nel settore meridionale, mentre nel versante romagnolo l’areale è molto ridotto e frammentato. Va ricordato tuttavia che il suo comportamento silenzioso e schivo crea difficoltà nel rilevare gli individui riproduttivi e può rendere casuale contattarli, con conseguente possibile sottodimensionamento della reale distribuzione. Eclettico ecologicamente, frequenta boschi aperti, filari idrofili, orti e frutteti, parchi e centri urbani.
Saxicola torquata
Specie estiva e parzialmente sedentaria, rara, a distribuzione ristretta e frammentaria; più presente nel versante romagnolo. Frequenta aree aperte, pascoli e prati, coltivi, incolti, argini erbosi, fino alle altitudini massime di 1000-1100 m. Il monitoraggio ventennale (1992-2011) nel versante aretino indica una fase di declino moderato; è da ritersi tuttavia che la situazione sia ulteriormente peggiorata considerando lo stato di sofferenza generalizzato che questa specie mostra in territori adiacenti al Parco. Nel versante romagnolo diversi siti storici appaiono ora abbandonati, tra questi la Burraia, Romiceto, Lavacchio, Pian d’Astura.
Turdus viscivorus
Specie sedentaria, comune, a distribuzione molto ampia; solo 7 celle scoperte. L’habitat è rappresentato da zone boscate aperte (castagneti, querceti), radure, prati alberati; presente a tutte le altitudini, dai fondivalle fino al crinale appenninico . Il monitoraggio ornitologico ventennale (1992-2011) nel versante aretino indica una fase di stabilità per la popolazione.
Turdus philomelos
Specie estiva, molto comune, a distribuzione molto ampia; solo 2 celle scoperte. Tipicamente forestale è presente in tutte le fustaie montane, sia di conifere, sia decidue: abetine, abieti-faggete, faggete, cerrete; distribuito a tutte le altitudini disponibili, più spesso nella fascia dai 900 ai 1100 m, con massimi ai 1500 di M.Falco-M.Falterona. Il monitoraggio ornitologico ventennale (1992-2011) nel versante aretino indica una fase di incremento moderato per la popolazione.
Luscinia megarhynchos
Specie estiva, rara, a distribuzione ristretta e frammentata. Più diffusa nel settore toscano, in particolare in zone di margine, con la maggior parte delle segnalazioni che ricade nella area tra Moggiona e Lierna; una sola segnalazione in quello romagnolo, presso Ridracoli. Frequenta zone boscate rade, macchie e siepi, boschi igrofili, ad altitudini comprese prevalentemente tra 600 e 700 m, con il massimo ai 1000 m presso La Verna. Il monitoraggio ornitologico ventennale (1992-2011) nel versante aretino indica una fase di declino moderato per la popolazione.
Miliaria calandra
Specie estiva, rara, a distribuzione ristretta. Tipica degli ambienti aperti a prevalente copertura erbacea, coltivi tradizionali con presenza di siepi, arbusti, alberi; presente nella fascia altitudinale tra i 600 e i 1000 m. Appare più diffusa nel settore romagnolo dove frequenta i grandi pascoli e prati settentrionali, in particolare a Pian di Rocchi, Pian di Visi e presso S.Benedetto in Alpe. Il monitoraggio ornitologico ventennale (1992-2011) nel versante aretino indica una fase di declino moderato per la popolazione.
Emberiza cia
Specie estiva, scarsa, ad ampia distribuzione. Frequenta zone di gariga, cespuglieti, pascoli con rada copertura arbustiva; presente dai 500 m di altitudine al massimo di 1250 m presso il M.Falterona, con la fascia più utilizzata tra 900 e 1100 m. Il trend della popolazione ha registrato un declino moderato nella porzione aretina del Parco nel ventennio 1992-2011.
Emberiza cirlus
Specie sedentaria, comune, ad ampia distribuzione. Frequenta coltivi e zone aperte erbate e cespugliate, pascoli, incolti, zone abitate, margini e radure dei boschi, evitando i grandi complessi forestali; presente dai 500 m di altitudine al massimo di 1200 m presso l’Aia di Dorino, con la fascia più utilizzata tra 600 e 1000 m. Il trend della popolazione ha registrato un declino moderato nella porzione aretina del Parco nel ventennio 1992-2011.
Gli Esperidi sono una famiglia cosmopolita di lepidotteri, appartenente alla superfamiglia Papilionoidea. Hanno corpo e testa decisamente più robusti rispetto ad altre farfalle, un aspetto poco appariscente, piccole dimensioni e colori generalmente tenui o criptici tanto da farle quasi somigliare a delle falene, inoltre il loro volo è rapido ed elusivo, per tutti questi motivi passano spesso inosservate. Nella mitologia greca erano ninfe figlie della Notte e di Erebo incaricate di custodire il giardino dei pomi d'oro di Era che vivevano nell'estremo Occidente del Mondo. Questa famiglia di farfalle conta oltre 3.500 specie descritte, con una maggiore biodiversità nella regione neotropicale. Nel Parco sono presenti con 13 specie appartenenti a 8 generi diversi.
Descrizione: apertura alare: 24 – 30 mm. Livrea
screziata variabile dal giallognolo al grigio-bruno. Ali anteriori con 3
piccole macchie bianche subapicali e macchia trasparente nella cellula, ali
posteriori con margine dentellato. Rovescio delle ali con macchie bianche.
Dimorfismo sessuale: sessi simili. Periodo di sfarfallamento: da fine
aprile ad ottobre con più generazioni annuali. Habitat: 0–2000
m. Stadi giovanili: sverna allo stadio di larva matura alla base
della pianta nutrice, all’interno di una struttura formata da foglie secche
tenute assieme dalla seta secreta dalla larva stessa. La larva della seconda
generazione, soprattutto nelle regioni del Mediterraneo, entra spesso in
diapausa e vi rimane fino alla primavera seguente. Piante nutrici del bruco: Malva spp. Distribuzione: Europa
centro meridionale fino all’Asia. Presenza nel Parco: la specie è
segnalata per un numero limitato di località, sia sul versante toscano che
romagnolo. Specie non minacciata ma limitata generalmente agli ambienti aperti
a quote alto collinari e montano inferiori.
Descrizione: apertura alare: 28 – 32 mm. La parte superiore
delle ali ha un colore di fondo grigio-marrone con marezzature più scure e
spazi bianchi traslucidi. Le ali posteriori hanno colore di fondo bruno-scuro
con spazi biancastri. La parte inferiore delle ali anteriori hanno colore di
fondo bruno con spazi bianchi traslucidi, mentre quelle posteriori hanno colore
di fondo grigiastro con spazi bianchi. Si può confondere con C. alceae,
che però presenta nella parte superiore della ali posteriori spazi chiari
bruno-rossastri anziché bianchi, e con C. baeticus, che presenta un
disegno nella faccia inferiore più evidente. Dimorfismo sessuale: sessi
simili. Periodo di sfarfallamento: dai primi di luglio a fine
agosto, con due generazioni annuali. Habitat: radure e
scarpate ben soleggiate dai 700 ai 1300 metri. Stadi giovanili: sverna
allo stadio di piccola larva, alla base della pianta nutrice. Piante
nutrici del bruco: Stachys recta, Stachys spp. Distribuzione: Europa
centro-meridionale fino agli Urali, sporadico e locale. Presenza nel
Parco: la specie è conosciuta per poche località, sia sul versante
toscano che romagnolo, è localizzata nelle zone aperte e ben esposte.
Descrizione: apertura alare: 25-30 mm. Inconfondibile per la
delicata livrea formata da disegni biancastri su fondo bruno-grigiastro, per le
ampie ali posteriori e per le piccole macchie bianche sul lato inferiore. Parte
inferiore delle ali posteriori con colore di fondo marrone chiaro. Volo basso e
veloce. Dimorfismo sessuale: assente. Periodo di sfarfallamento: da
aprile ad agosto con una o due generazioni annuali. Habitat: pianure,
prati fioriti e aridi dalla bassa all'alta montagna, 0-2200 m. Stadi
giovanili: il bruco è verde con testa nera e con una linea scura sul
dorso. Le uova, di un arancione acceso, sono lasciate singolarmente sulla
superficie superiore delle foglie. Le uova schiudono dopo una quindicina di
giorni e la giovane larva si rinchiude nella foglia. Dopo la sua quarta muta la
larva costruisce un riparo più grande dove trascorre l’inverno. Lo stadio di
crisalide avviene in primavera. Piante nutrici del bruco: Fabaceae (Lotus
corniculatus, Coronilla spp., Hippocrepis spp.). Distribuzione: paleartica:
pianure e brughiere di tutta Europa (eccetto isole del Mediterraneo e zona
centrale e settentrionale della penisola scandinava) e Asia temperata. Presenza
nel Parco: è nota per varie località, sia sul versante toscano che
romagnolo. Specie non minacciata ma ritenuta in regresso (Dapporto et al.,
2005), presente quasi esclusivamente in zone aperte ben esposte.
Descrizione: Apertura alare: 28 - 30 mm. Parte inferiore delle ali posteriori verdastra con un cospicuo numero di piccole macchie bianco-argentate. La parte superiore ha ali con colore di fondo bruno. Spesso confusa con Ochlodes venatus, da cui si distingue per le numerose macchie bianco-argentate presenti sulla parte inferiore delle ali posteriori. Volo rapido e scattante con battiti frequenti. Dimorfismo sessuale: sulla parte superiore dell'ala anteriore una macchia androconiale indica il sesso maschile. Periodo di sfarfallamento: da maggio ad agosto con una generazione annuale. Habitat: cosmopolita, dai fondovalle sino ad alta quota, 0-2400 m. Stadi giovanili: le femmine depongono le uova sulle foglie della pianta nutrice. Trascorre l’inverno allo stadio di uovo. I bruchi costruiscono bozzoli di foglie e seta dove ripararsi. Entrano nella fase di crisalide dopo 14-15 settimane, alla base della pianta nutrice. Questa fase dura da 10 a 14 giorni. Piante nutrici del bruco: Poaceae (Festuca spp., Agropyron spp. e Poa spp.). Distribuzione: larga diffusione europea. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa negli ambienti aperti, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 32 - 38 mm. Parte inferiore delle
ali posteriori con colore di fondo giallo con larghe macchie bianche cerchiate
di nero. Parte superiore delle ali anteriori con colore di fondo marrone molto
scuro con piccole macchie giallastre o biancastre vicino all’apice. Volo
distintivo, leggero e saltellante, mostra in modo alternato la parte superiore
scura e quella inferiore chiara. Tende a formare colonie, quindi se è presente
può esserlo in gran numero. Dimorfismo sessuale: assente. Periodo di
sfarfallamento: da giugno ad agosto con una sola generazione
annuale. Habitat: zone umide; prati umidi, dal fondovalle alla
media montagna, 0-1200 m. Stadi giovanili: le uova sono
lasciate sui fusti delle piante, sono bianche e sferiche e durano da due a tre
settimane. Il bruco ha corpo bianco-verdastro, si nutre fino ai primi di
ottobre per poi entrare in letargo e risvegliarsi in primavera. Il bruco forma
con le foglie un riparo dove impuparsi. Piante nutrici del bruco: Poaceae (Molinia spp., Calamagrostisspp., Brachypodium spp.). Distribuzione: paleartica:
ampiamente diffusa con colonie sparse dalla Scandinavia al Mediterraneo.
Estinta nel Regno Unito dal 1996. Presenza nel Parco: è
abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo, soprattutto nei
luoghi umidi di fondovalle. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 20 - 25 mm. Piccola farfalla. Parte
superiore delle ali con colore di fondo bruno-arancione (fulvo-brillante) con
larghi margini scuri. Grande taglia del corpo e assenza di disegni alari
marcati, largo margine scuro sulle ali posteriori. Le parti inferiori sono
giallastre con chiazze discali poco evidenti e incostanti, disposte a
scacchiera. Dimorfismo sessuale: sulla parte superiore delle ali anteriori una
macchia androconiale indica il sesso: presente nei maschi e assente nelle
femmine. Il maschio presenta anche disegni meno marcati rispetto alle femmine.
Sinonimi: Ochlodes sylvanus. Periodo di sfarfallamento: da
giugno a settembre con una generazione annuale; può presentare due generazioni
annuali nelle regioni meridionali della Grecia e dell’Italia. Habitat: pianure:
margini delle strade, siepi e boschi, 0-2500 m. Stadi giovanili: il
bruco ha una grande testa ed è verde bluastro con linee gialle lungo i fianchi
e vive all’interno di bozzoli da esso tessuti unendo foglie della pianta
nutrice. Le uova vengono deposte singolarmente sulla parte inferiore delle
foglie della pianta ospite, in luoghi riparati dal sole, dove l’erba cresce
alta. Le uova inizialmente sono bianche per poi diventare arancioni e
schiudersi dopo circa due settimane. Il bruco trova rifugio arricciando una
foglia, comincia a nutrirsi per poi svernare sempre allo stadio di bruco.
L’impupamento dura circa tre settimane. Piante nutrici del bruco: Poaceae (Bromus spp., Dactylisspp.). Distribuzione: paleartica:
largamente diffusa in Europa giunge fino in Giappone dove si incontra una
sottospecie distinta. Presenza nel Parco:è ben diffusa, sia sul
versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 24 – 30 mm. Di piccole dimensioni,
la parte superiore delle ali è di colore bruno scuro; quelle anteriori
presentano spazi bianchi evidenti. In riposo, come tutti i rappresentanti della
famiglia, mantiene le ali anteriori verticali e quelle posteriori, orizzontali.
I maschi presentano una piega androconiale costale. Ali posteriori di colore
bruno scuro con disegni poco evidenti. La parte inferiore presenta colore bruno
con spazi bianchi e nervature più chiare. Dimorfismo sessuale: le femmine sono
simili ai maschi ma non presentano la piega androconiale costale sulle ali
anteriori. Periodo di sfarfallamento: da maggio a giugno e da
luglio a fine agosto con due generazioni annuali. Habitat: predilige
greti di torrenti, aree ruderali ben assolate, 50–1700 m. Stadi
giovanili: le uova vengono deposte sui fiori di Potentilla spp.,
oppure sulle foglie di Helianthemum spp. Sverna allo stadio di
uovo. Piante nutrici del bruco: Potentilla tabernaemontani, P.
reptans, P. arenaria, Fragaria vesca, Helinthemum
nummularium. Distribuzione: Europa centro meridionale,
Africa settentrionale, Urali e Asia nord occidentale. Presenza nel
Parco: è conosciuta per poche località, sia sul versante toscano che
romagnolo. Specie non minacciata ma poco comune e localizzata.
Descrizione: apertura alare: 22 – 32 mm. Parte inferiore delle
ali posteriori con una macchia bianca centro discale estesa in modo distinto
lungo le venature del margine esterno e con una macchia quadrata vicino la
costa. Maschio con un corto ciuffo di peli bianchi sulla punta anale
dell’addome. Parte superiore delle ali posteriori usualmente con un segno
discale e postdiscale opaco ma solitamente più marcato che in P.alveus.
Sulla parte superiore le macchie sono piuttosto piccole. Colore di fondo
marrone scuro con margini pallidi e macchie bianche. Dimorfismo sessuale:
piccole differenze a livello delle macchie sia sulle ali anteriori che su
quelle posteriori Periodo di sfarfallamento: da maggio a
settembre con una generazione annuale. Habitat: prati montani
e di collina, 100-2100 m. Stadi giovanili: il bruco è verde striato
di bruno, con una grossa testa nera. L’ibernazione avviene come piccolo
bruco. Piante nutrici del bruco: poligale ed eliantemi. Distribuzione: endemismo
appenninico diffuso lungo la dorsale sino in Basilicata. Presenza nel
Parco: la specie è nota per pochissime località. Specie rara.
Descrizione: apertura alare: 20 - 25 mm. Piccola. Generalmente
di forma tozza. Parte superiore delle ali con colore di fondo bruno con
numerose macchie bianche. Parte inferiore delle ali anteriori chiazzata con
piccole e irregolari macchie bianche e con colore di fondo
giallastro-rossastro. Corpo grigiastro. Frangia marginale a scacchiera con
nervature prominenti sull’ala posteriore, parte inferiore. Le macchie
bianche della parte superiore sono molto larghe nella forma ‘taras’.
Il taxon ‘malvoides’ dell’Europa sud-occidentale (Penisola
Iberica, Francia meridionale, Svizzera meridionale e Italia) è indistinguibile
da P. malvae per caratteri esterni ma ha genitali diversi,
quindi è spesso considerato una specie diversa. Dimorfismo sessuale:
assente. Periodo di sfarfallamento: da maggio a settembre con
una generazione annuale; in alcune località può avere due generazioni annuali
ed allora il periodo di sfarfallamento si allunga da marzo a settembre. Habitat: zone
umide e pianure, prati aridi e rocciosi dal piano basale fino a quote elevate,
0-2200 m. Stadi giovanili: il bruco è verde striato di bruno,
con una grossa testa nera. Sverna allo stadio di crisalide. In cattività la
diapausa può essere estesa fino a due cicli stagionali. Piante nutrici
del bruco: Fabaceae, Rosaceae (potentille e
fragole). Distribuzione: paleartica: Europa ed Asia temperata. Presenza
nel Parco: è abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che
romagnolo. Specie non minacciata, presente in gran parte degli ambienti aperti.
Descrizione: apertura alare: 22 - 26 mm. La parte superiore
delle ali anteriori ha piccole macchie postdiscali bianche ad una distanza
regolare dalla riga marginale. Presenta inoltre ali anteriori colorate in modo
uniforme senza grossi contrasti tra la costa ed il resto dell’ala e con tre
(raramente quattro) macchie bianche oblunghe vicino all’apice. La parte
inferiore delle ali posteriori ha colore di fondo rossastro con macchie bianche
irregolari. Simile a Pyrgus malvae, anche se leggermente più
grande, dal colore rugginoso. Vola molto velocemente, in prossimità del suolo.
Dimorfismo sessuale: la femmina è leggermente più grande del maschio. Periodo
di sfarfallamento: da aprile ad agosto, con due generazioni
annuali. Habitat: prati e boscaglie aride dal fondovalle alla media
montagna, 0-2200 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte
vicino ai boccioli dei fiori. La larva si nutre prima dei fiori e poi delle
foglie della pianta nutrice. Quando raggiunge la maturità occasionalmente entra
in diapausa, svernando tra le foglie morte alla base della pianta nutrice.
Foglie e seta unite assieme servono come sito alla crisalide. Piante
nutrici del bruco: Rosaceae (potentille, rovi e
sanguisorbe). Distribuzione: comune dall’Europa centrale ed
orientale alla Polonia orientale e meridionale fino alla Croazia
settentrionale. Estinta in Olanda. Presenza nel Parco: la
specie è nota per un numero limitato di località, sia sul versante toscano che
romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 24 – 28 mm. La più piccola e la più
scura farfalla del genus Thymelicus. Dimorfismo sessuale: sessi
simili ma le femmine hanno un cerchio di segni color oro su ogni ala anteriore,
chiamato 'Sun-Ray', a causa della loro somiglianza con i raggi intorno l'occhio
di una piuma di pavone. I maschi solo a volte hanno questi segni, anche se sono
notevolmente più deboli e si distinguono invece, per la presenza di macchie
androconiali scure. Periodo di sfarfallamento: da giugno ad agosto
secondo l’altitudine, con una sola generazione annuale. Habitat: prati,
radure e margini di strade, 0–1600 m. Stadi giovanili: le uova
vengono deposte lungo una riga sulla parte inferiore della foglia. Sverna allo
stadio di nuova larva, all’interno di un bozzolo. Escono in primavera per
nutrirsi, conducendo vita notturna. Piante nutrici del bruco: Brachypodium spp., Bromus spp., Elymus
repens, Calamagrostis epigejos. Distribuzione: Europa
centro meridionale e Africa settentrionale. Presenza nel Parco: è
segnalata per un numero limitato di località, sia sul versante toscano che
romagnolo. Specie non
minacciata, ritenuta Near Threatened nell’European Red List of Butterflies (van
Swaay et al., 2010).
Descrizione: apertura alare: 25 - 29 mm. La parte superiore
delle ali ha colore di fondo arancione con sottili bordi marginali neri. La
parte inferiore delle ali posteriori ha colore di fondo grigio-arancio o
arancione con il margine interno arancione pallido. Simile per colorazione
ad Ochlodes venatus, ma di taglia minore. Parte inferiore della
punta delle antenne nera. La sua diffusione è in espansione. Dimorfismo
sessuale: la parte superiore delle ali anteriori del maschio presenta un
sottile segno nero, mancante nelle femmine. Periodo di sfarfallamento: da
giugno a settembre con una generazione annuale. Habitat: siepi
e boschi, 0-2200 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte alla
base delle foglie; l’inverno viene trascorso allo stadio di uovo, che si
schiude in primavera. I bruchi si cibano delle foglie della pianta nutrice,
formando dei bozzoli con esse assieme alla seta. Il bruco compie quattro mute.
La fase di crisalide dura all’incirca tre settimane. Piante nutrici del
bruco: Poaceae (Phleum pratense, Holcus
mollis, Calamagrostis epigejos, Dactylis glomerata, Agrostis
capillaris, Brachypodium spp.). Distribuzione: paleartica:
Nord Africa, Europa, Asia; assente dalla Sardegna. Presenza nel Parco: è
nota per poche località sul versante romagnolo. Specie poco comune ma non
minacciata.
Descrizione: apertura alare: 26 - 40 mm. Parte superiore delle
ali con colore di fondo arancione con stretti bordi marginali neri. Parte
inferiore delle ali posteriori con colore di fondo grigio-arancio o arancione
con il margine interno arancione pallido. Punte delle antenne arancioni. Simile
a T. lineola da cui si distingue per le punte delle antenne
arancioni (nere in T. lineola). Dimorfismo sessuale: i due sessi
sono molto simili, se si esclude la mancanza della macchia longitudinale
discale, presente solo nei maschi. Periodo di sfarfallamento: da
maggio ad agosto con una generazione annuale. Habitat: boscaglia
termofila dalla pianura sino a quote elevate, 0-2200 m. Stadi
giovanili: le uova sono deposte in piccoli gruppi e sono più circolari
di quelle di T. lineola. Sverna allo stadio di bruco appena nato.
Subito i bruchi mangiano il loro guscio, prima di formare con erba e seta un
bozzolo protettivo. Piante nutrici del bruco: Poaceae nemorali
(Holcus lanatus, H. mollis, Phleum pratense, Brachypodium
sylvaticum). Distribuzione: comune nella maggior parte
dell’Europa; assente dalle Isole Baleari, dalla Corsica, dalla Sardegna e da
Creta. Presenza nel Parco: è segnalata per un numero limitato
di località, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 30 – 34 mm. Sfondo bruno con
macchie giallo aranciate sulle ali anteriori ed una caratteristica serie
marginali di macchie arancioni con centro nero sulle ali posteriori. La parte
inferiore delle ali posteriori arancio-marrone con due serie trasversali di
macchie bianche. Una caratteristica particolare di questa specie è
rappresentato dal numero di zampe funzionali che nel maschio sono quattro,
mentre nella femmina sono sei. Dimorfismo sessuale: i sessi sono simili, anche
se nella femmina le ali anteriori sono più arrotondate che nel maschio. Periodo
di sfarfallamento: da maggio a settembre con una o più generazioni
annuali. Habitat: boschi temperati, fino a 1600 m. Stadi
giovanili: le uova sono deposte di solito in coppia o singolarmente,
sulla parte inferiore delle foglie. Il bruco è bruno pallido con una fascia più
scura sul dorso, compie quattro mute che durano all’incirca quattro settimane
ciascuna. Sverna allo stadio di crisalide, fase che dura circa nove mesi. Piante
nutrici del bruco: Primulaspp. Distribuzione: paleartica:
ampiamente diffusa in Europa, assente dalla Germania settentrionale, Danimarca,
Finlandia, Italia meridionale e isole del Mediterraneo eccetto la Sicilia.
Questa specie è in serio declino. Presenza nel Parco: è nota
per poche località, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non
frequente ma non minacciata.
I Licenidi sono una famiglia cosmopolita di lepidotteri diurni, appartenente alla superfamiglia Papilionoidea. Con più 6000 specie nel mondo e una cinquantina in Italia sono la seconda famiglia più abbondante in numero di specie (dopo quella dei Nymphalidae). Pur comprendendo forme di piccole dimensioni, non passano inosservati per via delle colorazioni azzurre o dorate tipiche di molti di essi. Il dimorfismo sessuale è generalmente accentuato, il maschio e la femmina presentano colorazioni differenti, il lato inferiore delle ali è molto diverso dalla parte superiore e spesso presentano una colorazione mimetica rispetto all'ambiente in cui vivono. I bruchi sono tozzi e tengono la testa all'ingiù, nascosta sotto il protorace. Le pupe, corte e robuste, sono sostenute dalla cintura e da un gruppo di uncini che ne consentono l'appiglio. La maggior parte delle specie della famiglia Lycaenidae hanno associazioni, di tipo mutualistico o parassitario, obbligate o facoltative, con varie specie di formiche (mirmecofilia). Sia i bruchi che le pupe di questi lepidotteri utilizzano complessi segnali chimici o acustici per condizionare il comportamento delle formiche, ricevendone protezione contro i parassiti e i predatori. Le larve posseggono delle strutture ghiandolari che secernono sostanze in grado di condizionare il comportamento delle formiche limitandone l'aggressività e quindi inducendole alla tolleranza nei confronti dell'ospite. Nel Parco sono presenti con ben 31 specie.
Descrizione: apertura alare: 24 - 28
mm. La parte superiore delle ali ha colore di fondo bruno con lunule
marginali rosso arancione. Inferiormente, le ali hanno colore di
fondo grigio pallido (primavera e autunno) o da grigio chiaro a
marrone ruggine (generazioni estive) e presentano macchie nere ed
arancioni. Nella penisola iberica meridionale dai monti Cantabrici ai
Pirenei e in Sardegna, larghe lunule submarginali arancioni spesso
formanti una banda continua su entrambe le ali, superiormente,
caratterizzano la sottospecie 'cramera', qualche volta
considerata specie distinta. Dimorfismo sessuale: le femmine sono più
grandi dei maschi e dotate di macchie più estese. Periodo di
sfarfallamento: da giugno a settembre. In molte località da
aprile a ottobre con più generazioni annuali. Habitat: pianure,
siepi e boschi, 0-1900 m. Stadi giovanili: le uova
sono deposte singolarmente e si schiudono dopo circa una decina di
giorni; il bruco è verde con fasce purpuree e linee oblique verdi
scure. Sverna allo stadio di bruco. I bruchi trattengono rapporti di
mirmecofilia con le formiche e compiono in totale quattro
mute. Piante nutrici del bruco: Gerani selvatici ed
eliantemi
(Geranium spp., Helianthemum spp., Erodium spp.). Distribuzione: paleartica:
nelle brughiere di gran parte dell'Europa e dell'Asia temperata.
Assente dalle Isole Baleari, Irlanda, Scozia, Danimarca, Lituania ed
Estonia. Presenza nel Parco: è comune, sia sul
versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 25 - 30 mm. Inconfondibile per il colore verde metallico sul lato inferiore delle ali. Il lato superiore di questa farfalla ha un colore di fondo bruno smorto. Occhi bordati di bianco. Dimorfismo sessuale: i maschi possono distinguersi per la piccola macchia più chiara vicina alla costa, presente sulle ali anteriori della parte superiore; inoltre il margine dentellato delle ali posteriori è meno netto nel maschio rispetto alla femmina. Periodo di sfarfallamento: da fine marzo ai primi di luglio, con una generazione annuale. Habitat: siepi e boschi, fino a 2300 m. Stadi giovanili: le uova sono deposte singolarmente sulla pianta nutrice e si schiudono dopo una o due settimane. Il bruco è verde con una linea scura al di sotto del dorso e con disegni obliqui gialli e verdi sui fianchi, dopo la prima muta diventa cannibale. Intrattiene rapporti di mirmecofilia con le formiche sia allo stadio di bruco che di crisalide. Sverna allo stadio di crisalide, che ha l’abilità di fare deboli suoni muovendo i segmenti addominali. Piante nutrici del bruco: Cytisus spp., Genista spp., Ulex spp., Arbutus spp., Vaccinium spp., Rhamnus spp., Frangula spp., Cornus spp., Rubus spp. Distribuzione: paleartica: diffusa in Europa, Nordafrica e Asia temperata. Assente dalle isole atlantiche. La popolazione risulta essere in declino. Presenza nel Parco: è ben diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata ma localmente in diminuzione.
Descrizione: apertura alare: 20 - 30 mm. Parte superiore delle ali con colore di fondo blu lilla pallido con stretti orli neri. Parte inferiore con frange bianche finemente quadrettate di nero sull’ala anteriore. Parte inferiore delle ali posteriori con colore di fondo bianco, debolmente tinto di blu, con piccoli ocelli neri disposti in riga regolare. Usualmente compie voli alti sopra arbusti ed alberi. Dimorfismo sessuale: la parte superiore delle femmine ha ali con orli più ampi dei maschi, bruno nerastri. Periodo di sfarfallamento: da giugno a settembre con due o tre generazioni annuali. Habitat: foreste temperate; siepi e boschi, 0-1900 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte sui calici dei fiori; il bruco è verde con una linea verde gialliccia o bianca lungo i fianchi e con disegni bianchi e rosa-violacei sul dorso. Il bruco trattiene rapporti di simbiosi con le formiche e compie tre mute in totale. Sverna allo stadio di crisalide. Piante nutrici del bruco: polifago (ramni, evonimi, rovi, edere). Distribuzione: paleartica: diffusa in Europa, Nordafrica ed Asia temperata fino al Giappone. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 22 – 28 mm. Sul margine esterno della parte inferiore delle ali posteriori nessuna macchia arancione presente. Superficie superiore del maschio con sottili bordi neri. Superficie superiore della femmina marrone con sfumature blu basali. Dimorfismo sessuale: parte superiore delle ali dei maschi blu scuro, parte superiore delle femmine marrone. Periodo di sfarfallamento: da fine maggio a fine giugno, da metà luglio a fine agosto, da fine settembre, con tre generazioni annuali. Habitat: radure aperte vicine a boschi decidui. Stadi giovanili: le uova vengono deposte sulle foglie della pianta nutrice. La larva si nutre sia delle foglie che dei fiori. Le larve entrano in simbiosi con Formica cinerea. Piante nutrici del bruco: Coronilla varia, Galega officinalis. Distribuzione: Europa meridionale, generalmente sporadica e locale. Presenza nel Parco:è specie comune, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 16 - 24 mm. Tra i Licenidi di taglia più piccola. Parte superiore di entrambi i sessi marrone molto scuro. Ocelli postdiscali neri nello spazio 2 disposti basalmente sulla parte inferiore dell’ala posteriore. Parte inferiore con colore di fondo grigio pallido. Dimorfismo sessuale: nei maschi la parte superiore con scale di blu sparse su tutta la metà basale sia della ali anteriori che di quelle posteriori. Periodo di sfarfallamento: da giugno a settembre con una o due generazioni annuali in accordo con la località. Habitat: siepi, bordi delle strade, prati soleggiati e radure dell’area submontana, 0-2800 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte sui fiori, di solito alla base del calice; a seconda della temperatura, le uova si schiudono in una o due settimane. Il bruco, giallastro con un paio di linee longitudinali biancastre bordate di rosa, stringe rapporti di mirmecofilia con le formiche. Sverna allo stadio di bruco in ultima muta, di solito nel terreno. Compie tre mute in totale. Le crisalidi, che durano dalle due alle tre settimane, si possono trovare alla base delle piante nutrici, sul terreno. Piante nutrici del bruco: Fabaceae (Anthyllis vulneraria, Trifolium spp.). Distribuzione: presente nella maggior parte d’Europa. Estinta in Olanda. Assente nella Spagna sud-orientale. Presenza nel Parco: è nota per un numero limitato di località, in praterie seminaturali, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 20-25 mm. Parte superiore delle ali dei maschi con colore di fondo blu, con sottili bordi marginali neri. Dimorfismo sessuale: parte superiore delle ali delle femmine con colore di fondo marrone scuro. Periodo di sfarfallamento: da giugno a luglio con una generazione annuale. Habitat: prati e radure fiorite, 500-1800 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte sui fiori dei quali le larve si nutrono. Sverna allo stadio di larva. Le larve della prima generazione possono entrare in diapausa fino alla primavera successiva. Le larve entrano in simbiosi con Lasius alienus. Piante nutrici del bruco: Onobrychis spp. Distribuzione: Europa meridionale. Presenza nel Parco: è nota per poche località sia sul versante toscano che romagnolo. Specie localizzata e poco comune, minacciata dalla riduzione delle praterie seminaturali a causa dell’abbandono dei pascoli e dei rimboschimenti delle zone aperte.
Distribuzione: dalla fascia collinare alla fascia montana. Periodo di volo: da luglio a settembre. Numero di generazioni: una generazione. Stadio di svernamento: uovo o larva. Piante nutrici prevalenti: Securigera varia. Habitat: ambienti prativi caldi su suoli argillosi. Altre informazioni: le larve sono accudite dalle formiche Tapinoma erraticum, Lasius alienus, Formica pratensis.
Distribuzione: dalla fascia planiziale alla fascia montana. Periodo di volo: da marzo ad agosto. Numero di generazioni: 2 generazioni, poco comunemente 3. Stadio di svernamento: larva. Piante nutrici prevalenti: Lotus corniculatus, Trifolium pratense, T. arvense, T. repens, Securigera varia, Anthyllis vulneraria e altre specie di Fabacee. Habitat: ambienti prativi, radure nei boschi. Altre informazioni: le larve possono avere abitudini cannibali.
Descrizione: apertura alare: 25 – 30 mm. Ali superiori blu molto scure bordate di nero e soffuse di violetto; sul lato inferiore mimeticamente tinte di grigio pallido con una linea postdiscale bianca finemente orlata di grigio scuro. Una corta coda sulle ali posteriori. Difficile da avvicinare perché vola di solito sulle cime degli alberi; gli adulti mostrano poco interesse per il nettare dei fiori e solo raramente sostano su suoli umidi. I nutrienti sembrano essere ottenuti dalle secrezioni degli afidi, che vivono sulle foglie degli alberi, piante nutrici di questa specie. Dimorfismo sessuale: le femmine sono bruno nerastre con vivide chiazze violacee sull’area basale delle ali anteriori, con piccole code sulle ali posteriori. Periodo di sfarfallamento: da giugno ad agosto, con una generazione annuale. Habitat: boscaglia termofila, dalla bassa alla media montagna, fino a 2000 m. Stadi giovanili: il bruco è bruno rossiccio con disegni bruno scuri; sverna allo stadio di uovo. Piante nutrici del bruco: querce e frassini (Quercus spp., Fraxinus spp.). Distribuzione: paleartica: diffusa in Europa, Nordafrica ed Asia temperata. Assente dalla Scandinavia. Presenza nel Parco: è nota per poche località, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie localizzata ma non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 25 - 40 mm. I maschi sono color viola lilla, con uno stretto orlo scuro (bruno) sulle ali; la caratteristica distintiva è data dalla colorazione basale blu verdastra sulla parte inferiore delle ali posteriori. Parte inferiore con ocelli postdiscali neri molto più larghi sulle ali anteriori che su quelle posteriori. Sulla parte inferiore nessuna macchia submarginale presente. Dimorfismo sessuale: la femmina è bruno scura, talvolta con un getto basale blu. Periodo di sfarfallamento: da giugno a settembre con una generazione annuale. Habitat: foreste temperate e pianure: siepi e boschi. 0-1900 m. Stadi giovanili: le uova vengono lasciate sui fiori delle piante nutrici. Il bruco è verde o bruno, con una linea scura lungo il dorso e fasce scure lungo i fianchi. I bruchi trattengono rapporti di mirmecofilia con molte specie di formiche. I bruchi tendono ad acquisire una colorazione biancastra prima dell’impupamento. Sverna allo stadio di crisalide ed in cattività la crisalide può rimanere in diapausa per due stagioni. Piante nutrici del bruco: Fabaceae varie (Astragalus spp., Vicia spp., Medicago spp., Onobrychis spp., Cytisus spp., Spartium junceum, Coronilla varia). Distribuzione: paleartica: diffusa nell'Europa centrale e meridionale e nell’Asia temperata. Presenza nel Parco: è comune, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 27 – 34 mm. Nei maschi, le parti superiori sono blu-violette con bordatura marginale scura. Le parti inferiori, identiche nei due sessi, constano di un'alternanza di strisce bianche e grigio-scure. Sulle ali posteriori, due ocelli scuri contornati di blu e una sottile appendice scura. Dimorfismo sessuale: le femmine sono marroni, ma con un'area basale e discale violetta. Periodo di sfarfallamento: da luglio a settembre, con due generazioni annue. Habitat: prati fioriti, medicai, 0–2700 m. Stadi giovanili: dopo avere svernato, i bruchi riprendono la loro attività ricercando fiori e baccelli di varie Fabaceae (anche coltivate) e particolarmente Colutea. Le larve entrano in simbiosi con Lasius niger, Camponotus compressus, C. cruetatus, C. sylvaticus, C. foreli, Prenolepis clandestina, Plagiolepis spp., Tapinoma melanocephalum. Piante nutrici del bruco: Colutea arborescens ed altre Fabaceae. Distribuzione: paleartica: zone temperate e bacino del Mediterraneo. Presenza nel Parco: è segnalata per poche località, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie poco comune ma non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 21 – 30 mm. La superficie dorsale delle ali è di colore blu violaceo nei maschi. La superficie ventrale è in entrambi i sessi di colore biancastro, con macchie brune disposte secondo un disegno geometrico complesso. Le ali posteriori, che hanno una esile coda in corrispondenza della seconda nervatura cubitale, presentano due caratteristiche macchie nere contornate di verde e di arancio. Porta il nome di un leggendario re figlio di Zeus, Piritoo. Dimorfismo sessuale: la superficie dorsale delle ali è di colore bruno grigiastro con macchie violacee nella femmina. Periodo di sfarfallamento: da aprile a settembre-ottobre con più generazioni annuali. Habitat: prati fioriti, medicai, 0–1200 m. Stadi giovanili: sverna allo stadio di larva. Piante nutrici del bruco: Fabaceae, Rosaceae e anche Lythrum salicaria. Distribuzione: bacino del Maediterraneo, Asia e India. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 32 – 38 mm. Parte superiore dei maschi arancio rosata soffusa di violetto, con macchie scure variabili. Sulla parte inferiore delle ali posteriori colore di fondo grigio pallido – marrone, spesso con una ridotta sfumatura basale blu. Dimorfismo sessuale: la parte superiore delle femmine è molto variabile: da marrone scuro con una banda submarginale arancione sulle ali posteriori, ad arancione con macchie nere su entrambe le ali. Periodo di sfarfallamento: da giugno ad agosto con una generazione annuale. Habitat: prati fioriti da 50 a 900 m. Stadi giovanili: i bruchi, verdi e notturni, trattengono rapporti di mirmecofilia con le formiche. Sverna allo stadio di bruco. Piante nutrici del bruco: Rumex acetosa. Distribuzione: presente nell’Europa centro orientale in modo molto sporadico e locale. Presenza nel Parco: è segnalata in numero limitato di località, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie localizzata.
Descrizione: apertura alare: 25 - 30 mm. Una delle specie più comuni dell’emisfero settentrionale. La parte superiore delle ali anteriori ha un colore di fondo rosso arancione con orli grigio scuri e con disegni neri di estensione variabile. La parte superiore delle ali posteriori ha colore di fondo bruno con una banda submarginale arancione-rossa. Dimorfismo sessuale: la parte superiore delle ali anteriori delle femmine ha bordi grigio marrone molto più estesi dei maschi. Periodo di sfarfallamento: da marzo a novembre, con due o tre generazioni annuali. Habitat: siepi, bordi delle strade, prati soleggiati e radure dell’area submontana e montana, fino a 2400 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte singolarmente sulla parte inferiore della foglia. Il bruco è verde, con disegni variabili di color rosa violaceo. L’ibernazione avviene allo stadio di piccolo bruco. Piante nutrici del bruco: romici (Rumex spp.) e poligoni (Polygonum spp.). Distribuzione: oloartica: Europa, Africa, Asia temperata e Nordamerica. Presenza nel Parco: è segnalata in un numero limitato di località, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non frequente ma non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 28 – 32 mm. Il maschio possiede una linea arcuata arancione solo sul margine delle ali. Parte superiore dei maschi marrone molto scuro con macchie nere, con o senza lunule submarginali arancioni. Parte inferiore con colore di fondo giallo-grigio. Dimorfismo sessuale: le femmine presentano disegni arancioni molto ampi sul lato superiore delle ali anteriori, con colore di fondo marrone scuro. Periodo di sfarfallamento: da aprile ad ottobre, con più generazioni annuali nei luoghi caldi e due generazioni nelle aree più fredde. Habitat: siepi, bordi delle strade, prati soleggiati e radure dell’area submontana, 50 – 2000 m. Stadi giovanili: l’ibernazione avviene allo stadio di piccolo bruco, alla base delle piante nutrici. Piante nutrici del bruco: romici (Rumex spp.) e poligoni. Distribuzione: Europa centro orientale. Assente dalla Gran Bretagna, Scandinavia e isole del Mediterraneo, eccetto la Sicilia. Presenza nel Parco: è nota per poche località, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non frequente ma non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 30 – 36 mm. Colore di fondo rosso-arancio ornato di nero. Sulla parte inferiore delle ali posteriori macchie postdiscali bianche caratteristiche. Dimorfismo sessuale: le femmine sono superiormente arancione o marrone-arancio con numerose macchie nere. Periodo di sfarfallamento: da luglio a settembre con una generazione annuale. Habitat: campi fioriti e siepi ai bordi dei boschi, dai 200 ai 2000 m. Stadi giovanili: l’ibernazione avviene allo stadio di piccolo bruco o allo stadio di uovo; i bruchi intrattengono rapporti di mirmecofilia con le formiche Piante nutrici del bruco: Rumex spp. Distribuzione: Europa centro orientale. Assente dalla Gran Bretagna, dal Belgio e dall’Olanda. Presenza nel Parco: è conosciuta per alcune località prative poste sul crinale o in prossimità di esso. Specie in netto declino, minacciata dalla progressiva riduzione delle praterie più elevate, a causa dell’abbandono dei pascoli, dei rimboschimenti e degli ungulati selvatici.
Descrizione: apertura alare: 30 - 40 mm. Una serie di marcate macchie marginali e submarginali nero-grigie sulla parte inferiore. Parte inferiore delle ali posteriori bruno grigiastra con un getto basale di blu che prosegue fino alla macchia discoidale nera. In entrambe i sessi, la parte superiore blu più o meno bordata di nero-grigio, con macchie oblunghe postdiscali nere sull’ala anteriore. Dimorfismo sessuale: le femmine sono più grandi dei maschi e dotate di orli più ampi. Periodo di sfarfallamento: da giugno a settembre con una generazione annuale. Habitat: pianure: siepi e boschi, 0-2400 m. Stadi giovanili: il bruco è bianco giallognolo e stringe rapporti di mirmecofilia con le formiche, il ciclo vitale è simile a quello di M. alcon: il bruco alla terza muta se non viene catturato dalle formiche, molto probabilmente è destinato a morire. Invece, le formiche, attratte dalla secrezione zuccherina prodotta dalla larva, la portano nel nido, dove il bruco si nutre delle larve delle formiche. Piante nutrici del bruco: timo (Thymus spp.). Distribuzione: paleartica: diffusa in Europa (estinta nelle Isole Britanniche) ed estesa alla Siberia ed alla Cina. Estinta nei Paesi Bassi, è stata reintrodotta nell’Inghilterra sud-occidentale. Presenza nel Parco: è nota per poche località sia sul versante toscano che romagnolo. Specie minacciata dalla riduzione delle praterie seminaturali a causa dei rimboschimenti delle zone aperte e del declino delle pratiche agricole tradizionali, soprattutto dell’abbandono dei pascoli. Ritenuta Near Threatened dalla Red List IUCN, Endangered nell’European Red List of Butterflies (van Swaay et al., 2010), è inserita nell’allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, nell’allegato A della L.R. 56/2000 ed è specie particolarmente protetta in Emilia-Romagna dalla L.R. 15/2006.
Descrizione: apertura alare: 24 - 32 mm. La parte superiore delle ali dei maschi ha un colore di fondo blu violaceo intenso con frange bianche e ampi bordi marginali nerastri; la parte inferiore ha colore di fondo bruno grigiastro con macchie nere ed una serie completa di lunule submarginali arancioni. Parte inferiore: le ali posteriori presentano alcuni ocelli neri marginali con punti blu-verdi lucenti ed una serie di lunule postdiscali bianche in contrasto con il colore di fondo grigiastro o brunastro; le ali anteriori hanno ocelli postdiscali neri disposti in una linea curvata a forma di punto di domanda. In Corsica la sottospecie ‘corsicus’ ha gli ocelli grigi largamente cerchiati di bianco sulla parte inferiore. Dimorfismo sessuale: le femmine sono brune con macchie marginali arancioni mentre i maschi sono blu con ampi margini scuri.Periodo di sfarfallamento: da giugno a settembre con una o due generazioni annuali, a seconda della località. Habitat: pianure, prati umidi, 0-2400 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte singolarmente in genere vicino a formicai o sul terreno e sono svernanti. Il bruco è verde con una fascia bruno scura al di sotto del dorso ed una bianca lungo i fianchi. I bruchi stringono rapporti di mirmecofilia con le formiche. Piante nutrici del bruco: Fabaceae (Ulex spp., Lotus spp., Cytisus spp., Genista spp., Colutea spp., Astragalus spp., Medicago spp., Hippocrepis spp., Coronilla spp.) Cistaceae ed Ericaceae. Distribuzione:paleartica: prati e brughiere dell’Europa e dell’Asia temperata fino al Giappone. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa nelle praterie seminaturali, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 26 – 34 mm. Parte inferiore delle ali caratterizzata dall’ampia banda arancione postdiscale. Simile a P. argus, P. idas, P. pylaon, Polyommatus escheri. Parte superiore delle ali dei maschi con colore di fondo blu violaceo con esile bordo nero. Frange bianche, con rare tracce di nero in corrispondenza delle nervature. Punti marginali neri sulle ali posteriori. Parte inferiore delle ali con colore di fondo grigio chiaro con sfumatura basale azzurra nella ali posteriori. Disegno puntiforme nero e serie di spazi submarginali arancio che formano una fascia continua. Nei punti submarginali delle ali posteriori sono presenti alcune squame con riflesso metallico di colore blu verdastro. Nel secondo paio di zampe è assente la spina all’altezza della tibia, presente in Plebejus argus. Dimorfismo sessuale: parte superiore delle ali delle femmine con colore di fondo bruno scuro. Raramente presenta una sfumatura blu violetta. Frange generalmente bianche. Ali posteriori con punti neri submarginali affiancati da una serie di spazi lunulari arancio presenti in parte anche nelle anteriori. Periodo di sfarfallamento: giugno ed agosto-settembre in due generazioni. Habitat: prati, margine di sentieri, dai 200 ai 1500 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte sulla superficie della foglia. Sverna allo stadio di uovo o di piccola larva. Le larve entrano in simbiosi con Lasius niger, L. alienus, Myrmica scabrinoidis, M. sabuleti, Camponotus vagus. Piante nutrici del bruco: Coronilla varia, Astragalus glycyphyllos. Distribuzione: Europa centro meridionale e Turchia. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa nelle praterie seminaturali, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 24 – 34 mm. Parte superiore delle ali dei maschi con colore di fondo blu violetto con sottili margini neri. Simile a P. argus. Dimorfismo sessuale: parte superiore delle ali delle femmine con colore di fondo blu con ampi margini neri. Periodo di sfarfallamento: in giugno-luglio e settembre-ottobre in due distinte generazioni. Habitat: radure, margine di sentieri. Stadi giovanili: le uova vengono deposte singolarmente in genere vicino a formicai o sul terreno e sono svernanti. I bruchi stringono rapporti di mirmecofilia con le formiche. Piante nutrici del bruco: Lotus corniculatus, Melilotus albus. Distribuzione: endemismo appenninico. Presenza nel Parco: è nota per un numero limitato di località sia sul versante toscano che romagnolo. Specie poco frequente, minacciata dalla riduzione delle praterie seminaturali a causa soprattutto dei rimboschimenti delle zone aperte e dell’abbandono dei pascoli.
Descrizione: apertura alare: 24 – 34 mm. Parte superiore delle ali dei maschi con colore di fondo blu con ampi bordi marginali scuri, specialmente sulle ali anteriori. Parte inferiore delle ali anteriori senza macchie o ocelli neri nella cella. Dimorfismo sessuale: parte superiore delle ali delle femmine con colore di fondo marrone. Periodo di sfarfallamento: da giugno a luglio, con una sola generazione annua. Habitat: prati ben esposti, radure assolate di boschi specie se in vicinanza di corsi d'acqua, 100 – 2000 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte su entrambe le superfici della foglia. Sverna allo stadio di piccola larva fra le foglie basali della pianta nutrice. Le larve entrano in simbiosi con Lasius alienus, Myrmica scabrinodis, Tapinoma erraticum. Piante nutrici del bruco: Vicia spp. Distribuzione: Europa centro orientale fino all’Asia occidentale e Africa settentrionale. Presenza nel Parco: è comune e localmente abbondante, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 30 - 36 mm. Nei due sessi, la parte inferiore delle ali ha un colore bruno pallido con macchie nere e disegni arancioni. Le ali posteriori, superiormente, hanno un colore di fondo blu cielo cupo con bordi marginali neri molto sottili, con o senza piccole macchie marginali. Possono ibridare con Polyommatus coridon. Dimorfismo sessuale: la parte superiore delle ali delle femmine ha un colore di fondo bruno-scuro, mentre quella dei maschi è d'un azzurro brillante, con frange alari bianche e nere. Periodo di sfarfallamento: da aprile all'autunno con due generazioni annuali. Habitat: pianure, luoghi aridi e soleggiati dal fondovalle fino a 1400 m. Stadi giovanili: le uova sono deposte sulle foglie. Il bruco è verde e giallo, vive sulla pianta nutrice fino alla terza muta, per poi stringere rapporti di mirmecofilia con le formiche. Sverna come piccolo bruco. Piante nutrici del bruco: Fabaceae (Hippocrepis comosa, Coronilla spp., Lotus spp., Cytisus spp., Genista spp.). Distribuzione: paleartica: diffusa in Europa, Turchia e Iran. Presenza nel Parco: è comune, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 30 - 36 mm. Parte inferiore delle ali posteriori dei maschi con colore di fondo marrone pallido, in contrasto con il grigio pallido delle ali anteriori. Parte superiore delle ali posteriori dei maschi con gradazioni di blu dalla base ai grigi bordi marginali. Parte inferiore delle ali posteriori con ocelli molto piccoli. Possono dare origine ad ibridi con Polyommatus bellargus. Dimorfismo sessuale: ali con colore di fondo bruno nelle femmine e blu argentato nei maschi. Periodo di sfarfallamento: da giugno a settembre con una generazione annuale. Habitat: siepi e boschi. 100-2500 m. Stadi giovanili: le uova sono deposte sulle foglie della pianta nutrice, ma anche su altri substrati, inclusi fusti di vegetazione morta e pietre. Lo svernamento avviene a seconda del luogo: sverna allo stadio di uovo nell’Europa centrale e settentrionale, allo stadio di bruco di seconda muta sotto pietre in Grecia. I bruchi trattengono rapporti di mirmecofilia con varie specie di formiche. I bruchi sono verdi con strisce longitudinali gialle sul dorso e sui fianchi. La crisalide si forma a terra dove le formiche possono facilmente prenderle per portarle nel formicaio, offrendo protezione in cambio del succo zuccherino. Questo stadio dura al massimo quattro settimane. Piante nutrici del bruco: Fabaceae (Hippocrepis comosa, Coronilla varia). Distribuzione: Europa centro orientale: dalla Spagna settentrionale alla Bulgaria. Assente dalla Scandinavia, dal Peloponneso e dalle isole del Mediterraneo. Presenza nel Parco: è comune, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Distribuzione: dalla fascia collinare alla fascia montana. Periodo di volo: da luglio a settembre. Numero di generazioni: una generazione. Stadio di svernamento: uovo o larva. Piante nutrici prevalenti: Securigera varia. Habitat: ambienti prativi caldi su suoli argillosi. Altre informazioni: le larve sono accudite dalle formiche Tapinoma erraticum, Lasius alienus, Formica pratensis.
Descrizione: apertura alare: 24 – 34 mm. Parte superiore delle ali dei maschi blu con sottili bordi marginali neri. Parte inferiore delle ali senza macchie o ocelli all’interno della cella, in entrambe i sessi. Dimorfismo sessuale: parte superiore delle ali delle femmine con colore di fondo marrone e macchie postdiscali arancioni. Talvolta, si presenta nel sesso femminile con livrea azzurrata forma subapennina Turati. Periodo di sfarfallamento: giugno - luglio, ha una sola generazione annua. Habitat:margine di sentieri, radure di bosco, pendii erbosi, 500 – 2000 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte sulla parte inferiore delle foglie. Sverna allo stadio di larva. Le larve entrano in simbiosi con Myrmica specioides e Formica cinerea. Piante nutrici del bruco: Astragalus spp., Onobrychis spp. Distribuzione: Europa meridionale e Marocco. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 25 - 36 mm. Una delle più comuni farfalle europee: la parte superiore delle ali dei maschi ha un colore di fondo blu violaceo vivace con bordi marginali neri molto sottili e con corpo ricoperto da squame piliformi bianche; la parte inferiore ha colore di fondo bruno grigiastro chiaro con macchie nere e macchie marginali arancioni. La parte inferiore delle ali anteriori ha un ocello nero nella cella ed un getto basale blu. Dimorfismo sessuale: le femmine sono brune con lunule submarginali arancioni, usualmente ben definite su entrambe le ali, i maschi sono di color blu violaceo. Periodo di sfarfallamento: da luglio ad agosto con una o più generazioni annuali a seconda delle località. Habitat: montagne e pianure; prati umidi, sponde di ruscelli e torrenti, 0-2900 m. Stadi giovanili: il bruco è verde con una linea medio dorsale più scura e fianchi percorsi a livello degli stigmi da una fascia bianca. Sverna allo stadio di bruco, che trattiene rapporti di mirmecofilia con le formiche. Lo stadio di crisalide dura circa due settimane. Piante nutrici del bruco: Fabaceae (Lotus spp., Galega spp., Ononis spp., Medicago spp., Trifolium spp., Melilotus spp., Genista spp., Astragalus spp., Onobrychis spp., Anthyllis spp., Coronilla spp.). Distribuzione: paleartica: aree erbose di Europa, Nordafrica ed Asia temperata. Presenza nel Parco: è comune e localmente abbondante, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata. È il Licenide italiano più comune.
Descrizione: apertura alare: 24 – 34 mm. Parte superiore delle ali dei maschi con colore di fondo blu. Parte inferiore di entrambi i sessi senza macchie o ocelli all’interno della cella. Dimorfismo sessuale: parte superiore delle ali delle femmine con colore di fondo marrone. Periodo di sfarfallamento: maggio, poi luglio sino a settembre in due generazioni annue. Habitat: margini di strade con buona esposizione, radure assolate di boschi, 0-1500m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte sulle foglie. Le larve si nutrono della cuticola della foglia, lasciando le principali venature, della foglia stessa, intatte. Sverna allo stadio di piccola larva. Le larve entrano in simbiosi con Lasius alienus, Myrmica scabrinodis, Tapinoma erraticum. Piante nutrici del bruco: Onobrychis spp. Distribuzione: Europa centro-meridionale. Presenza nel Parco: è nota per un numero limitato di località, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 20 - 24 mm. La parte superiore dei maschi è blu pallido. Una serie di marcate macchie submarginali arancioni sulla parte inferiore delle ali posteriori, solo negli spazi da 1 a 5. Frange a scacchiera. Dimorfismo sessuale: la parte superiore delle femmine marrone molto scuro con sfumature blu scuro nell’area basale e spesso in quella discale. Periodo di sfarfallamento: da giugno a settembre con due generazioni annuali. Habitat: siepi e boschi, 100-2000 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte sui fiori. I bruchi trattengono rapporti di mirmecofilia con le formiche. Sverna allo stadio di crisalide. Piante nutrici del bruco: timo e altre Lamiaceae (Thymus spp., Satureja spp., Lavandula spp., Mentha spp.). Distribuzione: diffusa in Europa occidentale, coste orientali dell’Italia e Repubblica Ceca occidentale. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa nelle praterie seminaturali, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 34 – 36 mm. Parte superiore delle ali con colore di fondo bruno. Presenta una corta banda submarginale arancione all’apice della quale è presente una macchia grigia ed una nera vicino alla corta coda sulla parte inferiore delle ali posteriori. Parte inferiore delle ali con colore di fondo grigio pallido–marrone. Entrambe i sessi sono attratti da fiori di Achillea e di Thymus. Dimorfismo sessuale: le femmine hanno nell’apice dell’addome un ciuffo nero. Periodo di sfarfallamento: da giugno ad agosto, con una generazione annuale. Habitat: boscaglia termofila, fino a 2000 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte sulle giunzioni staminali; subito dopo la deposizione delle uova, le femmine usano i ciuffi del loro scuro addome per ricoprire le uova bianche, rendendole così meno visibili. Sverna allo stadio di uovo. Piante nutrici del bruco: prugnoli (Prunus spinosa). Distribuzione: Europa centro orientale. Assente dal Portogallo, dall’Italia meridionale e dalle isole del Mediterraneo. Presenza nel Parco: è conosciuta per poche località, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie poco comune ma non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 32 - 36 mm. La parte inferiore delle ali posteriori presenta una serie di macchie submarginali arancioni-rosse bordate di nero su entrambe i lati con una sottile linea marginale bianca. Ali con colore di fondo marrone scuro (più pallido negli esemplari più vecchi) su entrambi i lati. Gli adulti sono attratti dai fiori di Thymus spp. e Sambucus ebulus. Dimorfismo sessuale: quasi assente. Periodo di sfarfallamento:da giugno ad agosto, con una generazione annuale. Habitat: boscaglie termofile, fino a 1600 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte in prossimità di boccioli. Sverna allo stadio di uovo. I bruchi tengono rapporti di mirmecofilia con formiche: Camponotus aethiops, Crematogaster spp. Piante nutrici del bruco: prugnoli e querce (Quercus spp.). Distribuzione: Europa centrale e meridionale. Assente dalla Gran Bretagna, dalla Corsica, dalla Sardegna, dalla Sicilia e da Creta. Presenza nel Parco: è specie abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: Apertura alare: 36 – 45 mm. Parte superiore delle ali con colore di fondo marrone scuro. Parte inferiore delle ali posteriori con due sottili strisce bianche che delimitano l’area discale solitamente di colore arancione più marcato. Dimorfismo sessuale: la femmina presenta due ampie macchie arancioni sulla parte superiore delle ali anteriori ed è leggermente più grande. Periodo di sfarfallamento: da fine luglio a inizio settembre con una generazione annuale. Habitat: boschi decidui o spazi aperti ad alta concentrazione di pruni, 50 – 1500 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte, spesso a coppie, su giovani piante, principalmente sulle giunzioni di gambi o rami. Sverna allo stadio di uovo. Le larve entrano in simbiosi con Lasius niger. Piante nutrici del bruco: Prunus spinosa. Distribuzione: Europa e Asia. Presenza nel Parco: è specie rara, nota per pochissime località. La specie è inserita nell’allegato A della L.R. Toscana 56/2000.
Distribuzione: dalla fascia planiziale alla fascia alpina. Periodo di volo: da giugno ad ottobre, gli individui svernanti ricompaiono a marzo. Numero di generazioni: una generazione. Stadio di svernamento: adulto. Piante nutrici prevalenti: Ortica (Urtica dioica), Parietaria officinalis, Luppolo (Humulus lupulus). Habitat: ambienti prativi soleggiati, margini dei boschi, campagne alberate, giardini urbani. Altre informazioni: gli adulti di pianura trascorrono i mesi più caldi in estivazione, ricomparendo a settembre-ottobre.
Descrizione: apertura alare: 42 - 49 mm. Livrea di color arancione con tacche gialle e nere quadrangolari ed una caratteristica serie marginale di macchie azzurre. Presenta una punta sporgente lungo il margine delle ali posteriori ed un’estesa macchia basale scura. Questa caratteristica, oltre ad una macchia in meno sull’ala anteriore, la distingue dalla Nymphalis polychloros (Vanessa multicolore) con la quale può essere confusa. Parte inferiore delle ali anteriori con l’area postdiscale ampiamente giallastra in contrasto con l’area basale nera. Dimorfismo sessuale: i sessi sono molto simili. Periodo di sfarfallamento: da marzo a ottobre, con una o due generazioni annuali. Habitat: incolti, sentieri, margini di strade e di prati dal piano basale all’alta montagna. Stadi giovanili: spesso sverna allo stadio di farfalla, per cui è tra le prime farfalle a comparire; i bruchi, neri con fasce gialle e spinosi, si sviluppano in affollate colonie. Le uova vengono deposte in gruppi sulla parte inferiore della foglia. In comune con molti altri Vanessidi, una grande percentuale di larve vengono perse a causa del parassitismo operato dai ditteri. Piante nutrici del bruco: Urtica dioica. Distribuzione: paleartica. Presenza nel Parco: è nota per un numero limitato di località, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie minacciata dalla progressiva riduzione e degrado delle praterie di altitudine causati dai rimboschimenti, dall’abbandono dei pascoli e dagli ungulati selvatici.
Descrizione: apertura alare: 60 – 65 mm. Farfalla di colore bruno-arancio con riflessi, nel maschio, blu-viola iridescenti, con bande bianche. Simile ad Apatura iris, differisce per la presenza di un’orlatura arancione sulla macchia nera dell’ala anteriore e per gli apici delle antenne arancioni-marroni e non neri. Sulla parte superiore delle ali anteriori ocello postdiscale nero ben definito. Parte inferiore delle ali posteriori grigio-marrone o arancione con o senza una sottile banda discale biancastra che è debolmente dentata. Ali anteriori con un largo ocello postdiscale nero. Dimorfismo sessuale: nelle femmine non sono presenti i riflessi violetti. Periodo di sfarfallamento: da maggio a settembre con una o due generazioni annuali. Habitat: boschetti ripariali di salici e pioppi e boschi ombrosi di pianura e media montagna. Boschi radi e caldi. Da 300 a 1300 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte sulla parte superiore delle foglie. Sverna allo stadio di bruco alla terza muta. Il bruco alla seconda muta è verde chiaro con due bande trasversali gialle ai fianchi, con due prolungamenti cefalici bordati di nero, simili a corna. L’ultimo segmento si presenta biforcuto. Il bruco tesse un bozzolo di seta al centro della foglia, muovendosi solo per nutrirsi; i suoi movimenti sono molto simili ad una foglia mossa dal vento, da cui deriva il nome del genere apatén (dal greco) che significa “nascondersi”. La crisalide in primavera assomiglia invece ad una fogliolina verde appesa ad un ramo. Piante nutrici del bruco: Salix caprea, S. appendiculata, S. alba, Populusspp. Distribuzione: Europa centro orientale. Assente dalla Bretagna, dall’Olanda, dalla Germania settentrionale, dalla Polonia e dalla Scandinavia. Presenza nel Parco: è rara, nota solo per tre località, due sul versante toscano e una su quello romagnolo. Specie legata alla vegetazione ripariale del medio e basso corso dei fiumi, inserita nell’allegato A della L.R. Toscana 56/2000 e nell'allegato IV della direttiva Habitat 92/43/CEE.
Descrizione: apertura alare: 55 - 65 mm. Differisce dall’A. paphia, oltre che per le dimensioni leggermente più piccole, per la presenza di macchie argentate sulla parte inferiore delle ali posteriori. Sempre inferiormente, le ali posteriori non presentano ocelli postdiscali ed hanno colore di fondo verde oliva. Dimorfismo sessuale: le femmine sono più pallide dei maschi. Periodo di sfarfallamento: da maggio ad agosto, con una generazione annuale. Habitat: boscaglia termofila submontana, talvolta fino a 2300 m. Stadi giovanili: le uova vengono lasciate su entrambe le superfici delle foglie della pianta nutrice; lo stadio di uovo dura dalle due alle tre settimane. I bruchi ibernano precocemente e si trasformano in crisalidi solo nella primavera successiva. I bruchi maturi hanno una colorazione scura con una fascia gialla e macchie rosse; in totale compie fino a cinque mute. Le crisalidi vengono poste su robusti fusti vicino al terreno, a testa in giù; questo stadio dura dalle quattro alle cinque settimane. Piante nutrici del bruco: Viola spp. Distribuzione: paleartica: comune in Europa, assente dalle isole del Mediterraneo, eccetto la Sicilia. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 55 - 65 mm. Differisce dall’A. paphia, oltre che per le dimensioni leggermente più piccole, per la presenza di macchie argentate sulla parte inferiore delle ali posteriori. Sempre inferiormente, le ali posteriori non presentano ocelli postdiscali ed hanno colore di fondo verde oliva. Dimorfismo sessuale: le femmine sono più pallide dei maschi. Periodo di sfarfallamento: da maggio ad agosto, con una generazione annuale. Habitat: boscaglia termofila submontana, talvolta fino a 2300 m. Stadi giovanili: le uova vengono lasciate su entrambe le superfici delle foglie della pianta nutrice; lo stadio di uovo dura dalle due alle tre settimane. I bruchi ibernano precocemente e si trasformano in crisalidi solo nella primavera successiva. I bruchi maturi hanno una colorazione scura con una fascia gialla e macchie rosse; in totale compie fino a cinque mute. Le crisalidi vengono poste su robusti fusti vicino al terreno, a testa in giù; questo stadio dura dalle quattro alle cinque settimane. Piante nutrici del bruco: Viola spp. Distribuzione: paleartica: comune in Europa, assente dalle isole del Mediterraneo, eccetto la Sicilia. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 46 - 60 mm. Simile all’A. adippe superiormente, ma con nervature nere anziché brune. Parte inferiore delle ali posteriori con un punto bianco argentato con centro scuro all'interno della cella. Sempre inferiormente, ali posteriori con ocelli postdiscali ampiamente cerchiati di marrone rossastro e molto irregolari in taglia e numerose macchie bianco argentate che nella comune forma ‘eris’ sono giallognole. Parte superiore delle ali con lunule marginali sagittate nere che spesso raggiungono la linea marginale nera. Dimorfismo sessuale: parte superiore delle ali delle femmine più o meno soffuse di grigio-violetto. Periodo di sfarfallamento: da giugno ad agosto, con una generazione annuale. Habitat: prati e radure montane dal piano submontano a quello montano, da 400 a 1200 m, avvistata anche ad altitudini maggiori fino a 2500 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte sulla vegetazione morta vicino alle piante nutrici. L’ibernazione avviene sotto forma di bruco. Il bruco spesso resta in esposizione al sole su pezzi di albero caduti o su vegetazione morta. Piante nutrici del bruco: Viola spp. e piantaggini. Distribuzione: comune nella maggior parte d’Europa, assente dalla Gran Bretagna, dall’Irlanda, dalla Scandinavia centrale e meridionale, dalle aree nord-occidentali dell’Europa, dalle isole del Mediterraneo e dall’Africa nord-occidentale. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie minacciata dalla progressiva chiusura delle praterie seminaturali, a causa dei rimboschimenti delle zone aperte e dell’abbandono dei pascoli.
Descrizione: apertura alare: 30 – 44 mm. Le parti inferiori delle ali sono giallastre ed aranciate con una doppia linea di punti neri sul bordo delle ali anteriori. Parte inferiore delle ali posteriori con metà basale verde giallastra e l’area postdiscale marrone-lillà o marrone-rosso scuro. Sulla parte superiore delle ali posteriori distinte macchie marginali nere. Ali arrotondate. Colori brillanti su entrambe le parti. Dimorfismo sessuale: la femmina è di dimensioni maggiori. Periodo di sfarfallamento: da giugno ad agosto, con una generazione annuale. Habitat: prati e radure dalla zona basale alla media montagna, fino a 1700 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte sulla parte superiore delle foglie. I bruchi spesso restano sulla parte superiore delle foglie. Sverna allo stadio di uovo o di piccola larva. Piante nutrici del bruco: Rubus fruticosus, R. idaeus. Distribuzione: Europa centro meridionale. Assente dalle isole del Mediterraneo eccetto la Sicilia. Presenza nel parco: è abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Distribuzione: dalla fascia collinare alla fascia alpina. Periodo di volo: da aprile ad agosto (una generazione) o settembre (due generazioni). Numero di generazioni: 1-2 generazioni. Stadio di svernamento: larva. Piante nutrici prevalenti: diverse specie del genere Viola . Habitat: margini e radure dei boschi, soprattutto di latigoglie.
Descrizione: apertura alare: 30 – 44 mm. Le parti inferiori delle ali sono giallastre ed aranciate con una doppia linea di punti neri sul bordo delle ali anteriori. Parte inferiore delle ali posteriori con metà basale verde giallastra e l’area postdiscale marrone-lillà o marrone-rosso scuro. Sulla parte superiore delle ali posteriori distinte macchie marginali nere. Ali arrotondate. Colori brillanti su entrambe le parti. Dimorfismo sessuale: la femmina è di dimensioni maggiori. Periodo di sfarfallamento: da giugno ad agosto, con una generazione annuale. Habitat: prati e radure dalla zona basale alla media montagna, fino a 1700 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte sulla parte superiore delle foglie. I bruchi spesso restano sulla parte superiore delle foglie. Sverna allo stadio di uovo o di piccola larva. Piante nutrici del bruco: Rubus fruticosus, R. idaeus. Distribuzione: Europa centro meridionale. Assente dalle isole del Mediterraneo eccetto la Sicilia. Presenza nel parco: è abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 32 – 42 mm. Farfalla di medie dimensioni. Parte superiore delle ali con colore di fondo arancione pallido con bande leggermente più scure. Parte superiore delle ali posteriori con la banda postdiscale che presenta piccole macchie scure come le altre specie appartenenti al genere. Dimorfismo sessuale: assente, ma la femmina ha dimensioni superiori al maschio. Periodo di sfarfallamento: da maggio a giugno con una generazione annuale. Habitat: spazi aperti, pendii erbosi dominati da arbusti bassi, ambienti di prateria e radure in mezzo ai boschi, da 300 a 1000 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte in gruppi sulla parte inferiore della foglia. Le larve si nutrono e svernano in bozzoli di seta. Piante nutrici del bruco: Succisa pratensis, Scabiosa columbaria, Cephalaria leucantha, Knautia arvensis, Plantago media, Lonicera peryclimenum. Distribuzione: Francia meridionale e Italia settentrionale. Presenza nel Parco: nel Parco è specie rara, nota per poche località, sul versante toscano e una su quello romagnolo. Specie minacciata dalla progressiva riduzione delle praterie seminaturali a causa dei rimboschimenti delle zone aperte e dell’abbandono dei pascoli. È elencata nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE.
Descrizione: apertura alare: 60 - 65 mm. Parte superiore delle ali con colore di fondo rosso mattone con bordi tendente al brunastro. Gli angoli sono ornati da quattro vistose macchie variopinte a forma di occhio. Queste macchie, dette ocelli, hanno una funzione protettiva contro i predatori. Parte inferiore delle ali con colore di fondo bruno-nerastro per facilitare il mimetismo. La Vanessa Io deve il suo nome a Io, sacerdotessa di Giunone, che per la sua eccezionale bellezza attirò l’attenzione e gli sguardi di Giove. Dimorfismo sessuale: le femmine sono leggermente più grandi dei maschi. Periodo di sfarfallamento: da luglio a settembre con una o due generazioni, svernando poi nell’inverno e riapparendo sino al maggio successivo. Habitat: prati fioriti, orti, giardini e lungo sentieri. Stadi giovanili: sverna allo stadio di farfalla, per cui è tra le prime farfalle a comparire; ad inizio primavera, depone gruppi di circa 500 uova alla volta. I bruchi, che nascono dopo circa una settimana, sono neri e spinosi, con una serie di puntini bianchi su ogni segmento, fornito di sei file di aculei dorsali. Le larve gregarie sono facilmente osservabili in maggio su ortica, queste danno luogo agli adulti in luglio. Piante nutrici del bruco: ortica e luppolo. Distribuzione: paleartica: zone temperate dell’Europa e dell’Asia, fino al Giappone. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 38 – 46 mm. Farfalle di taglia media. Superiormente simile all’A. niobe, anche se di taglia minore, mentre sul lato inferiore le macchie argentate sono di maggiori dimensioni e distribuite diversamente. Il lato superiore è arancione con disegni neri in entrambe i sessi e con una doppia linea nera lungo il margine alare. Presenta ali angolari con margine delle ali anteriori concave in modo distinto. Dimorfismo sessuale: assente. Periodo di sfarfallamento: da marzo all’autunno, con due o tre generazioni annuali. Habitat: prati e radure dal piano basale fino a quote elevate, arriva fino a 2700 m. Stadi giovanili: le uova vengono lasciate singolarmente sulle foglie della pianta nutrice. Il bruco, nero con spine brune, è macchiato di bianco e presenta una doppia fascia bianca al di sotto del dorso. Spesso i bruchi si fermano in posizione di riposo su pietre, cortecce o piante. Le crisalidi vengono appese vicino al terreno su steli delle piante nutrici o sulla parte inferiore delle foglie. La colorazione delle crisalidi è variabile: verde grigiastro lucido e uniforme oppure marrone con macchie bianche sul dorso, in entrambe i casi, ricorda il dorso di un uccello. Può svernare in tutti gli stadi. Piante nutrici del bruco: Viola spp. Distribuzione: paleartica: comune in Europa, raramente migra in Inghilterra. Presente anche in Africa settentrionale e Asia temperata fino alla Cina occidentale. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 44 - 56 mm. Parte superiore delle ali con colore di fondo bruno arancione con grandi macchie arancioni ocellate: ali anteriori con un grosso ocello apicale con pupilla ed ali posteriori con due o tre ocelli ben sviluppati, anch’essi con pupilla. Inferiormente, le ali anteriori ripetono gli stessi motivi della pagina superiore, mentre quelle posteriori evidenziano una trama di screziature rocciose, che assicurano un efficace mimetismo ad ali chiuse. Dimorfismo sessuale: le ali delle femmine hanno un colore di fondo più chiaro, con sfumature arancioni più ampie rispetto ai maschi. Periodo di sfarfallamento: nelle regioni settentrionali da metà giugno a fine agosto con una generazione annuale; nelle regioni meridionali da fine aprile a fine settembre con due generazioni annuali. Habitat: prati aridi e radure boschive, dal piano basale all’alta montagna fino a 1800 m. Stadi giovanili: sverna allo stadio di bruco. Piante nutrici del bruco:Poaceae (Poa spp., Festuca spp., Calamagrostis spp., Glyceria fluitans, Deschampsia flexuosa, Hordeum spp.). Distribuzione: paleartica: diffusa in Nord Africa ed in quasi tutta Europa, eccetto la Gran Bretagna, la Germania nord-orientale, la Danimarca, la Finlandia settentrionale, le Isole Baleari, la Corsica, la Sardegna e Creta. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 40 - 48 mm. Farfalla di medie dimensioni, caratterizzata da una livrea arancione con un reticolo di disegni marroni. Superiormente, le ali anteriori mostrano un grosso ocello apicale con pupilla, le posteriori quattro ocelli posdiscali, anch’essi con pupilla. Inferiormente, le ali anteriori ripetono gli stessi motivi della pagina superiore, mentre, le ali posteriori, evidenziano una trama di disegni confusi tra i quali si individua una serie di ocelli cerchiati di bruno. Dimorfismo sessuale: i maschi differiscono dalle femmine per la presenza di una macchia androconiale pelosa e per le macchie arancioni molto meno accentuate rispetto alle femmine sulle ali anteriori, parte superiore. Periodo di sfarfallamento: da inizio marzo ad ottobre, a seconda della località e l’altitudine, con due o tre generazioni annuali. Habitat: boscaglie termofile dal fondovalle fino a 1500 m. Stadi giovanili: le uova, sferiche, vengono deposte singolarmente. Questa fase dura circa dieci giorni. Il bruco, a vita notturna, è di colore verde bluastro con linee longitudinali biancastre. L’inverno viene trascorso allo stadio larvale. Compiono in totale tre mute e gli individui non svernanti durano in questo stadio circa quattro settimane. La crisalide, verde, è appesa a testa in giù e dura circa due settimane. Piante nutrici del bruco: Poaceae (Bromus spp., Poa spp., Festuca spp., Agrostis spp., Dactylis glomerata). Distribuzione: paleartica: diffusa in Nord Africa ed in quasi tutta Europa, eccetto la Danimarca, l’Estonia e la Finlandia. Presenza nel Parco: è ben diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 50 – 60 mm. Simile per colorazione a Neptis rivularis, ma con diversa disposizione delle macchie. Meno comune. Il lato inferiore presenta il margine interno delle ali posteriori soffuso di azzurro pallido ed una caratteristica serie di macchie nere lungo il margine esterno. Presenta ali anteriori larghe. Parte superiore senza lunule submarginali rossastre. Una doppia serie di macchie nere postdiscali e submarginali sulla parte inferiore delle ali posteriori. Parte inferiore con colore di fondo arancio-marrone. Parte superiore con colore di fondo marrone scuro. Gli adulti sono particolarmente attratti dai fiori di rovo. Dimorfismo sessuale: le femmine sono più grandi e con colori leggermente più pallidi dei maschi. Periodo di sfarfallamento: da giugno ad agosto, con una generazione annuale. Habitat: boschi ombrosi (ostriete e faggete) fino alla media montagna sotto i 1000 m. Stadi giovanili: le uova sono lasciate singolarmente sulla superficie superiore delle foglie della pianta nutrice. Il bruco è verde nella parte superiore e bruno in quella inferiore, con due serie di spine brune sul dorso e con testa spinosa bruna. Sverna allo stadio di piccola larva all’interno di un bozzolo formato dalle foglie, appeso alla pianta nutrice. Piante nutrici del bruco: Caprifoliaceae (Lonicera spp.). Distribuzione: paleartica: diffusa in Europa e nell’Asia temperata fino al Giappone, assente dall’Italia meridionale e dalle isole del Mediterraneo. Presenza nel Parco: è abbastanza frequente nei boschi umidi di fondovalle, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 45 – 55 mm. Parti superiori nere con vistose macchie rettangolari bianche e una serie marginale di piccole chiazze blu. Le inferiori, hanno colore di fondo rossiccio con una fascia basale grigia e una larga banda centrale bianca. Le ali, sotto una certa angolazione dei raggi solari, assumono bellissime tinte azzurro-verdastre. Dimorfismo sessuale: femmina leggermente più grande. Periodo di sfarfallamento: nelle regioni settentrionali da metà giugno ai primi di agosto con una generazione annuale; nelle regioni mediterranee da metà maggio a giugno e da metà luglio ad agosto con due generazioni annuali. Habitat: luoghi asciutti e rocciosi o boscaglie, da 0 a 1600 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte singolarmente sulla superficie delle foglie di cui la larva si nutre. Ne fuoriesce una larva, grigiastra e pelosa, che comincia a mangiare la foglia, rintanandosi in una sorta di rifugio, che diverrà il luogo dell’ibernazione invernale, denominato hibernaculum. Questo verrà abbandonato dal bruco ai primi tepori primaverili. In febbraio-marzo la larva si ridesta, cominciando a nutrirsi dei primi germogli. Con le mute, il dorso diventa verde e ricoperto di bitorzoli spinosi, il ventre più chiaro, la testa scura. A fine aprile si appende a testa in giù, al riparo di qualche ciuffo di foglie, trasformandosi in una crisalide marrone scura, caratterizzata da una vistosa prominenza dorsale. Verso i primi di maggio emergeranno gli adulti della prima generazione. Piante nutrici del bruco: Lonicera periclymenum, L. etrusca, L. implexa, L. xylosteum, L. alpigena, L. nummulariifolia, L. caprifolium. Distribuzione: Europa centrale e meridionale. Presenza nel parco: è abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 34 – 46 mm. Molto variabile per taglia e colori. Doppie linee marginali nere tra le lunule marginali bianche e le frange, sulla parte inferiore delle ali posteriori. Parte inferiore delle ali posteriori con la doppia linea marginale nera riempita di bianco o biancastro, dello stesso colore delle lunule marginali adiacenti. Linea discale nera spesso completa e grossa sulla parte superiore di entrambe le ali. Sulla parte superiore macchie nere usualmente complete. Estremità dei palpi nera da sotto fino alla fine. Lunule submarginali nere nello spazio 2 molto prominenti sulla parte inferiore delle ali anteriori. Parte superiore macchiata di nero spesso leggermente irregolare e grossa. Dimorfismo sessuale: quasi assente. Periodo di sfarfallamento: da maggio a settembre, con una generazione annuale. Habitat: prati e radure dalla bassa alla media montagna, fino a 2200 m. Stadi giovanili: le uova sono deposte in gruppi sulla parte inferiore della foglia. Il bruco si nutre e vive in siti di seta. Le crisalidi sono attaccate alla pianta o poste vicino al terreno. Piante nutrici del bruco: Plantago spp., Veronica spp., Melampyrum spp., Digitalis spp. Distribuzione: paleartica: assente dalle isole del Mediterraneo. Specie molto comune e diffusa. Presenza nel Parco: è comune, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 34 - 46 mm. Parte superiore delle ali con colore di fondo arancione con macchie nere. Parte inferiore delle ali posteriori con doppie linee marginali nere tra le lunule marginali bianche e le frange. Più piccola di M. athalia, ma di colorazione analoga. Queste due specie non sono facilmente distinguibili tra loro se non attraverso l’esame dei genitali interni. Dimorfismo sessuale: le femmine hanno le ali anteriori più allungate rispetto ai maschi e la banda marginale e le macchie basali delle ali posteriori (parte inferiore) bianco-argentate invece che giallastre come nei maschi. Periodo di sfarfallamento: da giugno a luglio, con una generazione annuale. Habitat: prati e radure della bassa montagna sotto i 1000 m. Stadi giovanili: le uova sono deposte in gruppi sulla parte inferiore della foglia. Le larve si nutrono e svernano in gruppi. Piante nutrici del bruco: Plantago lanceolata. Distribuzione: Europa centro-orientale. Assente dalla Gran Bretagna, dall’Olanda, dalla Scandinavia, dall’Italia meridionale e dalla Macedonia. Presenza nel Parco: specie scoperta nel Parco nel 2012, in una sola località sul versante romagnolo. Probabilmente rara, legata alle praterie seminaturali ben conservate, considerata Near Threatened nell’European Red List of Butterflies (van Swaay et al., 2010).
Descrizione: apertura alare: 34 - 43 mm. Parte superiore delle ali con colore di fondo arancione chiaro con macchie marrone scuro. Parte inferiore delle ali posteriori con due punti neri all'interno della fascia parallela al margine alare. Ali posteriori con macchie nere marcate nella banda arancione submarginale, visibile su entrambi i lati. Parte inferiore delle ali posteriori con le lunule nere convesse lungo una parte e concave lungo l’altra parte della banda submarginale arancione. Dimorfismo sessuale: le femmine sono più grandi dei maschi ed hanno ali con colore di fondo arancione pallido, quasi giallastro. Presentano, superiormente, ali posteriori con macchie postdiscali circolari nere più grandi dei maschi. Periodo di sfarfallamento: da aprile a settembre, con una generazione annuale. Habitat: prati aridi dalla bassa all’alta montagna, 0-2000 m. Stadi giovanili: le uova sono lasciate in gruppi sulla parte inferiore delle foglie. I piccoli bruchi, neri e spinosi con teste rosso scure, compiono fino a sei mute per poi svernare all’interno di bozzoli di seta. Le crisalidi si sviluppano sul terreno alla base della pianta nutrice in 2 o 3 settimane. L’adulto vive al massimo 3 settimane. Piante nutrici del bruco: Plantago spp., Centaureaspp., Veronica spicata. Distribuzione: paleartica: dal Nord Africa all’Europa. Assente dalle isole del Mediterraneo, eccetto Sicilia e Corfù. Presenza nel Parco: è nota per un numero limitato di località, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non frequente ma non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 34 – 46 mm. Il maschio è arancione vivace con disegni neri ben marcati. Macchie circolari marginali nere sulla parte inferiore delle ali posteriori. Macchie circolari o quadrate marginali nere, usualmente ben definite, sulla parte superiore. Parte superiore con macchie submarginali nere non collegate al bordo marginale nero. Il lato inferiore delle ali anteriori è arancione pallido con macchie nere, mentre quello delle ali posteriori è prevalentemente color crema con disegni neri e arancioni. Le antenne sono fortemente clavate. È molto variabile come colorazione anche se si riconosce per la presenza, nella parte inferiore delle ali, di una larga fascia arancione parallela al margine delle ali posteriori. Dimorfismo sessuale: le femmine sono in genere più grandi e più pallide. Periodo di sfarfallamento: da maggio a settembre, con due o tre generazioni annuali. Habitat: luoghi aridi fino a 2300 m. Stadi giovanili: le uova sono deposte in gruppi. Il bruco, spinoso, è bianco con linee nere e macchie arancioni sul dorso. Sverna allo stadio di piccolo bruco, spesso in gruppo, al riparo fornito da foglie o piante morte. Le larve mature riposano spesso sulla cima di steli d’erba che assieme alle pietre sono i siti favoriti per le crisalidi. Piante nutrici del bruco: Linaria spp., Plantago spp., Veronica spp., Digitalis spp., Stachys recta, Valeriana spp., Verbascum thapsus. Distribuzione: paleartica: diffusa in Europa, Nordafrica e Asia temperata. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 34 – 48 mm. Parte superiore delle ali con colore di fondo arancione con reticolato di linee e fasce nere molto variabili. Parte inferiore bianco crema con fascia submarginale, dell’ala posteriore, gialla con macchie arancioni. Molto simile a M. cinxia, si distingue per l’assenza di macchie nere sulla parte superiore delle ali posteriori. Dimorfismo sessuale: assente. Periodo di sfarfallamento: da metà aprile a metà giugno e da fine giugno a inizio settembre, con due generazioni annuali. Habitat: variabile, sia caldi e aridi prati aperti che sotto cespugli e boscaglia, 0 – 1900 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte in gruppi sulla parte inferiore delle foglie. La piccola larva vive in bozzoli di seta, prima e dopo lo svernamento, nutrendosi delle foglie. Il dorso della larva è di colore nero con macchie bianche, i lati arancioni ricoperti di spine biancastre. La crisalide, solitamente la si trova sul terreno alla base delle piante nutrici. Piante nutrici del bruco: Centaurea spp. Distribuzione: Paleartica: diffusa in Europa centro meridionale, Nordafrica e Asia temperata. Presenza nel Parco: è nota per un numero limitato di località, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non frequente ma non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 34 – 46 mm. Parte inferiore delle ali posteriori bianco crema con bande trasversali rosse arancioni uniformi e macchie nere. Macchie marginali nere usualmente triangolari sulla parte inferiore delle ali posteriori. Lunule submarginali nere saggitate o a forma di mezzaluna, di solito sottili, sulla parte superiore. Dimorfismo sessuale: parte superiore delle femmine spesso con contrasti di bande giallo-arancioni e arancioni. Periodo di sfarfallamento: da maggio ad agosto con due generazioni annuali. Habitat: ghiaioni e prati aridi soprattutto dell’area submontana, fino a 1700 m. Stadi giovanili: i piccoli bruchi si nutrono e svernano in siti di seta. I bruchi maturi vivono in gruppi restando sulla parte superiore delle foglie della pianta nutrice. Spesso le crisalidi si trovano su fili d’erba o alla base di pietre. Alcune larve trovate in agosto hanno dato gli adulti in settembre, facendo supporre una presumibile terza generazione. Piante nutrici del bruco: verbaschi (Verbascum nigrum, V. chaixi, V. thapsus). Distribuzione: sud europea o circum mediterranea. Assente dalle isole del Mediterraneo. Presenza nel Parco: è conosciuta per poche località, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie poco comune ma non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 62 – 75 mm. Dalle ali marroni - violacee superiormente con una serie di macchie submarginali blu. Bordi gialli (il bordo alare è bianco negli esemplari svernanti) e di un color bruno scuro, mimetico, inferiormente. L’adulto, molto diffidente, ama posarsi sui rami spezzati e sulle ferite degli alberi per suggerne la linfa. Un potente migrante, che si allontana dal terreno natio subito dopo la nascita. Di solito sono presenti in piccoli gruppi o singolarmente. Attratto da frutta in fermentazione, dalla linfa degli alberi e da vegetali ricchi di nettare. Specie in ibernazione sono state trovate su fiori di salici. Il margine alare degli esemplari svernanti assume una colorazione bianca anziché gialla. Dimorfismo sessuale: nella femmina non sono presenti le numerose macchie postdiscali blu. Periodo di sfarfallamento: da giugno ad agosto, è presente già da marzo con esemplari svernanti, con una generazione annuale. Habitat: boschetti ripariali di salici e pioppi e boschi ombrosi di pianura e media montagna, fino a 2000 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposti a gruppi sui rami delle piante nutrici. Il bruco è nero e spinoso con macchie rosse sul dorso. Presenta numerosi puntini bianchi su tutto il corpo. Sverna allo stadio adulto. Piante nutrici del bruco: salici, betulle e pioppi (Salix spp., Betula spp., Populus spp.). Distribuzione: Europa centrale ed orientale. Assente dalla Spagna meridionale. Presenza nel Parco: è nota per un numero limitato di località, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie poco frequente ma non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 54 - 64 mm. Parte superiore delle ali anteriori con colore di fondo arancione scuro con macchie nere e zone più chiare. Margine nero delle ali posteriori, parte superiore, con una sottile linea blu scura e colore di fondo bruno-arancione scuro con una macchia nera sul margine superiore interno. Parte inferiore delle ali posteriori, con colorazione criptica, brunastra marmorizzata, con una piccola macchia chiara a forma di C al centro. Dimorfismo sessuale: la femmina è più grande del maschio. Periodo di sfarfallamento: da giugno a settembre, ma è presente già da marzo con esemplari svernanti. Habitat: boschetti ripariali di salici e pioppi e boschi ombrosi di pianura e media montagna; prati e radure aperte dalla pianura all’alta montagna. Stadi giovanili: le uova, verdi chiare e delicatamente costolate, vengono deposte in forma di manicotti attorno ad una rametto sottile, in genere vicino ad un ciuffo di foglie. Ne schiudono bruchi biancastri e pelosi, che dopo la prima muta acquistano un aspetto del tutto diverso. Il corpo è irto di spine arancioni, peloso e bruno scuro, con qualche linea biancastra. Vivono insieme fino alle ultime mute, costruendo fitti “nidi” di seta ove si riparano fin quando sono piccoli. A maturità si disperdono sulla pianta ospite, dopodiché si incrisalidano appesi ai rametti più piccoli, o anche a notevole distanza dalla pianta. La crisalide, come quella di tutti i Ninfalidi, pende a testa in giù, è brunastra chiara, col dorso percorso da piccole creste e spine. Piante nutrici del bruco: salici, olmi, pioppi e alberi da frutto (Ulmus minor, Celtis australis,Salix caprea, Pyrus spp., Malus spp.). Distribuzione: paleartica: centro e sud Europa, Nord Africa, a est fino alla Cina e Tibet. Nel Nord Europa giunge occasionalmente come migratrice, ma non si riproduce. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 45 - 50 mm. La livrea è variabile a seconda della generazione: la prima è più chiara della seconda; parte superiore delle ali con colore di fondo arancione con macchie nere e marrone scuro. Presenta ali dentellate e smarginate. Come tutte le Vanesse, è quasi invisibile ad ali chiuse per la colorazione imitante la corteccia degli alberi. Parte inferiore delle ali posteriori con una evidente macchia discoidale bianca a forma di C. Dimorfismo sessuale: assente. Periodo di sfarfallamento: da giugno a settembre e, dopo aver svernato, ricompare sino al giugno successivo, quindi con due generazioni annuali. Habitat:giardini, siepi, prati fioriti, margini boschivi e frutteti da 200 a 1300 m. Stadi giovanili: sverna allo stadio di farfalla, per cui è tra le prime farfalle a comparire; le uova vengono deposte singolarmente sul bordo della superficie fogliare ed ogni femmina può deporre fino a 275 uova. A seconda della temperatura questa fase dura dalle due alle tre settimane; il bruco s’incrisalida da giugno a settembre. Il bruco, spinoso, è nero con linee bruno-arancioni ed un’ampia chiazza bianca sul dorso, e va incontro a quattro mute. La fase di bruco dura circa cinque settimane a seconda della temperatura. La crisalide è appesa a testa in giù da qualche stelo della pianta nutrice a imitare una foglia secca; questa fase dura circa due settimane. Piante nutrici del bruco: ortica e luppolo, ma anche salici, olmi, noccioli e pruni. Distribuzione: paleartica: è presente in Europa, nel Nordafrica e nell’Asia temperata fino al Giappone. È una delle poche specie la cui popolazione è in aumento. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 50 - 60 mm. Parte superiore delle ali con colore di fondo bruno scuro con una fascia rosso-arancio obliqua sulle ali anteriori ed un'altra dello stesso colore sul bordo esterno delle ali posteriori. Sempre superiormente, ali anteriori con all'apice macchioline bianche, delimitate internamente da una macchia bianca più larga e margini delle ali bordati fino a metà ala da macchie bluastre, sulle ali anteriori, mentre hanno una macchiolina blu all'apice del margine interno, su quelle posteriori. La parte inferiore delle ali posteriori presenta colorazione criptica, brunastro scuro, con ocelli e strisce nere. Dimorfismo sessuale: sessi simili, la femmina è più grande del maschio. Periodo di sfarfallamento: da marzo a ottobre, con due e fino a quattro generazioni annuali. Habitat:frequenta gli ambienti più svariati dal fondovalle fino ad alta quota. Stadi giovanili: adulti svernanti. Le uova sono deposte singolarmente sul margine o sull'apice di giovani foglie di ortica; sono verde smeraldo, brillanti e solcate da leggere costolature più chiare. Il bruco, nero e sparsamente peloso, sigilla i margini della foglia, in modo da chiuderla lungo i margini esterni. La livrea dei bruchi maturi è variabile: o completamente nera con una banda giallastra sui fianchi, o giallastro-ocracea, con una banda più chiara. In entrambi i casi il corpo è rivestito da una fitta spinosità tranne che sul capo, rivestito da peli rigidi. La ninfosi avviene all'interno della foglia, dando luogo ad una crisalide grigio scura, col dorso cosparso da piccole macchie metalliche, bluastre o bronzee, il capo ed il dorso più arrotondati che non negli altri Vanessini. Piante nutrici del bruco: ortica (Urtica dioica) e talvolta luppolo. Distribuzione: cosmopolita: Europa, Nord Africa, Nord America, Asia minore, Canarie, America Centrale, Azzorre, Nuova Zelanda, Isole Hawaii. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 50 - 60 mm. Con la sua caratteristica colorazione nera ed arancione variata da macchie bianche questa farfalla è facilmente riconoscibile. Apice delle ali anteriori con macchie bianche. Parte inferiore delle ali posteriori con una serie di quattro o cinque macchie ocellate. Abilissima volatrice, è in grado di compiere grandi migrazioni spostandosi in primavera dall’Africa all’Europa centrale e settentrionale. Dimorfismo sessuale: assente. Periodo di sfarfallamento: da aprile ad ottobre con una o due generazioni annuali. Habitat: terreni aperti e soleggiati dal fondovalle alle quote più elevate, fino a 3000 m. Stadi giovanili: le uova sono deposte singolarmente, di solito sulla parte superiore delle foglie delle piante nutrici. Lo stadio di uovo può durare molto poco (fino a tre giorni) ed il ciclo vitale dalle cinque alle otto settimane in accordo con le condizioni ambientali. I bruchi sono nerastri, finemente macchiettati di bianco e con spine gialle e nere. Spesso i bruchi sono parassitati da specie appartenenti alla famiglia dei Braconidae. Le crisalidi presentano caratteristici punti lucenti. Lo sfarfallamento si accompagna con l’emissione di un liquido rosso sangue detto “meconio” (prodotto del metabolismo della crisalide). Piante nutrici del bruco: Cucurbitaceae, Asteraceae, Fabaceae, Vitaceae, Malvaceae, Brassicaceae, Boraginaceae. Distribuzione: cosmopolita: diffusa in gran parte del mondo, ad eccezione dell’Australia e della Nuova Zelanda. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
I Papilionidi sono una famiglia di farfalle di medie e
grandi dimensioni, che comprende circa 600 specie nel mondo di cui solo 11
presenti in Europa. Presentano in genere ali variopinte dalle forme molto
variabili, arrotondate o molto slanciate, ma sempre decisamente eleganti. La maggior parte vivono alle latitudini
tropicali e temperate. I colori sgargianti che queste farfalle mostrano sia
allo stadio larvale che da adulti servono spesso a segnalare ai predatori il loro
sapore sgradevole. Molte di queste farfalle infatti assumono sostanze tossiche dalle
loro piante larvali e le accumulano nelle parti più esterne del corpo,
rendendosi inappetibili ai predatori. Altra caratteristica dei Papilionidi sono
le lunghe code alari che molte specie presentano. La loro funzione non è stata
ancora del tutto chiarita, ma sembra possano servire a ingannare i predatori
durante il volo. Tra le specie del genere Ornithoptera,
diffuse nel sud-est asiatico e in Australasia, O. alexandrae è la più grande farfalla diurna esistente (fino a 31
cm di apertura alare nelle femmine). Nel Parco questa famiglia è rappresentata
da 4 specie.
Descrizione: apertura alare: 70 - 80 mm. La parte superiore ha ali anteriori con colore di fondo giallo pallido con sottili fasce trasversali a forma di V (in alcune varietà il colore di fondo è quasi bianco e le fasce nere sono molto più marcate); le ali posteriori hanno macchie blu che terminano dove iniziano le lunghe code, inoltre sul margine interno è presente una macchia ocellata arancione e azzurra. Dimorfismo sessuale: assente. Periodo di sfarfallamento: da marzo a settembre con una o più generazioni annuali in accordo con la latitudine. Habitat: foreste e pianure, ambienti aperti e soleggiati dalla pianura alla media montagna. 0-1600 m. Stadi giovanili: il bruco ha una forma che ricorda quella di una piccola limaccia; il corpo è verde con linee gialle, spesso macchiate di rosso. Piante nutrici del bruco: Rosaceae (prugnoli, biancospini e alberi da frutto, Prunus spinosa). Distribuzione: olopaleartica: ampiamente diffusa in Europa e Africa settentrionale, nell’Asia temperata si spinge fino alla Cina. Estinta in Lussemburgo. Presenza nel Parco: è nota per un numero limitato di località, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie poco frequente ma non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 70 - 100 mm. La parte superiore ha ali anteriori con una singolare e sgargiante livrea gialla e nera e ali posteriori con una coda di mediocre lunghezza e macchie arancioni di grandezza variabile. Inoltre, sono presenti una larga fascia nera soffusa di azzurro ed una macchia ocellata rossa posta all'angolo interno. La parte inferiore ha ali anteriori con una sottile bordatura chiara al margine anteriore. Papilio in latino significa farfalla, mentre machaon è il nome conferito alla specie in onore di Macaone, celebre medico della mitologia, figlio di Esculapio, dio della medicina ed a sua volta fratello di Podalirio, anch’egli medico. Dimorfismo sessuale: assente. Periodo di sfarfallamento: da marzo a settembre con una o più generazioni annuali in accordo con la latitudine e l’altitudine. Habitat: zone umide, pianure e montagne; ambienti aperti e soleggiati dalla pianura alla media montagna. 0-3000 m. Stadi giovanili: i bruchi verdi a strisce nere con macchie rosse, se minacciati estroflettono dal capo due cornetti rossi a scopo intimidatorio. Piante nutrici del bruco: Apiaceae (carota selvatica, finocchio e antrisco, Peucedanum palustre). Distribuzione: olopaleartica: Europa, Asia temperata e Giappone; presente anche nelle regioni artiche e subartiche del Canada e degli Stati Uniti. Estinta in Danimarca. Presenza nel Parco: è nota per un numero limitato di località, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie poco frequente ma non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 60 – 80 mm. Ali posteriori bianche con il margine interno pienamente nero e spesso con una macchia discale nera. Ali anteriori bianche con due macchie costali nere ed un largo margine semi-trasparente, di taglia minore rispetto all’Apollo e senza macchie rosse. È possibile confonderla con Aporia crataegi (fam. Pieridae), ma quest’ultima non presenta macchie nere sulle ali anteriori. Dimorfismo sessuale: assente. Periodo di sfarfallamento: da maggio ad agosto con una generazione annuale. Habitat: praterie e canaloni umidi e rocciosi da 400 a 2000 m. Stadi giovanili: le uova, deposte in estate, principalmente su foglie appassite della pianta nutrice, parte si schiudono e parte svernano, schiudendosi solo nella primavera successiva. I bruchi sono di colore nero opaco o bruno scuro, poco pelosi e con due serie longitudinali di punti arancioni, s’incrisalidano da fine aprile a giugno. Piante nutrici del bruco:Corydalis cava, C. solida. Distribuzione: paleartica: sporadica in Scandinavia e sulle montagne dell’Europa centrale e meridionale. Estinta in Danimarca. Presenza nel Parco: è conosciuta per alcune località prative poste sul crinale o in prossimità di esso. Specie in netto declino, minacciata dalla progressiva riduzione e degrado delle praterie più elevate (dovuta all’abbandono dei pascoli, ai rimboschimenti delle aree aperte ed agli ungulati selvatici). È elencata nell’allegato A della L.R. Toscana 56/2000 ed è protetta in Emilia-Romagna dalla L.R. 15/2006.
Descrizione: apertura alare: 50 – 60 mm. La colorazione della livrea dell’adulto, gialla, con caratteristici disegni neri, rossi e blu, è detta “aposematica” (cioè “ammonitrice”), in quanto serve proprio a scoraggiare i potenziali predatori. Farfalla protetta dalla direttiva Habitat 92/43/CEE allegato IV, ma anche dalla Convenzione di Berna. Dimorfismo sessuale: assente. Periodo di sfarfallamento: da fine marzo ad inizio luglio con una generazione annuale. Habitat: luoghi erbosi e cespugliosi caldi e aridi, pendii rocciosi e burroni e aree coltivate in degrado, 0-1700 m., generalmente sotto i 900 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte singolarmente o in piccoli gruppi sulle foglie, solitamente sulla parte inferiore. Una volta stabilitasi su di una specie di Aristolochia la larva può essere riluttante nei confronti di altre specie di piante appartenenti allo stesso genere. Le larve restano sotto il sole, sulla foglia della pianta nutrice. Le crisalidi rimangono appese ai fusti delle piante, alle cortecce degli alberi oppure sotto le pietre. Svernano allo stadio di crisalide. La particolare alimentazione delle larve fornisce alle stesse sostanze tossiche, che passano poi anche alle farfalle adulte, rendendole incommestibili. Piante nutrici del bruco: Aristolochia clematitis, A. rotunda, A. pallida, A. pistolochia. Distribuzione: Europa meridionale, eccetto la isole greche, comune ma locale. Specie considerata vulnerabile, è ricordata nell’allegato A della L.R. Toscana 56/2000 ed è protetta in Emilia-Romagna dalla L.R. 15/2006. La specie è stata recentemente suddivisa sulla base dei diversi genitali maschili: Zerynthia polyxena è presente a nord del Po; Zerynthia cassandra è invece presente a sud del Po (Dapporto, L., 2010).
Le Pieridae sono una famiglie di farfalle diurne,
appartenente alla superfamiglia Papilionoidea, conosciute anche con il nome di "Cavolaie" per la predilezione delle loro larve verso le piante di cavolo.
Sono note circa 1500 specie diffuse soprattutto nell’Asia e nell’Africa
tropicale, in Italia ne sono state segnalate meno di venti specie. Sono
caratterizzate da colorazione bianca, gialla o arancione, dovuta probabilmente
alla presenza del pigmento pterina, ritrovato solamente in questa famiglia di
farfalle. Alla colorazione di base si accompagnano spesso macchie di differente
colore e posizione a seconda delle specie, e spesso, del sesso dell'individuo
(dimorfismo sessuale). Le uova sono allungate, a forma di birillo, di norma con
scanalature accentuate, deposte singolarmente o a gruppi. I bruchi sono di
forma cilindrica, con diametro più o meno omogeneo, e dotati spesso di peluria
più o meno sviluppata e diffusa. Le specie della regione paleartica si
alimentano principalmente su piante appartenenti alle famiglie delle Cruciferae,
Leguminosae e Capparidaceae. Le pupe presentano una un'escrescenza corniforme e
si attaccano alla pianta ospite o ad altro tipo di supporto adatto all'uso,
tramite una fascia. Nel Parco sono presenti con 12 specie.
Descrizione: apertura alare: 40 - 50 mm. Ali con colore di fondo bianco. La parte superiore ha ali anteriori con apice di un marcato colore arancione, ma solo nel maschio, ed una macchia centrale nera; le ali posteriori hanno una delicata livrea grigiastra a scacchiera. La delicata livrea, presente anche sul lato inferiore delle ali, mimetizza la farfalla quando è nascosta fra la vegetazione. Dimorfismo sessuale: la parte superiore ha l’apice delle ali anteriori arancione nel maschio e nero o grigio scuro nelle femmine; la macchia centrale nera sulle ali anteriori è più ridotta nei maschi. Periodo di sfarfallamento: da marzo a giugno con una sola generazione annuale. Habitat: praterie fiorite, incolti del fondovalle, siepi e radure boschive dell’area montana da 200 a 1500 m. Stadi giovanili: il bruco è d’un verde bluastro o grigiastro pallido e rassomiglia alle silique dell’Alliaria petiolata, della Cardamine pratensis e delle altre Brassicaceae di cui si nutre. In luglio diventa crisalide falciforme che rimane appesa allo stelo della pianta nutrice. Sverna allo stadio di crisalide. Piante nutrici del bruco: Brassicaceae(Cardamine spp., Alliaria spp., Sisymbrium spp., Arabis spp.) e resede. Distribuzione: paleartica: prati dell’Europa e dell’Asia temperata fino al Giappone. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: il più grande rappresentante dei Pieridi: 55 - 70 mm. Di colore bianco candido con caratteristiche nervature nere, a causa delle quali questa farfalla è difficilmente confondibile con altre specie. Il lato inferiore delle ali nei due sessi è leggermente soffuso da una squamulazione nera, mentre le nervature alla base delle ali anteriori e posteriori simulano delle “ali ridotte”. Dimorfismo sessuale: le femmine tendono ad essere più grandi e più trasparenti dei maschi. Periodo di sfarfallamento: da maggio a fine luglio a seconda della latitudine e dell’altitudine, con una generazione annuale. Habitat: terreni agricoli e pianure: zone aperte e cespugliate della zona submontana, spingendosi talvolta anche a quote elevate. 0-2200 m. Stadi giovanili: le uova sono deposte in gruppi sulla parte superiore delle foglie. Il bruco, nato da gruppi di quasi un centinaio di uova, è grigio e peloso con dorso nero munito di ampie linee bruno rossicce; esso trascorre l’inverno in nidi sericei e si trasforma in crisalide solo nella primavera successiva. La crisalide è giallastra. Piante nutrici del bruco: biancospino, pruni e alberi da frutto (Crataegus monogyna, Prunus spinosa). Distribuzione: paleartica: diffusa in gran parte del continente europeo, Nordafrica e Asia temperata fino al Giappone, estinta in Gran Bretagna e nei Paesi Bassi. Presenza nel Parco: è specie comune e localmente abbondante, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 42 - 54 mm. Ha colori più chiari e brillanti rispetto a C. crocea. Specie facilmente confondibile con la congenere hyale. È una specie riconosciuta come tale solo agli inizi di questo secolo. La parte superiore delle ali anteriori ha un bordo marginale scuro con macchie bianche o gialle e con una sfumatura basale scura ridotta, diffusa solo lungo il margine interno e ali posteriori con piccole macchie marginali nere e con una macchia discoidale arancione brillante. La parte inferiore delle ali posteriori presenta un largo ocello discoidale doppiamente circondato di marrone scuro, spesso con macchie postdiscali rosso-marroni. Margine esterno delle ali posteriori spesso lievemente rotondo. Dimorfismo sessuale: la parte superiore delle femmine ha ali con colore di fondo biancastro, mentre nei maschi à giallastro. Periodo di sfarfallamento: da maggio a ottobre con due generazioni annuali. Habitat: pendii soleggiati ed aridi dal fondovalle alla media montagna. 0-2400 m. Stadi giovanili: la deposizione delle uova avviene singolarmente sulla parte superiore delle foglie e la loro schiusa avviene in 7-10 giorni. Il bruco è molto caratteristico: verde con quattro linee gialle dorsali e macchie nere. L’ibernazione avviene come piccolo bruco. La durata della fase della crisalide è molto variabile, a seconda della temperatura, da 1 a 3 settimane. Piante nutrici del bruco:Fabaceae (Hippocrepis comosa, Coronilla spp.). Distribuzione: comune nell’Europa centrale e meridionale; raramente migrante in Danimarca e Inghilterra. Presenza nel Parco: è una delle farfalle più comuni, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 46 - 54 mm. Fra le specie di questo genere presenti in quest’area, C. crocea è quella che possiede i colori più intensi, di un giallo aranciato orlato lateralmente di nero, fatta eccezione per la forma ‘helice’. La parte inferiore delle ali anteriori ha macchie postdiscali scure ed aree discali e basali giallastre, mentre, sempre inferiormente, le ali posteriori hanno colore di fondo giallo-citrino con una macchia discoidale bianca contornata di rossiccio ed una serie di punti scuri nella regione postdiscale. Possono dare origine a ibridi nei luoghi dove C. erate è presente. Dimorfismo sessuale: la parte superiore presenta l’apice nero delle ali anteriori delle femmine chiazzato di giallo, mentre nei maschi l’apice è nero uniforme. Le femmine nel 5% dei casi assumono una colorazione di fondo biancastra (forma ‘helice’, gene legato al sesso). Periodo di sfarfallamento: da maggio a ottobre con più generazioni annuali. Migrante. Habitat: prati submontani. 0-3200 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte sulla parte superiore delle foglie della pianta nutrice. Il bruco è verde. Sverna allo stadio di bruco. In primavera avviene la metamorfosi in crisalide, appuntita all’estremità cefalica. Piante nutrici del bruco: Fabaceae (Coronilla spp., Lotus spp., Vicia spp., Trifolium spp., Medicago spp., Melilotus spp.). Distribuzione: paleartica: diffusa in Europa centro-meridionale, Nordafrica ed Asia minore, è una specie migrante. Presenza nel Parco: è una delle farfalle più comuni, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 50 – 60
mm. Nel maschio le ali sul lato dorsale sono di un giallo acceso, con
una larga macchia arancione su quelle anteriori. L’apice delle ali
anteriori è falciforme, ma più arrotondato rispetto a G.
rhamni. Sono inoltre presenti dei piccoli punti tondeggianti al
centro delle ali, rossastri sulla parte inferiore e bruni su quella
posteriore. Dimorfismo sessuale: la femmina ha le ali con una
sfumatura verdastra, caratteristica presente anche nella pagine
inferiore delle ali del maschio. Periodo di
sfarfallamento: da metà maggio a fine agosto con una
generazione annuale. Individui svernanti riappaiono all’inizio
della primavera. Habitat: spazi aperti, nella
macchia mediterranea, in boschi radi ed in pinete di montagna, fino a
circa 1800 m, ma in Nord Africa arriva fino a 3000 m. Stadi
giovanili: le uova sono giallo-verdi e schiudono all’inizio
della primavera, dando alla luce dei piccoli bruchi verdi, che si
nutrono delle foglie dell’alaterno (Rhamnus alaternus).
Quando i bruchi sono pronti a passare alla fase di pupa, si legano
mediante un filo di seta alla parte inferiore di una foglia della
pianta ospite. La crisalide è inizialmente verde ma diviene a poco a
poco gialla e rossa, rivelando i colori delle ali dell’adulto
quando è in prossimità dello sfarfallamento. Gli adulti svernano su
alberi ed arbusti sempreverdi. Piante nutrici del
bruco: Rhamnus cathartica, R. alaternus, R.
myrtifolia, R. oleoides, R. alpina, R.
sibthorpiana. Distribuzione: paesi del
Mediterraneo: Europa meridionale, Africa settentrionale ed
Anatolia. Presenza nel Parco: è conosciuta per una
sola località toscana. Specie occasionale nel Parco, legata ad
ambienti mediterranei.
Descrizione: apertura alare: 55 - 60 mm. La parte superiore delle ali ha un colore di fondo uniforme: i maschi giallo limone e le femmine bianco-verdastro pallido. Le ali posteriori hanno una piccola macchia discoidale arancione o marrone, di solito più visibile sulla parte inferiore. Ali anteriori falciformi, ali posteriori dentellate. Clava antennale di color marrone rossastro acceso. Dimorfismo sessuale: le femmine sono più chiare, giallo-verdognole, mentre i maschi hanno un colore di fondo di un giallo acceso. Periodo di sfarfallamento: da luglio a settembre e dopo svernamento ricompare in marzo fino a maggio con una generazione annuale. Habitat:giardini, prati fioriti e radure boschive dal fondovalle sino a 1400 m. Stadi giovanili: svernano allo stadio di farfalla quindi sono fra le prime a comparire; i bruchi vivono da maggio a luglio e, dalle crisalidi, in luglio, sfarfallano gli adulti che rimangono attivi per un breve periodo, prima di compiere il letargo estivo (diapausa estiva o estivazione). Le crisalidi sono sospese o cinturate e terminano anteriormente con una prominenza. Piante nutrici del bruco: Frangula spp., Rhamnus spp. Distribuzione: paleartica: Europa centrale e meridionale e parte di quella settentrionale. Presenza nel Parco: è segnalata in un limitato numero di località, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non frequente ma non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 40 - 50 mm. Si riconosce per la taglia relativamente piccola e per le ali di color bianco puro con disegni grigi; sulla parte superiore i maschi presentano una caratteristica macchia grigia all'apice delle ali anteriori. Le parti inferiori delle ali sono tinte di giallo e su quelle posteriori vi sono disegni grigi accanto alle nervature. Clava antennale nera sulla punta e bianca (nei maschi) o grigia (nelle femmine) alla base. Il volo, rasente al suolo, è irregolare e poco vigoroso. È una specie molto sensibile ai cambiamenti ambientali in quanto, essendo poco mobile, non è in grado di ricolonizzare altri ambienti. Dimorfismo sessuale: la parte superiore delle femmine è priva della macchia grigia all’apice delle ali anteriori ed al suo posto ha solamente delle striature grigio pallide. Periodo di sfarfallamento: da maggio a settembre con una o più generazioni annuali in accordo con la latitudine e l’altitudine. Habitat:foreste: boscaglia termofila submontana. 0-2300 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte singolarmente sulla parte inferiore della foglia e si schiudono dopo circa due settimane. Il bruco è verde gialliccio con una linea nera lungo il dorso e linee gialle lungo i fianchi, compie quattro mute. Sverna allo stadio di crisalide, che è verde con venature rosate. Piante nutrici del bruco: Fabaceae (Lathyrus spp., Vicia spp., Lotus spp.). Distribuzione: paleartica: è largamente diffusa nelle zone boschive d’Europa, incluse le Isole Britanniche. Presenza nel Parco: è comune, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 55 - 70 mm. La parte superiore ha l’apice delle ali anteriori nero ed il margine costale delle ali anteriori nero grigiastro; sempre superiormente le ali posteriori con colore di fondo bianco crema. La parte inferiore in entrambi i sessi è giallo chiara con una spolveratura di squame nere. Poiché ogni esemplare depone dalle 200 alle 300 uova, possono rivelarsi dannose alle coltivazioni, per cui, a causa dell’uso di antiparassitari, sono sempre meno frequenti negli orti e nei giardini. Dimorfismo sessuale: la parte superiore delle femmine si distingue dai maschi per la presenza di due macchie nere e di un tratto nero sull’ala anteriore. Periodo di sfarfallamento: da marzo ad ottobre con più generazioni annuali. Habitat: terreni agricoli e pianure: orti e giardini. 0-2600 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte sulla superficie superiore delle foglie in gruppi numerosi e sono di colore giallo brillante. Il bruco è verde pallido abbondantemente macchiato di nero, con linee gialle lungo il dorso e i fianchi. Sverna allo stadio crisalide, sempre all’interno o in prossimità di Brassicaceae coltivate o selvatiche. Piante nutrici del bruco:cavoli (Brassica oleracea), rape e Brassicaceae selvatiche. Distribuzione:paleartica: comune in Europa, nel bacino del Mediterraneo e nell’Africa settentrionale. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 36 - 50 mm. Ali con colore di fondo bianco di sopra. Parte inferiore con venature verdi evidenti. Questa specie presenta notevoli variazioni di colore e tonalità del colore di fondo, che può essere anche specifica per la generazione o addirittura per la covata. Dimorfismo sessuale: i sessi sono molto simili. Periodo di sfarfallamento: da marzo ad ottobre con più generazioni annuali. Habitat: campi, coltivi e giardini dell’ambiente urbano e suburbano, fino a 2000 m. Stadi giovanili: sverna allo stadio di crisalide, sempre all’interno o in prossimità di Brassicaceaecoltivate o selvatiche; gli adulti della prima covata in genere emergono alla fine di aprile, mentre quelli della seconda covata emergono ai primi di luglio. Le uova vengono deposte singolarmente sulla parte inferiore delle foglie della pianta nutrice e si schiudono in circa una settimana. I bruchi, verdastri con linee gialle ai fianchi, compiono quattro mute e durano dalle tre alle quattro settimane. Le crisalidi, verdi e marrone chiare, durano all’incirca dieci giorni, a parte quelle svernanti. Piante nutrici del bruco:Brassicaceae (Brassica spp., Alliaria spp., Cardamine spp., Nasturtium spp.) e resede. Distribuzione: paleartica: molto comune in Europa, più scarso in luoghi aridi, assente dalle isole atlantiche, dalle isole Shetland e dalla Sardegna. Presenza nel Parco: è specie ben diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 36 - 50 mm. Ali con colore di fondo bianco di sopra. Parte inferiore con venature verdi evidenti. Questa specie presenta notevoli variazioni di colore e tonalità del colore di fondo, che può essere anche specifica per la generazione o addirittura per la covata. Dimorfismo sessuale: i sessi sono molto simili. Periodo di sfarfallamento: da marzo ad ottobre con più generazioni annuali. Habitat: campi, coltivi e giardini dell’ambiente urbano e suburbano, fino a 2000 m. Stadi giovanili: sverna allo stadio di crisalide, sempre all’interno o in prossimità di Brassicaceaecoltivate o selvatiche; gli adulti della prima covata in genere emergono alla fine di aprile, mentre quelli della seconda covata emergono ai primi di luglio. Le uova vengono deposte singolarmente sulla parte inferiore delle foglie della pianta nutrice e si schiudono in circa una settimana. I bruchi, verdastri con linee gialle ai fianchi, compiono quattro mute e durano dalle tre alle quattro settimane. Le crisalidi, verdi e marrone chiare, durano all’incirca dieci giorni, a parte quelle svernanti. Piante nutrici del bruco: Brassicaceae (Brassica spp., Alliaria spp., Cardamine spp., Nasturtium spp.) e resede. Distribuzione: paleartica: molto comune in Europa, più scarso in luoghi aridi, assente dalle isole atlantiche, dalle isole Shetland e dalla Sardegna. Presenza nel Parco: è specie ben diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 45 - 55 mm. Di colorazione biancastra, è una specie poco appariscente ma ben nota e ampiamente diffusa, caratterizzata dalle dimensioni modeste e dai ridotti disegni neri delle ali. La parte superiore presenta sull’apice delle ali anteriori una sfumatura grigia, mentre la parte inferiore ha il margine costale e l’apice giallastri. La parte inferiore delle ali posteriori ha un colore di fondo giallo chiaro, finemente spolverato di grigio scuro. Comune parassita delle coltivazioni di Brassicaceae. Dimorfismo sessuale: la parte superiore delle femmine presenta due macchie nere marcate sull’ala anteriore, mentre i maschi solamente una. Periodo di sfarfallamento: da marzo ad ottobre con più generazioni annuali. Habitat: sinantropica, frequenta preferibilmente gli ortaggi e le coltivazioni, eccezionalmente presente fino a 3000 m. Stadi giovanili: le uova vengono lasciate singolarmente sulle foglie. Il bruco è verde giallognolo, simile agli altri bruchi appartenenti allo stesso genere. Le larve spesso sono parassitate da Apanteles spp. (Hymenoptera). L’ibernazione avviene allo stadio di crisalide, spesso ad 1-3 metri dal terreno, appesa a muri. Piante nutrici del bruco: Brassicaceae (Brassica spp., Alliaria spp., Cardamine spp., Nasturtium spp.) e resede. Distribuzione: cosmopolita: originariamente diffusa in tutta l’Europa, Africa settentrionale ed Asia temperata fino al Giappone, si è acclimatata anche in America settentrionale ed in Australia. Presenza nel parco: è una delle farfalle più comuni, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 42 - 48 mm. La parte superiore delle ali anteriori ha colore di fondo bianco ed una macchia discale nera che si estende fino alla costa; sono anche presenti macchie marginali apicali bianche. La parte inferiore ha ali posteriori marmorizzate bianche e verdi. Simile alla femmina dell’Aurora (Anthocharis cardamines), morfologicamente molto simile a P. daplidice, da cui è distinta geneticamente; tuttavia le due specie possono frequentemente dare origine ad ibridi. Dimorfismo sessuale: macchie scure più marcate e più presenti nelle femmine. Periodo di sfarfallamento: da marzo ad ottobre con due-quattro generazioni annuali. Habitat: ghiaioni e prati aridi, 0-2300 m. Stadi giovanili: le uova sono deposte principalmente sulla parte superiore delle foglie delle piante nutrici. I bruchi usualmente si cibano dei fiori ed assumono frequentemente forme di parassitismo con Apanteles spp., di solito A. glomeratus (Hymenoptera); hanno un colore di fondo bluastro con strisce longitudinali giallastre. L’ibernazione avviene allo stadio di crisalide. Piante nutrici del bruco: Brassicaceae (Arabis spp., Sisymbrium spp.) e resede. Distribuzione: piuttosto rara, specie migratrice diffusa dall’Europa centromeridionale al Giappone e all’India. Presenza nel Parco: è localizzata, nota per poche località sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 45 – 60 mm. Parte superiore delle ali con colore di fondo marrone scuro con una grossa banda trasversale biancastra, margine anteriore della parte superiore delle ali anteriori biancastro. Parte inferiore delle ali posteriori nel maschio provviste di due grandi macchie marroni nell’area postbasale su fondo chiaro. Dimorfismo sessuale: parte inferiore delle ali posteriori nella femmina grigio-brune con disegni confusi. Periodo di sfarfallamento: da fine maggio ad ottobre con una generazione annuale. Habitat: ambienti rocciosi fra arbusti, 300–1600 m, fino a 2500 m. in Africa settentrionale. Stadi giovanili: sverna allo stadio di bruco. Piante nutrici del bruco: Bromus erectus, Festuca ovina, Sesleria caerulea. Distribuzione: Africa nord-occidentale, Europa centrale fino al 50°N, Turchia, Iran, Afghanistan fino alla Cina nord-occidentale, estinto in parte della Germania, sporadico in Svizzera ed in Italia settentrionale. Presenza nel Parco: è rara, nota per poche località, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie minacciata dalla progressiva riduzione delle praterie seminaturali a causa dei rimboschimenti delle zone aperte e dell’abbandono dei pascoli. È considerata Near Threatened nell’European Red List of Butterflies (van Swaay et al., 2010).
Descrizione: apertura alare: 34 - 40 mm. La parte inferiore delle ali posteriori presenta un’ampia fascia postdiscale bianca, lungo il cui margine esterno si osservano diverse macchie ocellate mentre su quello interno una macchia unica. Parte superiore delle ali con colore di fondo bruno arancione. Per il riconoscimento è fondamentale osservare la parte inferiore delle ali, che è quella che viene sempre messa in mostra in ogni occasione in cui la farfalla è posata. Parte inferiore delle ali anteriori con colore di fondo bruno arancione ed una sola macchia ocellata isolata. Spesso si posa sulle foglie di arbusti e piccoli alberi. Come altre specie del genere Coenonympha, a riposo è sempre con le ali chiuse. Dimorfismo sessuale: le femmine sono più grandi ed hanno i margini marroni delle ali anteriori, superiormente, meno ampi dei maschi. Periodo di sfarfallamento: da maggio a settembre, con una generazione annuale. Habitat: boscaglie termofile submontane, fino a 2000 m. Stadi giovanili: sverna allo stadio di bruco. Piante nutrici del bruco: Poaceae (Poa pratensis, Melica ciliata, Holcus lanatus). Distribuzione: paleartica: molto comune in tutta l’Europa centrale eccetto la Gran Bretagna, l’Europa settentrionale e quella meridionale. Presenza nel Parco: è ben diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 28 - 32 mm. Parte superiore delle ali con colore di fondo giallo camoscio brillante con bordature grigie marginali. Superiormente, le ali anteriori presentano un piccolo ocello cieco apicale, che inferiormente si ripete con una pupilla cerchiata di giallo. Parte inferiore delle ali posteriori con l’area marginale e submarginale di color grigio uniforme o grigio marrone e con piccoli ocelli bianchi cerchiati di marrone ed una pallida macchia o banda discale bianca. A riposo non apre mai le ali. Dimorfismo sessuale: quasi assente. Periodo di sfarfallamento: da aprile a ottobre con una o più generazioni annuali. Habitat: ambienti erbosi a graminacee, dal fondovalle alla media montagna, fino a 2100 m. Stadi giovanili: le uova, sferiche, sono deposte singolarmente sui fili d’erba. Questa fase dura circa due settimane. Le larve sono polimorfiche: verdastre o bruno rossastre. Sverna allo stadio di bruco. Le crisalidi sono appese a fili d’erba a testa in giù e durano circa due settimane. Piante nutrici del bruco: Poaceae (Festuca spp., Poa spp., Dactylis glomerata). Distribuzione: paleartica: molto comune in Europa eccetto Creta, le Isole Canarie, le Azzorre, Madeira e la Scandinavia settentrionale. Presenza nel Parco: è comune in tutte le zone aperte, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata, è uno dei Satiridi più comuni.
Descrizione: apertura alare: 48 – 54 mm. Farfalle di media taglia. Ali posteriori ornate inferiormente da macchie gialle aranciate. Presenza di una netta striscia bianca sul lato inferiore delle ali posteriori. Sulla parte inferiore delle ali anteriori una larga banda arancione o rossa. Parte inferiore delle ali posteriori senza macchie postdiscali bianche. Frange a scacchi bianchi e marrone scuro. Dimorfismo sessuale: le femmine sono più grandi. Gli ocelli sulla parte inferiore delle ali posteriori sono più grandi e vistosi nelle femmine. Periodo di sfarfallamento: dalla fine di giugno alla fine di agosto, con una generazione annuale. Habitat: la più comune dalla bassa all’alta montagna, fino a 1800 m. Stadi giovanili: il bruco vive per due inverni prima di passare allo stadio di crisalide; iberna sia come uovo che come larva. Piante nutrici del bruco: carici e seslerie. Distribuzione: comune nell’Euopa centrale e settentrionale. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa nelle radure oltre i 1000 m di quota, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata. È l'unica specie di questo genere rappresentata nel Parco.
Descrizione: apertura alare: 70 – 75 mm; è tra le specie di maggiori dimensioni. L’adulto ad ali aperte si presenta di colore bruno con due bande chiare dotate di 1-2 ocelli sulle ali anteriori ed uno solo su quelle posteriori. Ad ali chiuse, quelle anteriori si incassano entro quelle posteriori su cui domina un disegno bicolore che imita la corteccia degli alberi. La metà basale della parte inferiore delle ali anteriori marrone molto scuro. Bande postdiscali biancastre, qualche volta largamente soffuse di marrone, sulla parte superiore di entrambe le ali. Organo di Julien con 2-4 larghi bastoncini su ogni lato. Spesso si ferma, qualche volta in gruppo, all’ombra su tronchi di albero o all’interno di arbusti. Dimorfismo sessuale: i maschi tendono ad avere la fascia bianca dell’ala anteriore soffusa di bruno grigiastro e le macchie ocellate generalmente meno sviluppate che nella femmina. Il lato inferiore è simile nei due sessi. La parte inferiore delle ali posteriori delle femmine usualmente con la striscia postdiscale bianca finemente chiazzata di nero su quasi tutta l’intera larghezza. Periodo di sfarfallamento: da giugno ad agosto, con una sola generazione annuale. Habitat: boscaglia termofila submontana, fino a 1500 m. Stadi giovanili: il bruco varia dal bruno giallognolo pallido al bruno grigiastro, con linee e fasce più scure sul dorso. La crisalide è posta sul terreno. Sverna allo stadio di bruco. Piante nutrici del bruco: Poaceae (Bromus erectus, Festuca spp., Brachypodiumspp., Holcus spp.). Distribuzione: paleartica: Europa centrale e meridionale, estinto in Belgio e Lussemburgo, assente in Francia e Germania settentrionali. Presenza nel Parco: è nota per un numero limitato di località, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non frequente, non minacciata nel Parco, ma considerata Near Threatened nella IUCN Red List e nell’European Red List of Butterflies (van Swaay et al., 2010).
Descrizione: apertura alare: 54 – 66 mm. Facile da confondere con H. fagi, è distinguibile da essa per la presenza di una prominenza marrone sulla parte inferiore delle ali anteriori, che si estende in modo molto più appuntito in H. hermione rispetto a H. fagi nell’area postdiscale bianco giallastra. Parte superiore marrone scuro con una grossa banda trasversale biancastra. Dimorfismo sessuale: sessi simili, femmina leggermente più grande. Periodo di sfarfallamento: da fine giugno fino a metà agosto, con una generazione annuale. Habitat: margini nemorali, spazi aperti, rocciosi e soleggiati, da 0 a 1600 m. Stadi giovanili: sverna allo stadio di larva. Piante nutrici del bruco: Brachypodium spp., Festuca spp. Distribuzione: Marocco, Europa centro-meridionale, sporadica e locale. Presenza nel Parco: è comune e localmente abbondante, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata nel Parco ma considerata Near Threatened nell’European Red List of Butterflies (van Swaay et al., 2010).
Descrizione: apertura alare: 50 - 60 mm. Parte inferiore delle ali posteriori senza striscia postbasale bianca. La metà basale della parte inferiore delle ali anteriori arancione o biancastra. Sulla parte superiore macchie postdiscali da bianche ad arancio-marroni; quando formano una banda postdiscale completa sulle ali anteriori, questa banda include due larghi ocelli postdiscali neri di taglia uguale. Nessuna macchia bianca nella banda postdiscale sulle ali anteriori. Due linee nere continue, una discale l’altra postdiscale, molto tortuose sulla parte inferiore delle ali posteriori. Sulla parte inferiore delle ali posteriori nessuna linea nera a zig-zag, venature scure. Sulla parte superiore delle ali posteriori, macchie submarginali arancioni, che non raggiungono la cella, ma spesso estese in una sfumatura giallastra - marrone. Parte inferiore delle ali posteriori grigio scuro – marrone chiazzato di bianco. Dimorfismo sessuale: parte superiore delle ali anteriori delle femmine con macchie postdiscali arancio-gialle. Periodo di sfarfallamento: da giugno a settembre, con una generazione annuale. Habitat: boscaglia termofila e prati aridi e rocciosi dal fondovalle fino a quote elevate, fino a 2000 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte singolarmente sulla pianta nutrice oppure sul terreno; questa fase dura dalle due alle tre settimane. Il bruco, notturno, è marrone giallastro con bande brune ed ocra. Sverna allo stadio di bruco alla terza muta; in totale ne compie quattro. La crisalide è posta appena sotto il terreno e dura quattro settimane. Piante nutrici del bruco: Poaceae (Bromus erectus, Festuca spp., Stipa spp., Agrostis spp., Phleum spp., Lolium perenne) Distribuzione: paleartica: comune in quasi tutta Europa, assente dalla Grecia, dall’Albania, dalla Macedonia e gran parte della Bulgaria meridionale. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa su entrambi i versanti ma ritenuta in forte diminuzione sul versante romagnolo (Dapporto et al., 2005). Specie localizzata legata a versanti rocciosi ben esposti.
Descrizione: apertura alare: 44 – 50 mm. I maschi somigliano superiormente a quelli di Satyrus ferula. Parte superiore delle ali posteriori nerastra senza strisce o macchie pallide postdiscali. Parte superiore delle ali anteriori con due larghi ocelli postdiscali neri, ciechi o con una piccola pupilla bianca. Apice delle ali anteriori appuntito. Sulla parte inferiore nessuna linea a zig-zag nera. Parte inferiore delle ali posteriori dei maschi grigio-marrone usualmente con la sola linea discale nera ben marcata, le lunule submarginali spesso oscurate da una tonalità più scura. Dimorfismo sessuale: parte inferiore delle ali posteriori nelle femmine grigia o marrone con macchie indistinte. Parte superiore delle femmine più chiara. Periodo di sfarfallamento: da luglio a settembre, con una generazione annuale. Habitat: prati e radure della media montagna, fino a 1600 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte su erbacee secche e si schiudono a fine agosto. Il bruco nasce in settembre e svernerà al primo stadio. Riprende lo sviluppo in primavera prima di impuparsi e trasformarsi in adulto a fine luglio. Piante nutrici del bruco: Poaceae (Bromus spp., Festuca spp., Stipa spp.). Distribuzione: paleartica: sporadica nell’Europa centrale e comune in quella meridionale, estinto in Belgio e Germania; assente dalla Francia nord-orientale, Olanda, Svizzera settentrionale, Austria nord-occidentale, Scandinavia. Presenza nel Parco: è nota per un numero limitato di località, sia sul versante toscano che romagnolo, dove è stata scoperta solo nel 2012. Specie localizzata legata a versanti rocciosi ben esposti, ritenuta Near Threatened nell’European Red List of Butterflies (van Swaay et al., 2010).
Descrizione: apertura alare: 40 - 55 mm. La parte inferiore delle ali ha diverse tonalità di colore separate da una linea irregolare sull’ala posteriore. Il margine delle ali posteriori è ondulato. Presente ovunque in Europa. Presenta numerose sottospecie e varietà. Durante le ore più calde della giornata gli adulti si riparano in zone più fresche all’ombra di piccoli arbusti. Dimorfismo sessuale: i maschi sono in genere più piccoli e più scuri delle femmine. La parte inferiore ha colore di fondo delle ali anteriori e posteriori prevalentemente bruno, il contrasto fra le zone chiare e scure è più marcato nella femmina che nel maschio. Periodo di sfarfallamento: da maggio a settembre, con una generazione annuale. Habitat: prati e boscaglie termofile submontane, fino a 1800 m. Stadi giovanili: le uova sono deposte singolarmente sulla pianta nutrice; questo stadio può durare dalle due alle quattro settimane. Il bruco, verde con lunghi peli bianchi e con linee gialle lungo i fianchi, conduce attività notturna. Sverna allo stadio di bruco, compiendo in totale cinque mute. La crisalide si sviluppa nella bassa vegetazione e durando dalle tre alle quattro settimane. Piante nutrici del bruco: Poaceae (Poa spp., Agrostis spp., Festuca spp., Bromus erectus, Brachypodium pinnatum, Holcus lanatum). Distribuzione: paleartica: Europa, eccetto la penisola scandinava centrale e settentrionale, Nordafrica e Asia occidentale fino all’Iran. Presenza nel Parco: è ben diffusa e localmente abbondante, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 46 - 52 mm. Una caratteristica livrea a scacchi bianchi e neri distingue questa specie dalle altre. L’adulto è attratto dai fiori di cardo (Carduus) e di Centaurea. Dimorfismo sessuale: i sessi sono simili anche se le femmine tendono ad essere più grandi e più chiare dei maschi. Le femmine di alcune forme (‘leucomelas’), comuni in determinate località in certe annate, presentano un colore di fondo giallastro nella parte inferiore delle ali posteriori. Periodo di sfarfallamento: da giugno a luglio con una generazione annuale. Habitat:pianure: prati fioriti e incolti dal fondovalle alle quote più elevate. 0-1800 m. Stadi giovanili: le uova vengono deposte in volo sull’erba; il bruco è verde giallastro o bruno pallido, con linee scure lungo il dorso e con testa ed appendici caudali rosso brune. Sverna allo stadio di bruco. La trasformazione in crisalide avviene alla base della pianta nutrice. Piante nutrici del bruco: Festuca e altre Poaceae (Phleum spp., Agropyrum spp., Bromus spp., Brachypodium spp.). Distribuzione: paleartica: diffusa in Europa, Nordafrica ed Asia occidentale. Presenza nel Parco: è ben diffusa e localmente abbondante, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 40 - 45 mm. Parte superiore delle ali con colore di fondo bruno con caratteristiche macchie poco estese giallastre. Parte superiore delle ali posteriori con ocelli neri, circondati di giallo, mentre inferiormente colore di fondo giallastro e marrone con piccole macchie postdiscali bianche su sfondo marrone scuro. Ne esistono due forme: una bruna con macchie dorate ed una grigio scura con macchie giallicce. Sosta spesso ad ali aperte sul terreno o sull’erba ed il suo volo è piuttosto lento ed incerto. I maschi sono molto territoriali e difendono il loro territorio da altri maschi intrusi. Dimorfismo sessuale: i maschi differiscono dalle femmine per la presenza di una macchia androconiale pelosa sulle ali anteriori, parte superiore. Inoltre, le femmine hanno ali anteriori più arrotondate e sono leggermente più grandi dei maschi. Periodo di sfarfallamento: da fine febbraio ad inizio novembre, a seconda della località, con più generazioni annuali. Habitat: predilige le zone ombrose e le radure semi ombreggiate del sottobosco fino a 1300 m. Stadi giovanili: il bruco è verde gialliccio con una fascia lungo il dorso e linee chiare e scure lungo i fianchi. La crisalide è verde o marrone scura. Passa l’inverno sotto forma di larva o pupa. Piante nutrici del bruco: Poaceae nemorali (Poa spp., Agropyron spp., Brachipodium spp.), Holcus lanatus, Cynodon dactylon, Dactylis glomerata. Distribuzione: paleartica: diffusa dall’Europa all’Asia centrale, fatta eccezione per la penisola scandinava settentrionale. Presenza nel Parco: è comune in tutti i boschi, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
Descrizione: apertura alare: 34 – 38 mm. Parte inferiore delle ali posteriori mai solamente con una linea discale più scura o con piccoli ocelli neri. Parte superiore di entrambe i sessi arancione con larghi bordi marroni ed un largo ocello sub apicale nero sulle ali anteriori usualmente con una coppia gemella di pupille bianche. Frange debolmente a scacchiera. Parte inferiore senza strisce biancastre né ocelli neri. Parte inferiore delle ali posteriori marrone con pochi, piccoli e bianchi punti postdiscali all’interno di macchie marroni. Dimorfismo sessuale: un cospicuo marchio sessuale obliquo marrone scuro uniforme sulla parte superiore delle ali anteriori dei maschi. Periodo di sfarfallamento: da maggio a settembre, con una generazione annuale. Habitat: boscaglia termofila submontana, fino 1700 m. Stadi giovanili: l’accoppiamento avviene senza corteggiamento e dopo la fecondazione vengono deposte dalle cento alle duecento uova, che si schiuderanno in due o tre settimane. Le uova, non adesive, qualche volta sono deposte in ciuffi di graminacee o in altre basse piante erbacee, ma la maggior parte delle volte vengono deposte durante il volo basso su erbacee ricche in graminacee. Il bruco si nutre di graminacee spesso ai margini di zone arbustive a more o lamponi. Sverna allo stadio di bruco, che in totale muta quattro volte. La crisalide si sviluppa nella bassa vegetazione, a testa in giù e dura circa tre settimane. Piante nutrici del bruco: Poaceae(Phleum pratense, Poa spp., Elymus repens, Agrostis spp., Festuca spp., Lolium perenne, Dactylis glomerata, Milium effusum). Distribuzione:comune nell’Europa sud-occidentale, estinta in Slovacchia; assente dall’Italia meridionale. Presenza nel Parco: è abbastanza diffusa, sia sul versante toscano che romagnolo. Specie non minacciata.
La direttiva Habitat (Direttiva n. 92/43/CEE) è una direttiva approvata nel 1992 dalla Commissione europea che ha lo scopo di promuovere la tutela e conservazione di una serie di habitat e specie animali e vegetali di importanza comunitaria per rarità o ruolo chiave negli ecosistemi. In particolare, gli insetti di seguito elencati, sono inseriti nell'allegato II (che individua le specie la cui conservazione richiede l’istituzione di ZSC) e nell'allegato IV (che elenca le specie per le quali è necessario adottare misure di rigorosa tutela e delle quali è vietata qualsiasi forma di raccolta, uccisione, detenzione e scambio a fini commerciali). All'interno del Parco sono stati sviluppati ben tre progetti LIFE riguardanti il mondo degli insetti, ciò testimonia la reale crisi che stanno attraversando moltissime specie di questa classe che vedono perdere i loro habitat naturali a dispetto di una sempre maggior antropizzazione del paesaggio.
Il progetto Life Mipp conclusosi nel 2017, ha avuto come obiettivo principale quello di sviluppare e testare metodi per il monitoraggio di cinque specie di coleotteri (Osmoderma eremita, Lucanus cervus, Cerambyx cerdo, Rosalia alpina e Morimus asper/funereus). Un secondo obiettivo del progetto era quello di raccogliere dati faunistici tramite la Citizen Science (cioè "scienza dei cittadini"), utilizzando il web e un'app dedicata.
Il progetto Life Eremita si propone di assicurare le migliori condizioni per la conservazione delle popolazioni residuali di due specie di insetti saproxilici (Osmoderma eremita e Rosalia alpina) e di due specie di acque lentiche e lotiche (Graphoderus bilineatus e Coenagrion mercuriale castellanii), agendo sui fattori di minaccia di origine antropica.
Il progetto Life WetFlyAmphibia è finalizzato al miglioramento dello stato di conservazione delle popolazioni di anfibi e farfalle presenti negli habitat di aree umide del Parco. Per quanto riguarda le due specie di farfalle presenti in questa mappa (Euplagia quadripunctaria e Eriogaster catax) il progetto si è posto come obiettivo il progresso dello stato di conservazione delle popolazioni attraverso il miglioramento dello stato di conservazione dei loro habitat.
Diffusa
in Europa centromeridionale, E. catax è una falena legata soprattutto a
praterie seminaturali su substrato calcareo, ma si ritrova anche in
zone aperte arbustate e presso i margini dei boschi. Presenta una sola
generazione annua, tra agosto e ottobre. La larva, polifaga, si nutre a
spese di varie specie di piante, tra cui il prugnolo (Prunus spinosa), Crataegus sp., Pyrus sp. e, meno frequentemente, Populus sp., Ulmus sp., Betula sp. Specie segnalata in sole 4 località nel Parco, 3 sul versante romagnolo e una sul versante toscano. Nel
territorio del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, come del
resto in tutta Europa, E. catax è minacciata dalla sensibile riduzione
delle praterie seminaturali, la cui esistenza è legata al pascolo.
Falena
a volo diurno di medie dimensioni, dal corpo allungato e dai disegni caratteristici. e inconfondibili Habitat: la specie è legata soprattutto a formazioni di alte erbe in zone
umide, principalmente lungo le rive dei corsi d’acqua, dei laghi e degli
stagni e presso le sorgenti e gli acquitrini. Periodo di sfarfallamento: presenta
una sola generazione annua, tra luglio e settembre. Piante nutrici del bruco: La larva, polifaga,
si nutre a spese di varie specie di piante, tra cui Corylus avellana, Lamium sp., Urtica sp., Rubus sp., Cytisus sp. e Eupatorium cannabinum. Distribuzione: diffusa in Europa centromeridionale ed in Asia centrale fino all’Iran e al Turkmenistan. Segnalata in una ventina di località del Parco, al momento sembra più diffusa nel versante romagnolo. La
principale minaccia per questa specie nell'area è costituita dalla
progressiva riduzione dei megaforbieti (habitat 6430). Il drastico
declino delle attività agro-pastorali tradizionali ha condotto ad una
riforestazione sia artificiale, attraverso rimboschimenti, sia naturale,
che ha portato alla riduzione di questi ambienti.
Il cervo volante è il più grande coleottero europeo e presenta un colore varia dal bruno-rossiccio al bruno scuro. Habitat: boschi maturi di latifoglie con abbondante legno morto a terra o con presenza di ceppaie radicate e non rimosse dopo il taglio degli alberi. Dimorfismo sessuale: i maschi hanno lunghezza compresa fra 30 e 83 mm, mentre le femmine fra 25 e 49 mm. Il maschio possiede enormi mandibole che ricordano le corna di un cervo; la femmina è più piccola e ha mandibole molto più corte, di dimensioni non superiori a quelle del capo. Stadi giovanili: le larve si nutrono di legno morto a terra di differenti specie di latifoglie e si sviluppano nel corso di 3-5 anni (eccezionalmente 8). Fra l'estate e l'autunno le larve mature smettono di nutrirsi e si impupano nel suolo. Biologia: gli adulti emergono in primavera-estate e hanno una vita di 3-4 settimane. In questo periodo i maschi sono attivi principalmente durante il crepuscolo e sono facilmente osservabili in volo; le femmine possono essere più facilmente osservate mentre camminano al suolo. Distribuzione: In Italia il cervo volante è distribuito nel Nord e al Centro, fino alla Campania sul versante tirrenico e fino alle Marche sul versante adriatico. Nel Parco è segnalato per numerose località e si può ipotizzare anche una sua più ampia distribuzione.
Lo scarabeo eremita odoroso è un coleottero della famiglia degli scarabeidi. Habitat: la specie è legata alla presenza di singoli alberi che presentino cavità nel tronco, sia in ambienti forestali che in ambito urbano. Biologia: le larve vivono nel legno decomposto di latifoglie, dentro le cavità di alberi vivi. Ha un ciclo biologico di 2-3 anni. Le larve mature costruiscono un bozzolo in settembre-ottobre e si impupano nella primavera successiva. Gli adulti sono attivi soprattutto al crepuscolo in giugno-luglio e hanno un ridotto raggio di dispersione. Gli adulti emettono un intenso e gradevole aroma di “cuoio vecchio” e per questo motivo viene chiamato scarabeo eremita odoroso. Distribuzione: in Italia è presente nelle regioni del centro-nord. Nel Parco è segnalato in alcune località, con un maggior numero di dati per il versante romagnolo, e più abbondante nell'area delle Riserve Biogenetiche. Fattori di minaccia: Le cause del declino nel passato vanno ricercate nella distruzione degli ecosistemi forestali più antichi e nel taglio e rimozione di singoli vecchi alberi cariati o cavi sia in ambito agricolo che urbano . E' inclusa come specie prioritaria negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat.
Descrizione: È un coleottero xilofago obbligato, di medie-grandi dimensioni (15-38 mm), caratterizzato da una livrea vistosa; il corpo, incluse le elitre, è di colore grigio-blu o blu chiaro vellutato con chiazze nere talvolta orlate di bianco. Presenta antenne molto lunghe. Habitat: Foreste montane mature a faggio, fino a 1600 m, può insediarsi anche in faggete a quote più basse (600 m). Distribuzione: è una specie a distribuzione prevalentemente centro e sud-est Europea, estesa a sud fino alla Sicilia, la Grecia e l'Anatolia e con isolate popolazioni fino alla Scandinavia meridionale. Allo stato attuale delle conoscenze la specie è nota di gran parte d'Italia ad eccezione della Valle d'Aosta e della Sardegna. Stadi giovanili: Xilofaga, la larva monofaga su faggio e solo occasionalmente su tiglio, acero e castagno. La larva preferisce le parti legnose esposte al sole, dove scava gallerie nella zona superficiale del legno. Lo sviluppo si compie in genere in tre anni, negli alberi morti di recente o malandati, nei tronchi freschi abbattuti al suolo da poco o nelle parti morte di piante sane e anche in ceppi. Biologia: Gli adulti sono attivi di giorno nelle giornate soleggiate e compaiono inizio estate, in giugno-luglio, sugli stessi alberi in cui si è sviluppata la larva, sulle cataste di tronchi di faggio e anche su legname ammassato, dove si mimetizzano molto bene con la corteccia di faggio.
Le libellule sono un antico ordine di insetti che è comparso
sul pianeta Terra oltre 320 milioni di anni fa, con forme simili a quelle
attuali. Questi insetti, detti anche Odonati, hanno forma larvale acquatica e forma
adulta subaerea. Sono predatori a tutti gli stati vitali e rivestono un
importante ruolo ecologico presso i diversi corpi d’acqua. Larve e adulti delle
diverse specie utilizzano ambienti diversi con caratteristiche differenti e
molte hanno esigenze ecologiche precise e possono essere utilizzate come
indicatori di qualità ambientale. Sono generalmente ben viste dall’opinione
pubblica, gli adulti sono di dimensioni medio-grandi, facilmente visibili, non
pungono, non sono dannosi in agricoltura. Inoltre, essendo spesso abili nel
volo e vivacemente colorati, ispirano grazia e bellezza. Nel modo sono note
oltre 5900 specie viventi e per Italia ne sono segnalate 93. Sono uno degli
ordini di insetti meglio conosciuti nel nostro paese e recentemente le
conoscenze sono aumentate notevolmente grazie allo sforzo di esplorazione
sistematica del territorio intrapreso da appassionati naturalisti coordinati
dalla Società Italiana per lo Studio e la Conservazione delle Libellule -
ODONATA. IT (Onlus). Questa Società ha svolto all'interno del Parco Nazionale
una ricerca approfondita negli anni 2016 e 2017 per aggiornare la distribuzione
e le conoscenze di questi insetti all'interno dell'area protetta. I risultati
di queste indagini e i dati bibliografici hanno portato all'aggiornamento della checklist delle libelule, con 42 diverse specie censite nell'Area protetta, e alla realizzazione di mappe
di distribuzione di 37 tra le specie censite.
DESCRIZIONE Di piccole dimensioni (57-66 mm), è caratterizzata da sutura facciale poco marcata e fasce anteumerali corte e strette. Il maschio è caratterizzato per avere tutte le macchie dell’addome azzurre, la femmina soprattutto per la ridotta lunghezza dei cerci, ma è difficile da separare da A. mixta. ECOLOGIA Specie di inizio estate che vola da maggio ad agosto. Frequenta i corpi d’acqua debolmente corrente o ferma, anche quelli che si prosciugano durante la stagione estiva. Depone le uova nel fango. DISTRIBUZIONE Presente in tutta l’Italia ad eccezione della Valle d’Aosta. Scarse le segnalazioni per il Parco, ma potrebbe essere più abbondante di quanto segnalato, soprattutto lungo i confini o appena fuori dall'area protetta.
DESCRIZIONE Specie di grandi dimensioni (67-76 mm), facilmente riconoscibile per le fasce anteumerali molto larghe e la colorazione di fondo bruno‑scura con torace verde in entrambi i sessi. Nel maschio l’addome presenta macchie dorsali verdi fino al 7° segmento, azzurre lateralmente e dorsalmente dall’8° al 10°; nella femmina, le macchie addominali sono tutte verdi. I cerci del maschio hanno il quarto distale piegato ventralmente ad angolo retto. ECOLOGIA Specie tardo estiva-autunnale, che utilizza tutte le raccolte di acqua stagnanti o debolmente correnti, naturali e artificiali, incluse quelle di formazione recente, e le pozze forestali trascurate da altre specie. DISTRIBUZIONE E’ segnalata di tutta l’Italia tranne che di Sardegna. Sicuramente la regina dei piccoli stagni ombreggaiti presenti nel Parco. Questi ambienti non sono abbondantissimi nell'area protetta, ma questa specie non manca quasi mai.
DESCRIZIONE E’ la più grande delle libellule europee (66-84 mm). I maschi si distinguono per il torace uniformemente verde e l’addome blu con una larga banda nera centrale. Le femmine si distinguono da quelle di A. parthenope per l’assenza di tubercoli occipitali. ECOLOGIA Vola da maggio a ottobre, con il maggior numero di individui tra giugno e agosto. Comune presso tutte le raccolte di acqua con abbondante vegetazione ripariale. DISTRIBUZIONE Presente e molto comune in tutta Italia. Specie tipica dei laghetti del Parco, presente sempre in buon numero e ben distribuita nell'area protetta.
DESCRIZIONE Libellula di grandi dimensioni (63-71 mm), caratterizzata da colorazione grigio-verdastra (verde militare) con disegni bruno pallido. Inoltre i maschi, più raramente le femmine, presentano ali con l’apice infumato. ECOLOGIA Il periodo di volo va da giugno a settembre, con il picco di abbondanza fra luglio e agosto. Tipicamente si riproduce in corsi d’acqua con rive ombreggiate, spesso nelle ore crepuscolari. DISTRIBUZIONE Endemica dell'Europa occidentale, in Italia ha il confine orientale di distribuzione. E’ segnalata per tutte le regioni tirreniche oltre al Piemonte, alla Lombardia e all’Emilia Romagna. In Toscana è inclusa tra le specie protette dalla L.R. 56/2000. Trovata nel Parco per la prima volta fra giugno e luglio 2017 nel Bidente di Ridracoli e nel Fiume Rabbi a Giumella, è specie di interesse perché mostra un'importante espansione verso il versante orientale della penisola.
DESCRIZIONE Specie dal corpo verde metallico splendente, si distingue dalle altre specie dello stesso genere per le grandi dimensioni (39-48 mm), per l’assenza di pruinosità blu-celeste e per lo pterostigma bruno chiaro. Inoltre i maschi si caratterizzano per i cerci chiari con estremità, bordi esterni e parti basali più o meno anneriti e dotati di una lamina longitudinale ben rilevata sporgente all’interno. Le femmine presentano da 10 a 14 spine sul margine ventrale delle valve dell’ovopositore. ECOLOGIA Vola da giugno a fine novembre. Frequenta i bordi di stagni, laghi e fiumi, dove l’acqua è meno rapida. Sotto la corteccia di alberi rivieraschi le femmine depongono le uova, formando caratteristici “cecidi”. DISTRIBUZIONE Segnalata per tutte le regioni d’Italia tranne Valle d’Aosta e Puglia. Le uniche segnalazioni nel Parco riguardano il Giardino Botanico di Valbonella (Corniolo - FC), ma non è da escludere che sia presente in un numero maggiore di stazioni.
DESCRIZIONE Rispetto a C. boltoni mostra una minore estensione delle bande gialle, differenza particolarmente evidente sul primo segmento addominale e lungo i lati del torace. Ha inoltre il triangolo occipitale nero e il campo anale formato da 3 cellule invece di 5. ECOLOGIA Il periodo di volo è compreso tra la metà di maggio e la fine di agosto. Le larve si sviluppano infossate nel sedimento nelle stesse tipologie ambientali di C. boltoni, con la quale può convivere; predilige però corpi d’acqua di minori dimensioni, comprese le piccole risorgive. DISTRIBUZIONE Specie endemica europea. In Italia è presente in tutte le regioni, tranne Molise, Puglia e Sardegna. In Sicilia è presente con la sottospecie C. bidentata sicilica. Nel Parco è stata rilevata nel 2016 nel Fosso della Lama e nel 2017 in località Fonte della Spungazza (Bagno di Romagna) e nel Rio di Riborsia a Berleta di Santa Sofia e nel versante toscano nel torrente in località Il Casotto (Stia, AR); l’intervallo altitudinale di osservazione nel PNFC è compreso tra 501 e 718 m. La specie sembra oggi meno diffusa rispetto ad alcuni decenni fa, ma la sua presenza sarebbe da indagare in maniera più approfondita.
DESCRIZIONE Specie dalla livrea scarlatta nei maschi maturi e giallastra nelle femmine e nei maschi immaturi (nelle femmine vecchie, anche bruno-chiaro o rossastra). Sia i maschi che le femmine possiedono una vistosa macchia gialla alla base delle ali posteriori. E’ più grande e robusta di tutte le specie di Sympetrum (dall’addome pure rosso) dalle quali si differenzia anche per l’addome depresso. ECOLOGIA Gli adulti si rinvengono da aprile a ottobre. Le larve si sviluppano in acque ferme, poco profonde e calde, ma anche in lanche, stagni, torbiere, risaie e stagni retrodunali salmastri. DISTRIBUZIONE In Italia è una delle specie più comuni ed è presente in tutte le regioni. Le acque generalmente fresche dei corpi idrici del Parco non la favoriscono, ma quando presente è di solito abbondante.